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luca g
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domenica 29 settembre 2024
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a proposito ... 2
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... e l'afra sulla neve, sì dico la Vonetta Mc Gee ...
ma si può' eh ma allora lo fai apposta ... a fare il c°°°°°°,
le cose almeno un minimo di serietà bisogna metterla,
e il bimbo a cui tagliano le corde vocali...???
facevo meglio a studiare invece di perdere i pomeriggi a vedere 'il grande silenzio'.
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luca g
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domenica 29 settembre 2024
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a proposito ...
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... T. usa una luger ... nel 1887 ...
per favooooreeeeeeeee
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luca g
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domenica 29 settembre 2024
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lasciate perdere
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Pletora di commenti entusiasti da parte di chi questo western l'ha visto in DVD e di che cosa fosse il cinema in quegl'anni non sa un'acca,
era ... mah ...forse il dicembre del 68 ... abitavo a Milano e lo vidi al Manzoni dove lo tennero non più di tre giorni,
l'avevano distribuito parecchi mesi prima in altre città ma fu un mezzo fiasco, almeno, io ricordo così,
andavo matto per questi film, tanto quanto andavo male a scuola perché non avevo in mente altro,
oggi li detesto, per me erano un vizio, una droga, ma erano film di niente, assolutamente privi di qualsiasi valore artistico;
questo poi è demenziale, C.
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Pletora di commenti entusiasti da parte di chi questo western l'ha visto in DVD e di che cosa fosse il cinema in quegl'anni non sa un'acca,
era ... mah ...forse il dicembre del 68 ... abitavo a Milano e lo vidi al Manzoni dove lo tennero non più di tre giorni,
l'avevano distribuito parecchi mesi prima in altre città ma fu un mezzo fiasco, almeno, io ricordo così,
andavo matto per questi film, tanto quanto andavo male a scuola perché non avevo in mente altro,
oggi li detesto, per me erano un vizio, una droga, ma erano film di niente, assolutamente privi di qualsiasi valore artistico;
questo poi è demenziale, C. era il classico mestierante, gli davi da fare un film con totò, con sordi, con qualsiasi attore, copione, lui te lo faceva,
'alla boia d'un giuda' si dice a Bologna, C. fece pochissimo prima di L. 'minnesota clay' firmandosi sidney corbett ma L. lo 'stracciò' con il 'pugno';
i francesi volevano un western all'italiana e allora C. gli fece questo, altrimenti non c'era ragione di pigliare Trintignant, al limite Delon, e fargli fare il pistolero 'silenzioso', perché se spiccicava qualche sillaba si vedeva subito che non era un duro;
il film si svolge in un 'contesto' nevoso perchè, riferiva la Wertmuller, C. le aveva detto che si poteva fare una mega-vacanza a Cortina a spese della produzione, girando questo 'western' sulle Dolomiti, i cavalli li presero da un noto ristoratore che aveva la baita a ... eh chi si ricorda ... c'andai tante volte con i miei genitori e la mia sorellina, la baita forse l'hanno anche utilizzata per qualche scena, si prestava; i vari esterni erano i paraggi della baita, me li ricordo quando si facevano le passeggiate;
meno male che c'è il mitico Kinsky che fa 'tigrero', arriva a un punto del sentiero innevato e dice 'ferma qui ho un ricercato conservato in freezer',
roba che solo in un western italiano poteva succedere;
Silenzio spara sempre per legittima difesa, fa in modo di estrarre quando ha già estratto l'avversario e gli spara ai pollici, ad es. apre la porta del rifugio, entra il vento gelido, uno dentro gli dice 'ehi chiudi la porta' e lui niente e allora si alza tenta di estrarre e ...,
ma era una trovata di Tessari in una pistola per ringo con Gemma che dice allo sceriffo 'legittima difesa sceriffo legittima difesa' dopo averne fatti fuori tre o quattro;
il western italiano era un gioco, e nulla più; per quello divertiva così tanto;
qui si va avanti stancamente e il più stanco è C. che forse era sazio di mangiare casunziei e stinco di maiale;
il finale non si capisce se al montaggio avevano bevuto o cosa, c'è T. che va davanti al saloon dove c'è appena stata la strage dei ricercati da parte dei bountykillers e ... esce qualcuno, gli sparano, lui cade a terra e poi ... niente, finisce lì, sembra uno scherzo;
vi è una scena incredibile, un'inquadratura dell'orizzonte sereno e le cime dei monti, poi la macchina da presa scende, percorre tutta la china della montagna, passa attraverso le nuvole, tutto diviene cupo e nebbioso e si arriva al sentiero innevato e lontano, nella nebbia, si scorge spettrale la diligenza che avanza ...
