catullo
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mercoledì 17 novembre 2010
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tra i capolavori degli anni 70
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Cimino infrange con questo film-capolavoro il tabù della guerra del vietnam pur non essendo prettamente un film di guerra. Fino a quel momento ci si ricorda di "berretti verdi" degli anni 60 giudicato frettolosamente un film di propaganda dell'imperialismo americano in un periodo fortemente condizionato dal vento sessantottino che spirava dalle nostre parti con la forza dell'ideologismo marxista. "Il Cacciatore" ci presenta però il combattente vietcong non con l'idealismo del tenace eroe che si sacrifica per la libertà dal giogo dell'imperialismo americano ma bensì con i connotati del crudele guerriero che non esita a massacrare donne e bambini o torturare in modo orribile i prigionieri di guerra.
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Cimino infrange con questo film-capolavoro il tabù della guerra del vietnam pur non essendo prettamente un film di guerra. Fino a quel momento ci si ricorda di "berretti verdi" degli anni 60 giudicato frettolosamente un film di propaganda dell'imperialismo americano in un periodo fortemente condizionato dal vento sessantottino che spirava dalle nostre parti con la forza dell'ideologismo marxista. "Il Cacciatore" ci presenta però il combattente vietcong non con l'idealismo del tenace eroe che si sacrifica per la libertà dal giogo dell'imperialismo americano ma bensì con i connotati del crudele guerriero che non esita a massacrare donne e bambini o torturare in modo orribile i prigionieri di guerra.Questo fu un trauma e una rivelazione scioccante per tanti giovani impegnati nel movimento antiamericano contro la guerra del vietnam e da certa critica cinematografica di parte il film venne comunque battezzato come propagandistico e fascista.A parte questa precisazione sull'effetto del film che ebbe nel contesto sociale del momento bisogna riconoscere che la forza con cui questa storia drammatica è raccontata ha impressionato gli spettatori per la spettacolarità e la recitazione magistrale dei protagonisti pone "il cacciatore" tra i primi posti nella classifica dei capolavori degli anni 70.... anche se Cimino poi non riuscirà in seguito a ripetere tale successo e anzi fallendone i tentativi. Oscar per Chistopher Walken come miglioe interprete non protagonista...De Niro invece ne avrebbe meritati almeno due!
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filippo catani
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venerdì 17 giugno 2011
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un colpo solo
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Un gruppo di amici di un piccolo borgo della Pensylvania anni '70 si divide tra il lavoro in fabbrica, i locali e la caccia. Purtroppo nel volgere di breve tempo tre di loro (di cui uno appena sposato) dovranno partire per il Vietnam. Questo evento lascerà ferite che non si rimargineranno più.
Un film duro e toccante che tratta di petto alcuni temi forti quali l'amore, l'amicizia e la guerra. Dopo quasi un'ora si arriva in Vietnam e nella parte precedente Cimino si prende tutto il giusto tempo per caratterizzare bene tutti i personaggi che caratterizzeranno questa vicenda. E poi la guerra caratterizzata da violenza gratuita e folli giochi quali la terribile roulette russa (il film per altro venne accusato di aver lanciato la "moda" di questo gioco ma evidentemente gli accusatori non hanno ben capito il film).
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Un gruppo di amici di un piccolo borgo della Pensylvania anni '70 si divide tra il lavoro in fabbrica, i locali e la caccia. Purtroppo nel volgere di breve tempo tre di loro (di cui uno appena sposato) dovranno partire per il Vietnam. Questo evento lascerà ferite che non si rimargineranno più.
