gianni lucini
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mercoledì 31 dicembre 2014
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brava la mercier, bravissimo gelin
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Il titolo italiano non tragga in inganno. Michéle Mercier non è nella Francia del Re Sole ma nell'Africa postcoloniale degli anni '60, in uno sperduto villaggio di sopravvissuti e reietti dove si è rifugiato suo fratello, un ex collaborazionista dei nazisti. Il nome di Angelica è stato infilato nel titolo, come aggettivo, dai distributori italiani per sfruttare la popolarità della bionda eroina interpretata dalla stessa attrice. Nel 1966 la Mercier è disorientata dal travolgente successo ottenuto dai primi tre episodi della saga di Angelica e sta meditando di abbandonare il personaggio. Per questa ragione cerca di dare un particolare spessore drammatico a Christine, la protagonista di questo film che passa dalla bella vita di Parigi all’inferno dell’Africa.
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Il titolo italiano non tragga in inganno. Michéle Mercier non è nella Francia del Re Sole ma nell'Africa postcoloniale degli anni '60, in uno sperduto villaggio di sopravvissuti e reietti dove si è rifugiato suo fratello, un ex collaborazionista dei nazisti. Il nome di Angelica è stato infilato nel titolo, come aggettivo, dai distributori italiani per sfruttare la popolarità della bionda eroina interpretata dalla stessa attrice. Nel 1966 la Mercier è disorientata dal travolgente successo ottenuto dai primi tre episodi della saga di Angelica e sta meditando di abbandonare il personaggio. Per questa ragione cerca di dare un particolare spessore drammatico a Christine, la protagonista di questo film che passa dalla bella vita di Parigi all’inferno dell’Africa. Eccellente è anche la descrizione del torbido ambiente del villaggio sahariano. Al suo fianco, nel ruolo del fratello, c’è il bravissimo Daniel Gelin, uno degli attori più amati dal pubblico francese. Meno incisiva appare la presenza del fascinoso ma un po’ troppo rigido e scontato David O’Brien. Indimenticabile e assolutamente sopra le righe è Valentina Cortese che veste i panni di Maria, l’amante disperata del fratello di Christine.
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elgatoloco
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giovedì 2 febbraio 2017
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film comunque "avvincente"
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"Le soleil noir"è, come anche nel titolo un"noir", ossia uno di quei film(o romanzi o racconti, in letteratura)tipici della Francia, con la sua eterna"sospensione"(non suspense, di quella ce n'è poca, direi volutamente), dove si attende qualcosa, ma... non avviene, poi, il"qualcosa"; sequenze che preparano una situazione, che poi sarà diversa da come ce la si aspetta. Clima esistenzialista, senza speranza, da esseri"gettati nell'esistenza", come appunto vuole il pensiero esistenzialista, tra manigoldi ben mascherati, dove il migliore è il fratello comunque cinico, un"figlio di buona donna", che però sa di esserlo e si pente di esserlo.
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"Le soleil noir"è, come anche nel titolo un"noir", ossia uno di quei film(o romanzi o racconti, in letteratura)tipici della Francia, con la sua eterna"sospensione"(non suspense, di quella ce n'è poca, direi volutamente), dove si attende qualcosa, ma... non avviene, poi, il"qualcosa"; sequenze che preparano una situazione, che poi sarà diversa da come ce la si aspetta. Clima esistenzialista, senza speranza, da esseri"gettati nell'esistenza", come appunto vuole il pensiero esistenzialista, tra manigoldi ben mascherati, dove il migliore è il fratello comunque cinico, un"figlio di buona donna", che però sa di esserlo e si pente di esserlo. Ragazza di famiglia ricca torna a cercarlo in Sudan, dove costui vive da"rifugiato", da "clandestino", praticamente, essendo sfuggito a parecchie condanne, come molti(ex-nazisti, contrabbandieri, assassini, altri delinquenti"vari"). Visione certo non à la Frantz Fanon del"terzo mondo", visione semmai-al contrario, si direbbe meglio- da paese ancora pieno(1966-1867)di residui coloniali-imperiali(non nel senso di un"IMpero"ma di una repubblica che era ancora stato colonialista-imperialista, neppure"gaullista"...), ma tant'era, all'epoca(in Italia con Gualtiero Jacopetti & CO. sappiamo com'era la concezione dominante)non si riusciva a uscirne in alcun modo... Il titolo italiano sfrutta la leggende di Angelique, ossia di Michéle Mercier, ma ovviamente le storie dei Golon non c'entrano per nulla, era solo titolo buono per un cartellone, per i titoli di testa; eccelsa Valentina Cortese in un ruolo da"derelitta"pura... bene David O'Brien e Daniel Guélin, mentre la Mercier era pura bellezza, diciamo così, anche se come attrice non se la cavava poi così male. Ampi scene all'esterno, pur se in una prevalenza d'interni, a parte le scene finali con aerei e rispettive"lotte aeree", pur se non in un contesto bellico. Da vedere, perché comunque interessanti, film come questo, perché rendono lo"spirito del tempo"(un altro tempo, ormai, decisamente)perché ci ritportano a tempi diversi, non necessariamente migliori, anche perché, appunto, si sceglievano contesti e situazioni terribili... Bene la sceneggiatura, bene i dialoghi, nella tradizione, ancora una volta, del noir-polar francese d'epoca, mai trascurabile, anzi... El Gato
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