una scena da urlo, una perizia magistrale nell'uso del dolly ...
mah non credo vi sia altro...
Corbucci ... capace come lui di sprecare le idee non c'era nessuno ... forse perché L. gli aveva sottratto quel successo che C. poteva benissimo avere, L. non era superiore a C., poteva benissimo essere lui a divenire un paperone con la rolls come il suo amico S., e le vacanze a Cortina d'ampezzo farsele con i soldi suoi.
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elgatoloco
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sabato 25 febbraio 2017
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grande spaghetti-western
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Sergio Corbucci è nel ricordo di molti/e cone l'aautore di commedie leggere, divertenti,ma questo western, "il grande silnzio"di cui aveva scritto il soggetto e, con vari altri, la sceneeggiatura, penso sia il suo capolavoro. La situazione di oppressione in cui vive la popolazione(siamo tra Mexico e States, il periodo quello delle due guerre svoltesi nell'Ottocento tra i due stati)risente dell'epoca in cui il film era nato(1967-1968, gli anni"caldi"come si dice semplificando molto il quadro), ma vale anche di per sé. Il personaggio del Vendicatore, alias Silenzio perché lo crea intorno a sé, ma anche perché è muto in quanto da bmabino era stato brutalmente privato delle corde vocali per non raccontare l''eccidio dei suoi genitori è emblematico di una condizione umana e sociale, l'atmosfera di"suspense"del fim(talora, ma invero direi sempre è ben altro che un semplice"spaghetti-western")è in ogni sequenza, in ogni millesimo di secondo del film(cfr.
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Sergio Corbucci è nel ricordo di molti/e cone l'aautore di commedie leggere, divertenti,ma questo western, "il grande silnzio"di cui aveva scritto il soggetto e, con vari altri, la sceneeggiatura, penso sia il suo capolavoro. La situazione di oppressione in cui vive la popolazione(siamo tra Mexico e States, il periodo quello delle due guerre svoltesi nell'Ottocento tra i due stati)risente dell'epoca in cui il film era nato(1967-1968, gli anni"caldi"come si dice semplificando molto il quadro), ma vale anche di per sé. Il personaggio del Vendicatore, alias Silenzio perché lo crea intorno a sé, ma anche perché è muto in quanto da bmabino era stato brutalmente privato delle corde vocali per non raccontare l''eccidio dei suoi genitori è emblematico di una condizione umana e sociale, l'atmosfera di"suspense"del fim(talora, ma invero direi sempre è ben altro che un semplice"spaghetti-western")è in ogni sequenza, in ogni millesimo di secondo del film(cfr.la reazione dell'effetto stroboscopico), in ogni "istante"anche percepito(la durata, il tempo"interno", per usare un concetto bergsoniano), dove l'irruzione dei bad-boys(bad men, meglio)nel finale socncerta-un finale postiivo/alternativo era stato in realtà preparato ma era risultato scarsamente convincente, anzi deludente-e forse delude, ma induce alla riflessione-l'assenza dello"happy end"-un altro tratto che marca la distanza tra cinaesti-e produttori-europei e in specifico anche italiani e USA... Da segnalare, e non solo per un"i remember", la qualità scenica di interpreti come Jean-Louis Trintigant, Klaus Kinski, Luigi Pistilli, Frank Wolff e non solo(penso anche alle interpreti). Ricordi, dirà qualcuno(a)nonostante la precisaz<ione di prima. Invece non solo: anche un modo diverso di vedere le cose, credo, di concepire il cinema anche"politicamente", senza peraltro fare film politici-il che vorrebbe dire"di parte"(citerò sempre la bellssima espressione di Jean-Luc Godard). Ma, come ho cercato di aggiungere in queste poche righe, c'è anche dell'altro, proprio relativamente allo"specifico filmico"... El Gato
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fedeleto
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martedì 23 febbraio 2016
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e dopo lo sparo...il grande silenzio.