Un film duro e toccante che tratta di petto alcuni temi forti quali l'amore, l'amicizia e la guerra. Dopo quasi un'ora si arriva in Vietnam e nella parte precedente Cimino si prende tutto il giusto tempo per caratterizzare bene tutti i personaggi che caratterizzeranno questa vicenda. E poi la guerra caratterizzata da violenza gratuita e folli giochi quali la terribile roulette russa (il film per altro venne accusato di aver lanciato la "moda" di questo gioco ma evidentemente gli accusatori non hanno ben capito il film). Vedere un film del genere su come gli effetti di una guerra possano distruggere per sempre le vite serene di persone che mai sognerebbero di fare del male a qualcuno, dovrebbe far riflettere chi continua a propinare la storia della guerra giusta o santa o di chi continua a perorare la causa delle bombe intelligenti o del proseguimento della politica con altri mezzi. Splendidi De Niro e Walken e il terribile detto di De Niro riguardo alla caccia al cervo (un colpo solo per ucciderlo senza essere sleali) che il povero Walken interpreterà a modo suo.
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piernelweb
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giovedì 14 giugno 2007
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il capolavoro di cimino
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Gioiello di straordinaria bellezza firmato dal talento svanito di Michael Cimino. Strutturato in tre parti principali "il Cacciatore" è un film capace di scavare con impressionante sensibilità nei sentimenti di amicizia di un gruppo di operai nordamericani prima, durante e dopo il tremendo banco di prova bellico del Vietnam. L'orrore della guerra permea tutta la pellicola, ma Cimino evita sensazionali spargimenti di sangue preferendo una rilettura prevalentemente psicologica del dramma e riducendo al minimo indispensabile la durata del segmento vietnamita. La serena ingenuità della vita prima della chiamata alle armi è in agghiaciante contrasto con "l'epopea della sconfitta" individuale e di una nazione che si concretizza al rientro in patria.
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Gioiello di straordinaria bellezza firmato dal talento svanito di Michael Cimino. Strutturato in tre parti principali "il Cacciatore" è un film capace di scavare con impressionante sensibilità nei sentimenti di amicizia di un gruppo di operai nordamericani prima, durante e dopo il tremendo banco di prova bellico del Vietnam. L'orrore della guerra permea tutta la pellicola, ma Cimino evita sensazionali spargimenti di sangue preferendo una rilettura prevalentemente psicologica del dramma e riducendo al minimo indispensabile la durata del segmento vietnamita. La serena ingenuità della vita prima della chiamata alle armi è in agghiaciante contrasto con "l'epopea della sconfitta" individuale e di una nazione che si concretizza al rientro in patria. Il cast gira alla perfezione e De Niro, Walken e la Streep forniscono una delle prove più consistenti della loro mirabile carriera. La sequenza della rulette russa al campo di prigionia è quanto di più disturbante il cinema abbia mai mostrato sulla violenza dell'uomo sull'uomo. Capolavoro.
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annalinagrasso
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mercoledì 28 luglio 2010
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la lotta dell'uomo contro se stesso e la sua anima
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Guardando il cacciatore si è pervasi durante tutto il film da una sensazione di inquietudine, da un brivido di morte attraverso gli sguardi e i volti dei protagonisti, dei reduci della guerra del Vietnam, dei sopravvissuti e dei loro ritorni alla vita di tutti i giorni, quella che era prima di approdare all’inferno.
Michael (De Niro), Nick (Walken) e Steven (Savage) sono tre amici di origine ucraina che lavorano come operai metallurgici a Clairton,accomunati dalla stessa passione: la caccia al cervo e dall’entusiasmo di partire per il Vietnam, festeggiando il matrimonio di uno di loro. Ma l’impatto con la guerra sarà secco e atroce e li segnerà per sempre: catturati dai Vietcong subiscono la tortura della roulette russa ma grazie ad un piano di Michael riescono a fuggire.
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Guardando il cacciatore si è pervasi durante tutto il film da una sensazione di inquietudine, da un brivido di morte attraverso gli sguardi e i volti dei protagonisti, dei reduci della guerra del Vietnam, dei sopravvissuti e dei loro ritorni alla vita di tutti i giorni, quella che era prima di approdare all’inferno.
