Il Casanova di Federico Fellini |
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Un film di Federico Fellini.
Con Donald Sutherland, Tina Aumont, Daniel Emilfork, Olimpia Carlisi, Margareth Clementi.
continua»
Biografico,
durata 165 min.
- Italia 1976.
MYMONETRO
Il Casanova di Federico Fellini
valutazione media:
3,53
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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l'alterità, la donna, il sesso in Fellinidi Francesco Di BenedettoFeedback: 0 |
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lunedì 19 dicembre 2005 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mai come in Fellini ho visto rappresentata in maniera così viscerale e conturbante la pulsione erotica maschile nei confronti della donna. Mi riferisco anche ai disegni. Per fare un esempio Casanova è stato considerato un film squisitamente cerebrale in relazione alla presa di distanza critica e demistificatoria dell’autore nei confronti del protagonista; prescindendo però dall’universo sessuale meramente asettico e meccanicistico del personaggio concreto l’atteggiamento dell'autore nell’esplorazione del femminile mi sembra di segno del tutto opposto; e il film diventa allora un viaggio nel sesso, un viaggio all’interno del corpo, fra tessuti, umori e micro-particelle organiche in perenne, sfibrante movimento; un viaggio nella donna, all’interno della donna la cui immagine così autenticamente intima, profonda e viscerale potrà anche repellere per l’estremità e la forza delle tinte. Perchè escludere la dimensione più direttamente sessuale dall’universo felliniano? E aggiungo, a costo di cadere nel banale e nel già sentito, dimensione che costituisce il centro nevralgico e simbolico nella poetica felliniana o comunque la scintilla salutifera di catarsi: lo stupore, l’emozione, il desiderio viscerale e triviale di fusione e al contempo lo sguardo satirico e penetrante di fronte all’altro da sè, così imponente e pregnante nella nostra esperienza individuale da rischiare anche di esserne travolti. Nella diversità dunque, nella bellezza, nel mistero, nel vigore espressivo, nei richiami del mondo che ci circonda l’autore troverà la valvola più significativa di salvezza dai propri demoni interiori: la possibilità di convogliare la propria irrequietudine, questo surplus di energie altrimenti rinserrato corrosivamente dentro di sè, verso l'esterno, sublimandolo in sentimento d’amore e d’ironia, vissuti ed esperiti anche e soprattutto tramite le pulsioni primarie della propria corporeità. Potrà poi infastidire o intimorire l’immaginario di quei donnoni; io preferisco invece leggerlo come Truffaut come “esaltazione” energica e incontenibile “della vita” da parte di un artista innamorato di una vita che ci possa coinvolgere in tutta la sua irrefrenabile e inesauribile dirompenza espressiva
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