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Nel gelo dello Utah,una giovane vedova assoldato un pistolero muto ,chiamato silenzio,per vendicare la morte del marito,ucciso dallo spietato Tigrero.La resa dei conti è alle porte.Ad ogni modo dopo lo sparo rimarra' comunque un grande silenzio.Sergio Corbucci (Navajo Joe,l'uomo che ride) dirige senza dubbio il suo miglior western.A partire dalla scenografia western insolita della neve che sembra quasi ostacolarli nel loro cammino,al dualismo di questi due protagonisti eccellenti di Klaus Kinski,e Jean-Louis Trintingnan,da una parte un pistolero muto segnato dalla cicatrice sul collo che la notte gli rievoca il trauma,appare come un personaggio oscuro,non si sa di chi è alla ricerca,ma sembra pronto a combattere per le umiliazioni della gente.
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Nel gelo dello Utah,una giovane vedova assoldato un pistolero muto ,chiamato silenzio,per vendicare la morte del marito,ucciso dallo spietato Tigrero.La resa dei conti è alle porte.Ad ogni modo dopo lo sparo rimarra' comunque un grande silenzio.Sergio Corbucci (Navajo Joe,l'uomo che ride) dirige senza dubbio il suo miglior western.A partire dalla scenografia western insolita della neve che sembra quasi ostacolarli nel loro cammino,al dualismo di questi due protagonisti eccellenti di Klaus Kinski,e Jean-Louis Trintingnan,da una parte un pistolero muto segnato dalla cicatrice sul collo che la notte gli rievoca il trauma,appare come un personaggio oscuro,non si sa di chi è alla ricerca,ma sembra pronto a combattere per le umiliazioni della gente.Dall'altra parte un personaggio spietato,che con una certa ironia uccide solo per soldi,e forse proprio per questo riesce a sopravvivere.Un film ottimo,probabilmente la pellicola più cinica e nichilista del regista romano (basta guardare il finale) e in forza di questo la più originale.Un capolavoro del genere. Musiche di Ennio Morricone magistrali come sempre.
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gianni lucini
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martedì 29 novembre 2011
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il pistolero muto
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Molte sono le tante leggende nate a proposito della partecipazione di un attore come Jean-Louis Trintignant a Il grande silenzio. Una delle più citate è quella secondo la quale l’idea del pistolero muto sia nata da un litigio tra lui e il regista Sergio Corbucci. Il regista per punire l’attore colpevole di disprezzare il genere western e poco disponibile a imparare le battute avrebbe eliminato tutte le battute che lo riguardavano lasciandolo muto. Un’altra leggenda vuole che Corbucci abbia deciso così per evitare strafalcioni nella recitazione a causa della scarsa conoscenza della lingue da parte dell’attore. In realtà sono storie, la seconda delle quali non è neppure da prendere in considerazione visto che tutti gli interpreti de Il grande silenzio sono doppiati.