Michael (De Niro), Nick (Walken) e Steven (Savage) sono tre amici di origine ucraina che lavorano come operai metallurgici a Clairton,accomunati dalla stessa passione: la caccia al cervo e dall’entusiasmo di partire per il Vietnam, festeggiando il matrimonio di uno di loro. Ma l’impatto con la guerra sarà secco e atroce e li segnerà per sempre: catturati dai Vietcong subiscono la tortura della roulette russa ma grazie ad un piano di Michael riescono a fuggire. Il rientro in patria? Michael tornerà plurimedagliato, Steven perde l’uso delle gambe e Nick si avventura per Saigon inseguendo la morte in una bisca dove si gioca alla roulette russa. Michael Cimino sovverte l’analisi storico-politica (abusata) e si avvale degli imperativi etici, “sacralizzando”alcuni momenti del film (primo fra tutti quello del matrimonio con rito ortodosso); non interessa la polemizzare intorno alla questione della guerra se giusta o sbagliata, sullo scontro ideologico,seppur quella guerra sia rimasta straordinariamente impressa nell’opinione collettiva. Il regista si sofferma sugli effetti che la guerra produce nell’uomo, non solo per chi è partito ma anche per chi è rimasto.
Cimino punta sul valore della metafora: la caccia al cervo e la roulette russa ovvero “un colpo solo” come dice Michael all’amico Nick, legato a lui da un rapporto speciale;proprio in virtù di questo rapporto l’idealista e forte Michael è pronto a sacrificare la propria vita per quella dell’amico,il sensibile ed introverso Nick, ormai devastato, smarrito,confuso,desideroso solo della morte. Il rapporto tra cacciatore e preda, la loro evoluzione e la loro fine, il rapporto tra il cacciatore Michael e la sua preda,che mentre prima colpiva con grande freddezza e lucidità il cervo, dopo il Vietnam, fallisce inconsciamente un colpo facile, ma anche il rapporto tra l’uomo Michael e se stesso, la morte. Ci sono poi anche i momenti di stallo, di monotonia, considerati da parte della critica il punto debole del film, insieme al finale “nazionalistico”; una monotonia terribilmente realistica, vera che coinvolge anche Linda (Meryl Streep al suo primo ruolo importante), fidanzata prima della partenza per la guerra, di Nick e ora confortata da Michael, proprio lei sarà ad intonare alla fine fine “God bless America”, non per una presa di posizione reazionaria, ma come un modo consolatorio e commemorativo per l’amico Nick legato al lamento di una Nazione in ginocchio, allo smarrimento dei piu’ giovani; una ferita insanabile. Tutto questo diviso in 3 parti, per descrivere in maniera potente, toccantea tratti malinconica, il prima, il durante e il dopo l’inferno, per descrivere un capolavoro della filmografia non solo riguardante la guerra, ma mondiale, insieme a pellicole come Apocalypse Now, e che ha in sé quell’umanesimo presente anche nel capolavoro di Renoir, La grande illusione. Cinque premi Oscar: film (1978), regia,montaggio, suono, Christopher Walken come migliore attore non protagonista. De Niro strepitoso, tant’è che poco tempo dopo dichiarò che “Il cacciatore” è stato l’unico film che l’ha segnato in termini fisici e psicologici.
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bella earl!
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domenica 17 aprile 2011
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il vietnam: come "apocalypse now". forse meglio.
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Straordinario. In questa parola è racchiusa la descrizione di un film maestoso, di un'ottima regia, e di un cast d'eccezione (per citare alcuni nomi si può parlare di *Robert De Niro* e *Meryl Streep*).
E' una rappresentazione bellissima e molto psicologica del Vietnam e delle sue *crudeltà*. Ma soprattutto è il ritratto di tre *anime*, anime completamente *mutate* dalle esperienze *brutali* del Vietnam. Emblematica la quasi totale ripetizione della scena della caccia: De Niro (che in questo film da una magistrale interpretazione) nella prima quando si trova faccia a faccia con quella povera bestia che è il cervo lo uccide *senza tante remore*; nella seconda, invece, ha un moto di *pietà* e *compassione* ma soprattutto rivive ciò che fu il Vietnam: *morte, morte e ancora morte*.
