elgatoloco
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martedì 15 maggio 2018
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film da cineteca, sempre
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Senza rinunciare alla fedeltà nella rappresentazione storica, anche a livello di costume(quello siciliano) e di costumi(quelli d'epoca, sia locali sia garibaldini), questo"Bronte. Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno mai rappresentato"(1972, Florestano Vancini), realizzato in collaborazione con Nicola Badalucco, Fabio Carpi e Leonardo Sciascia(tutti e tre co-sceneggiatori)e ispirato dalla novella"Libertà"di Giovanni Verga, dove però Sciascia e Vancini spostano la prospettiva verghiana, ossia di un"uomo di censo"(Luigi Baldacci)a quella della lotta di classe: in altri termini il popolo della cittadina di Bronte, nel 1860, aveva promosso una rivolta contro i maggiorenti del luogo, ossia contro i ricchi, in altri termini i latifondisti che opprimevano in ogni modo le masse popolari, in una condizione(quella siciliana dell'epoca)di assoluta indigenza delle classi oppresse, versus gli opppressori, che invece godevano il loro sfruttamento del proletariato rurale.
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Senza rinunciare alla fedeltà nella rappresentazione storica, anche a livello di costume(quello siciliano) e di costumi(quelli d'epoca, sia locali sia garibaldini), questo"Bronte. Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno mai rappresentato"(1972, Florestano Vancini), realizzato in collaborazione con Nicola Badalucco, Fabio Carpi e Leonardo Sciascia(tutti e tre co-sceneggiatori)e ispirato dalla novella"Libertà"di Giovanni Verga, dove però Sciascia e Vancini spostano la prospettiva verghiana, ossia di un"uomo di censo"(Luigi Baldacci)a quella della lotta di classe: in altri termini il popolo della cittadina di Bronte, nel 1860, aveva promosso una rivolta contro i maggiorenti del luogo, ossia contro i ricchi, in altri termini i latifondisti che opprimevano in ogni modo le masse popolari, in una condizione(quella siciliana dell'epoca)di assoluta indigenza delle classi oppresse, versus gli opppressori, che invece godevano il loro sfruttamento del proletariato rurale. In questo contesto, il"luogotenente"di Garibaldi(siamo notoriamente nell'epoca dei Mille e dell'unficazione italiana ad opera di Garibadi, poi"capitalizzata"dalla monarchia sabauda, tramite il genio diplomatico di Camillo Benso conte di Cavour) Nino Bixio si comporta da vero dittatore per stroncare ogni germe di rivolta popolare-Garibaldi, del canto suol era all'oscuro di tutto... Sequenze da antologia, dove la tensione accumulata si esprime nella rivolta dapprima, nella repressione brutale in seguito, con figure nobilissime evidenziate, come quella dell'avvocato Nicola Lombardo, garibaldino non certo fautore di violenze, paradossalmente(ma neppure tanto, invero)punito per reati mai commessi, magistralmente interpretato da Ivo Garrani, mentre Mariano Rigillo impersona un implacabile Nino Bixio.. L'affrontement di due figure chiave è necessario, narrativamente e filmicamente, visto che una lotta di popolo(che peraltro a Bronte non c'era, in senso proprio)è difficile da raccontare e rappresentare e rischia sempre di scivolare nell'indistinto e nella confusione, sul piano appunto strettamente filmico-incografico. El Gato
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