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Molte sono le tante leggende nate a proposito della partecipazione di un attore come Jean-Louis Trintignant a Il grande silenzio. Una delle più citate è quella secondo la quale l’idea del pistolero muto sia nata da un litigio tra lui e il regista Sergio Corbucci. Il regista per punire l’attore colpevole di disprezzare il genere western e poco disponibile a imparare le battute avrebbe eliminato tutte le battute che lo riguardavano lasciandolo muto. Un’altra leggenda vuole che Corbucci abbia deciso così per evitare strafalcioni nella recitazione a causa della scarsa conoscenza della lingue da parte dell’attore. In realtà sono storie, la seconda delle quali non è neppure da prendere in considerazione visto che tutti gli interpreti de Il grande silenzio sono doppiati. È stato poi lo stesso Sergio Corbucci negli anni successivi a smentire ogni illazione sostenendo che il primo a suggerirgli il personaggio di un pistolero muto sarebbe stato il suo amico Marcello Mastroianni. Il regista racconta poi di un Jean-Louis Trintignant collaborativo e divertito nell’interpretare il primo e unico western della sua carriera. Proprio lui avrebbe contribuito anche alla elaborazione del finale tragico con la morte del protagonista.
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gianni lucini
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giovedì 15 settembre 2011
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il finale alternativo
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Quando i produttori dell'Adelphia apprendono che il finale del film prevede la morte del protagonista pregano Sergio Corbucci di predisporne uno alternativo nel quale Silenzio sopravviva. Il regista finge di cedere alle pressioni e gira una diversa conclusione della storia con l’arrivo inaspettato dello sceriffo Corbett che cambia radicalmente la situazione perché lui e Silenzio uccidono Tigrero e tutti i “cattivi”. Lo fa senza impegno e il risultato è talmente poco credibile che quelle sequenze non arrivano neppure in sala di montaggio e la produzione accetta il finale previsto dalla stesura originale. Proprio quel finale alternativo è tra gli extra di questo dvd.
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Quando i produttori dell'Adelphia apprendono che il finale del film prevede la morte del protagonista pregano Sergio Corbucci di predisporne uno alternativo nel quale Silenzio sopravviva. Il regista finge di cedere alle pressioni e gira una diversa conclusione della storia con l’arrivo inaspettato dello sceriffo Corbett che cambia radicalmente la situazione perché lui e Silenzio uccidono Tigrero e tutti i “cattivi”. Lo fa senza impegno e il risultato è talmente poco credibile che quelle sequenze non arrivano neppure in sala di montaggio e la produzione accetta il finale previsto dalla stesura originale. Proprio quel finale alternativo è tra gli extra di questo dvd.
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gianni lucini
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giovedì 15 settembre 2011
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i bounty killer eroi di una società prevaricatrice
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Mentre il western hollywoodiano ha sempre trattato con molta cautela la figura ambigua del bounty killer perché un assassino per denaro fatica a trovare una dimensione etica nella cosiddetta “epica della frontiera” il western all’italiana non s'è mai fatto troppi problemi. I suoi codici di genere, infatti, non prevedono alcun rapporto privilegiato del protagonista con concetti etici o morali. Anzi, in un mondo fantastico popolato da dispensatori di morte cinici, malvagi o anche soltanto indolenti, un professionista dell’assassinio che sta dalla parte della legge per denaro appare decisamente intrigante. Per questa ragione il bounty killer diventa un punto di riferimento importante per soggettisti, sceneggiatori e registi del genere.
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Mentre il western hollywoodiano ha sempre trattato con molta cautela la figura ambigua del bounty killer perché un assassino per denaro fatica a trovare una dimensione etica nella cosiddetta “epica della frontiera” il western all’italiana non s'è mai fatto troppi problemi. I suoi codici di genere, infatti, non prevedono alcun rapporto privilegiato del protagonista con concetti etici o morali. Anzi, in un mondo fantastico popolato da dispensatori di morte cinici, malvagi o anche soltanto indolenti, un professionista dell’assassinio che sta dalla parte della legge per denaro appare decisamente intrigante. Per questa ragione il bounty killer diventa un punto di riferimento importante per soggettisti, sceneggiatori e registi del genere. C'è chi lo costringe a ragionare sulle proprie scelte come Sergio Sollima in La resa dei conti, chi umanizza con sentimenti di vendetta la sua fredda razionalità come Tonino Valerii in Per il gusto di uccidere, chi lo trasforma in un ragioniere di morte non privo di ironia come Aristide Massacesi in Un bounty killer a Trinità e chi ne mette in burla i caratteri fondanti fino a trasformarlo in una sorta di macchietta come Giulio Petroni con Provvidenza. Sergio Corbucci in Il grande silenzio lo vede invece come una sorta di grumo malefico figlio e insieme pilastro di una società violenta e prevaricatrice. Considerato un capolavoro assoluto dagli appassionati del western all'italiana il film è stato girato nell’inverno del 1967 sulle nevi di Cortina e proprio il paesaggio innevato esalta i momenti di silenzio dando loro una consistenza diversa da quella dei classici di Leone. A questo risultato non è estranea la colonna sonora di Ennio Morricone imperniata quasi esclusivamente su archi e strumenti a corda con un’unica e limitata presenza della tromba. Il titolo, come ha più volte spiegato lo stesso Corbucci, non si riferisce al nome del protagonista ma al silenzio che cala sulla scena dopo la sua morte.