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Straordinario. In questa parola è racchiusa la descrizione di un film maestoso, di un'ottima regia, e di un cast d'eccezione (per citare alcuni nomi si può parlare di *Robert De Niro* e *Meryl Streep*).
E' una rappresentazione bellissima e molto psicologica del Vietnam e delle sue *crudeltà*. Ma soprattutto è il ritratto di tre *anime*, anime completamente *mutate* dalle esperienze *brutali* del Vietnam. Emblematica la quasi totale ripetizione della scena della caccia: De Niro (che in questo film da una magistrale interpretazione) nella prima quando si trova faccia a faccia con quella povera bestia che è il cervo lo uccide *senza tante remore*; nella seconda, invece, ha un moto di *pietà* e *compassione* ma soprattutto rivive ciò che fu il Vietnam: *morte, morte e ancora morte*.
Bellissimo il finale con i protagonisti riuniti dopo il funerale dell'amico Nick (*Christopher Walken*) che cantano "God Bless America". L'ironia che traspare da quel canto funziona come forte contrasto con ciò che delinea la scena: tristezza.
Capolavoro.
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tomdoniphon
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venerdì 6 giugno 2014
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"un colpo solo"
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Tre amici - Michael (De Niro), Nick (Walken), Steven (Savage) - operai di fonderia, dopo una partita di caccia al cervo, partono per il Vietnam, dove sono catturati e torturati dai vietcong. Soltanto Michael riuscirà (con fatica) a tornare ad una vita normale, mentre Steven perderà le gambe e Nick rimarrà a Saigon a fare il professionista della roulette russa. La tragica epopea di quella parte subalterna dell'America che ha conosciuto gli orrori della guerra del Vietnam, raccontata da Cimino con uno sguardo pieno di dolore e compassione, lontanissimo da quello allucinato di Coppola ("Apocalypse now"). Il regista, infatti, non era interessato ad esprimere un commento politico sulla guerra in Vietnam, ma a descrivere piuttosto lo sradicamento dal proprio ambiente.
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Tre amici - Michael (De Niro), Nick (Walken), Steven (Savage) - operai di fonderia, dopo una partita di caccia al cervo, partono per il Vietnam, dove sono catturati e torturati dai vietcong. Soltanto Michael riuscirà (con fatica) a tornare ad una vita normale, mentre Steven perderà le gambe e Nick rimarrà a Saigon a fare il professionista della roulette russa. La tragica epopea di quella parte subalterna dell'America che ha conosciuto gli orrori della guerra del Vietnam, raccontata da Cimino con uno sguardo pieno di dolore e compassione, lontanissimo da quello allucinato di Coppola ("Apocalypse now"). Il regista, infatti, non era interessato ad esprimere un commento politico sulla guerra in Vietnam, ma a descrivere piuttosto lo sradicamento dal proprio ambiente. Per quanto i protagonisti all'inizio si sforzino di esorcizzare lo spettro della guerra ("Uccidere o morire in montagna o nel Vietnam è esattamente la stessa cosa. Ma deve succedere lealmente".."Come? Un colpo solo?".."Un colpo solo".."Io non ci credo più tanto a questa storia del colpo solo, Mike".."Tu devi contare su un colpo solo. Il cervo non ha il fucile: deve essere preso con un colpo solo. Altrimenti non è leale"), alla fine il conflitto cambierà per sempre le loro vite ("Io mi sento lontano" dirà Michael appena tornato in America). Nel finale, la piccola comunità riunita per la veglia funebre canta "God bless America", ma il tono è tutt'altro che trionfale. Tutti hanno perso qualcosa. Uno dei film più toccanti, appassionanti e commoventi della Storia del Cinema; uno dei film più significativi di quel rinnovamento che ha caratterizzato il cinema americano degli anni '70. Indimenticabili le musiche di Stenley Meyers (e la canzone "Can't take my eyes off you", cantata dai protagonisti nella scena del biliardo) e le interpretazioni di tutto il cast: se De Niro e la Streep sono come al solito superbi, Walken (premiato con l'Oscar) è al di sopra di ogni elogio.
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alfredo james
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giovedì 7 agosto 2014
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fulmineo, imprevedibile, crudele.
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Michael Cimino dà i natali a uno dei film più moraleggianti e ricercati della storia del cinema di guerra. La guerra del Vietnam è protagonista indiscussa del panorama cinematografico di fine anni settanta ma il regista italo-americano, come nessun altro, punta il dito indice dritto contro la crudeltà e l'efferratezza della guerra. Un vortice infernale deciso a incidere ferite profonde e indelebili sulla pelle e nella mente di chi la vive in prima persona. Cimino, dall'alto della sua posizione fervidamente antimilitarista, mostra noi i prodotti che la guerra plasma e il risultato è: morte, mutilazione e sopravvivenza, una sopravvivenza costretta però a inchinarsi all'orrore delle armi, costretta a restare sconvolta, malata per l'eternità ai piedi di una brutalità invincibile.
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Michael Cimino dà i natali a uno dei film più moraleggianti e ricercati della storia del cinema di guerra. La guerra del Vietnam è protagonista indiscussa del panorama cinematografico di fine anni settanta ma il regista italo-americano, come nessun altro, punta il dito indice dritto contro la crudeltà e l'efferratezza della guerra. Un vortice infernale deciso a incidere ferite profonde e indelebili sulla pelle e nella mente di chi la vive in prima persona. Cimino, dall'alto della sua posizione fervidamente antimilitarista, mostra noi i prodotti che la guerra plasma e il risultato è: morte, mutilazione e sopravvivenza, una sopravvivenza costretta però a inchinarsi all'orrore delle armi, costretta a restare sconvolta, malata per l'eternità ai piedi di una brutalità invincibile. L'impeccabile regia e la sceneggiatura ci immergono in un susseguirsi di sentimenti, emozioni, umori e ci descrivono la subconscia, graduale e al contempo repentina metamorfosi che i tre uomini chiamati alle armi subiscono. Il tutto è condito dall'interpretazione di attori del calibro di De Niro, Walken e Streep. La loro interpretazione è la ciliegina sulla torta, l'elemento che rende questo capolavoro la pietra miliare di ogni cineteca!
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lorenzo
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mercoledì 8 agosto 2007
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unico e travolgente
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un film che rimane nella storia e nella parte piu profonda del nostro cervello dalle scene piu acclamate e crude come la roulette russa al ritorno di michael a casa dopo la guerra in vietnam.unica la regia di cimino davvero inimitabile .questo qui è uno di quei film che anche quando lo rivedi dopo vent'anni ti riemergono tutte le emozioni che provasti la prima volta che lo vedesti .gli attori dal piu blasonato robert de niro fino all'ultimo hanno dato un contributo alla storia del cinema memorabilein questo film .splendida anche la colonna sonora come non citare anche la scena della caccia al cervo ,ma sopratutto il significato finale che racchiudeva il rispetto reciproco che ci deve essere fra la preda e il cacciatore che simboleggia con il celebre motto di michael f"un solo colpo"altrimenti non è piu una battuta di caccia ,ma diventa un offesa nei confonti della preda .