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gianni lucini
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giovedì 15 settembre 2011
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assassini nel nome della legge
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Anche per la legge la vita degli uomini ha un prezzo. Si chiama taglia e viene stabilita al momento dell'incriminazione. Essa viene applicata a tutti quelli che sfuggono alla cattura senza distinguere tra chi non ha ancora avuto un processo e chi l'ha già avuto, tra i poveracci che hanno rubato per la fame e i criminali incalliti. La gravità dell'accusa cambia il valore del compenso ma non la sostanza e così tanti piccoli ricercati messi insieme valgono quanto un implacabile e tenace assassino e sono molto più facili da uccidere, soprattutto quando si trovano bloccati sulle pendici di un monte da un inverno rigido che non lascia tregua. È questo il calcolo che attrae a Snow Hill i cacciatori di taglie che si arricchiscono uccidendo ricercati.
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Anche per la legge la vita degli uomini ha un prezzo. Si chiama taglia e viene stabilita al momento dell'incriminazione. Essa viene applicata a tutti quelli che sfuggono alla cattura senza distinguere tra chi non ha ancora avuto un processo e chi l'ha già avuto, tra i poveracci che hanno rubato per la fame e i criminali incalliti. La gravità dell'accusa cambia il valore del compenso ma non la sostanza e così tanti piccoli ricercati messi insieme valgono quanto un implacabile e tenace assassino e sono molto più facili da uccidere, soprattutto quando si trovano bloccati sulle pendici di un monte da un inverno rigido che non lascia tregua. È questo il calcolo che attrae a Snow Hill i cacciatori di taglie che si arricchiscono uccidendo ricercati. Sono predatori senza pietà ma la loro esistenza è funzionale al mantenimento dell'ordine in un sistema costruito sulla competizione e sulla capacità di emergere a danno degli altri il cui simbolo principale non è lo sceriffo Corbett, ma il freddo banchiere e giudice di pace Pollicut. Non c'è alcun speranza per chi resta indietro. Quando la violenza coincide con la legge perché è parte costitutiva del sistema stesso né un micidiale pistolero come Silenzio e nemmeno un onesto idealista con la stella come Corbett possono cambiare le cose. Sergio Corbucci rovescia i codici leoniani dove l'antieroe solitario alla fine trionfa e racconta come un uomo solo non possa vincere contro un sistema che affonda le sue radici nella violenza. Quando un sistema affonda le sue radici nella violenza l'oppositore solitario è destinato a essere sconfitto
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giuseppegazza
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martedì 29 marzo 2011
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se lo vedi una volta non te lo scordi più...
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Vidi questo film quasi vent'anni fa' su un canale privato tipo TvrVoxon o qualcosa di simile. Rimasi estremamente colpito dal clima nero e vioento che si respira in tutto il film e dall'originalità dell'ambientazione (un western sulla neve!) e del cast (Trintignant in un spaghetti-western!).
L'ho rivisto oggi e devo dire che la mia opinione non è cambiata: Corbucci è un regista che andrebbe studiato nelle scuole di cinema, e Il Grande Silenzio è solo uno dei grandi film che ha fatto.
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