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un film che rimane nella storia e nella parte piu profonda del nostro cervello dalle scene piu acclamate e crude come la roulette russa al ritorno di michael a casa dopo la guerra in vietnam.unica la regia di cimino davvero inimitabile .questo qui è uno di quei film che anche quando lo rivedi dopo vent'anni ti riemergono tutte le emozioni che provasti la prima volta che lo vedesti .gli attori dal piu blasonato robert de niro fino all'ultimo hanno dato un contributo alla storia del cinema memorabilein questo film .splendida anche la colonna sonora come non citare anche la scena della caccia al cervo ,ma sopratutto il significato finale che racchiudeva il rispetto reciproco che ci deve essere fra la preda e il cacciatore che simboleggia con il celebre motto di michael f"un solo colpo"altrimenti non è piu una battuta di caccia ,ma diventa un offesa nei confonti della preda .inoltre mi ha colpito la scena finale quando nik dopo che si è ucciso( nel folle gioco della roulette russa in una gara proprio contro il suo migliore amico michael )per sua spontanea volontà dato che non trovava piu la gioia di vivere e non aspettava altro che la morte tanto voluta.allora i suoi amici si ritrovano nel loro paese natio e intorno a una tavola iniziano a cantare una loro canzone popolare russa delle loro terre d'origine e scoppiano in pianto uno ad uno anche se si vergognavano a farsi vedere dagli altri e lo stesso michael il piu coraggioso del gruppo si vede che gli spunta una lacrima .UNICO
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il cinefilo
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martedì 12 aprile 2011
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il cacciatore:grande metafora di una sconfitta
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Il discutibile(a seconda dei punti di vista)"hobby"della caccia si può utilizzare come"chiave"per comprendere lo spirito di una nazione già sulla via di una colossale sconfitta?il regista M.Cimino e lo sceneggiatore Deric Washburn sembrano dire sì...ma non è facile da capire ed è un immagine che si"avverte"solamente più che comprenderla intellettualmente ovvero una sensazione palpabile ma non pienamente argomentabile...I riferimenti filosofici sul"colpo solo"e sull'immagine della caccia al cervo si collegano direttamente al canto"funebre"finale di alcuni protagonisti sulle note di"God bless America"che rende trasparente l'amarezza per una guerra perduta e,addirittura,anche inutile.
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Il discutibile(a seconda dei punti di vista)"hobby"della caccia si può utilizzare come"chiave"per comprendere lo spirito di una nazione già sulla via di una colossale sconfitta?il regista M.Cimino e lo sceneggiatore Deric Washburn sembrano dire sì...ma non è facile da capire ed è un immagine che si"avverte"solamente più che comprenderla intellettualmente ovvero una sensazione palpabile ma non pienamente argomentabile...I riferimenti filosofici sul"colpo solo"e sull'immagine della caccia al cervo si collegano direttamente al canto"funebre"finale di alcuni protagonisti sulle note di"God bless America"che rende trasparente l'amarezza per una guerra perduta e,addirittura,anche inutile.
L'amicizia e la lealtà che lega Micheal a Nick è così forte da permettere al primo citato di"travalicare psicologicamente"(ma non,ovviamente,del tutto)l'orrore del trauma delle torture(attraverso il metodo della"roulette russa"inflittaglisi dai suoi carcerieri in Vietnam)dandogli così la forza,nel finale,di far ritorno a Saigon per mantenere la promessa fatta all'amico la sera del matrimonio di Steven in uno dei momenti più importanti in assoluto della vicenda.
Il"perno ideologico"de IL CACCIATORE si regge su quattro pilastri fondamentali:la lealtà,l'amicizia,la famiglia(in questo caso destinata allo sfascio)e la violenza come"macabro catalizzatore" delle disgrazie dell'uomo(da notare come,superato il trauma e tornato negli Stati Uniti,Micheal non possieda più la capacità di sparare al"cervo"che,stavolta,riesce a scamparla e a proseguire il suo girovagare nei boschi).
La sequenza in chi il protagonista rientra a Saigon viene costruita come un"viaggio attraverso i bagliori delle fiamme"che non rappresenta solamente lo stato di degrado in cui riversa la città ma anche le"macerie umane"di quello che resta dell""orgoglio americano"dei tre uomini...a cui segue l'ultimo incontro con Nick che non lo riconoscerà e che sfocia nella tragedia.
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paolo ciarpaglini
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lunedì 28 maggio 2007
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welcome home michael..
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Capolavoro assoluto della cinematografia di sempre. Michael Cimino compie un prodigio, e senza spargere inutili fiumi di sangue visti e rivisti, ci mostra la faccia più terribile della guerra (in generale a mio avviso). Vietnam, la maggiore sconfitta politica ed umana dell'America dai tempi del generale Caster. 1.000.000 di vietnamiti morti, e 50.000 americani che non fecero ritorno a casa. Ma nella storia vi è di peggio lo sappiamo tutti, e non comprendo il perchè niente come quella tragedia, sia rimasta così indelebilmente impressa nell'opinione comune. Dietro quella farsa, lo scontro ideologico, cervellotico delle allora due super-potenze: URSS-USA. Tutto può essere riassunto con una delle seguenze iniziali ed una finale.
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Capolavoro assoluto della cinematografia di sempre. Michael Cimino compie un prodigio, e senza spargere inutili fiumi di sangue visti e rivisti, ci mostra la faccia più terribile della guerra (in generale a mio avviso). Vietnam, la maggiore sconfitta politica ed umana dell'America dai tempi del generale Caster. 1.000.000 di vietnamiti morti, e 50.000 americani che non fecero ritorno a casa. Ma nella storia vi è di peggio lo sappiamo tutti, e non comprendo il perchè niente come quella tragedia, sia rimasta così indelebilmente impressa nell'opinione comune. Dietro quella farsa, lo scontro ideologico, cervellotico delle allora due super-potenze: URSS-USA. Tutto può essere riassunto con una delle seguenze iniziali ed una finale. Michael (De Niro), che davanti ad un bellissimo cervo, prima uccide senza pietà alcuna, poi dopo il 'ritorno' dall'inferno, sbaglia il bersaglio, facilissimo. Una metafora illuminante, su quanto sia giusta l'affermazione: "provare per credere". Quasi euforici dapprima per la chiamata alle armi, scherniscono nel bar un 'berretto verde' visibilmente scosso, quasi catatonico. Non comprendendo le ragioni che lo hanno ridotto tale. Vivono in una piccola comunita russa di emigrati, lavorando alle acciaierie e conducono una vita modestissima ma con radici ben solide, sono un vero gruppo di amici nonostante i piccoli screzi. De Niro è il motore trainante di tutto il film, il filosofo 'incompreso', idealista granitico pronto a morire per qualcosa in cui crede. "Lo vedi questo Stone? ..questo è un proiettile, capisci? un proiettile non un'altra cosa.." dice, rivolgendosi all'amico che dimentica sempre qualcosa quando vanno a caccia in alta montagna. L'altro replica:"Lo sai qual'è il tuo problema Michael? he, lo sai..? è che nessuno capisce mai un c... di ciò che dici. Questo è questo..., che vuol dire questo è questo?.." Proprio questa frase principio-filosofica sarà il filo conduttore, la spina dorsale di tutto il film. La forza interiore di Michael che salverà Stan, ma che vedrà Nick (Cristopher Walken), morire alla roulette russa, mentre un'ultimo sprazzo di lucidità si riaffaccia nella sua mente devastata. Nick è l'amico preferito di Michael, pur diversi sono eguali: "gli alberi..sono così diversi lassù gli alberi.., stò dicendo un mucchio di st.....". "Hei Nick, se non fosse per te ci andrei da solo a caccia.." - "Sei un fottuto idealista Michael ecco cosa sei, un fottuto idealista". Qualcosa di profondo lega i due, forse come diceva Hainstein, quella che lui definiva 'Religione Cosmica'. Quando sai di vivere, ma sotto il segno di niente, se non un'unico ed immenso mistero Universale, al di fuori di ogni dettame, religioso in primis. Ciò che fà di questa pellicola un'opera imperdibile è proprio questo; l'incredibile capacità di trasmettere allo spettatore la sensazione, che non vi è nessuna legge Divina che regoli gli accadimenti, ma solo la forza, lo spirito che alberga in ogni essere vivente. Anche in quel cervo che sontuoso, regale guarda Michael prima dell'ultimo sparo fallito inconsciamente. Perchè ha capito, compreso quell'ultima, sola pallottola a disposizione di ognuno di noi.
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