giovanni morandi
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domenica 13 novembre 2022
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marnie al posto di grace. giovanni morandi
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Mark Rutland (Sean Connery) assume la giovane Marnie, come segretaria della sua grande azienda. Ma l'ha riconosciuta, nonostante abbia cambiato il colore dei capelli ed il nome, come ex segretaria di un amico, che lo aveva derubato di una bella somma.
Lo scopo è di aspettare di coglierla con le mani nel sacco, dato che Mark è certo di essere in presenza di una ladra professionista. La cosa avviene e Mark, invaghitosene, la ricatta per indurlo ad accettare una proposta di matrimonio. Marnie accetta, ma in viaggio di miele impone a Mark, camere separate, facendo comprendere che dietro a quella "grave fragilità", ci deve essere stato qualche evento che l'ha indotta.
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Mark Rutland (Sean Connery) assume la giovane Marnie, come segretaria della sua grande azienda. Ma l'ha riconosciuta, nonostante abbia cambiato il colore dei capelli ed il nome, come ex segretaria di un amico, che lo aveva derubato di una bella somma.
Lo scopo è di aspettare di coglierla con le mani nel sacco, dato che Mark è certo di essere in presenza di una ladra professionista. La cosa avviene e Mark, invaghitosene, la ricatta per indurlo ad accettare una proposta di matrimonio. Marnie accetta, ma in viaggio di miele impone a Mark, camere separate, facendo comprendere che dietro a quella "grave fragilità", ci deve essere stato qualche evento che l'ha indotta.
Tippy Hedren sostituì Grace Kelly, che, rifiutò, nonostante i tentativi di Hitchcock, di assegnarle quella parte, "per ragioni di Stato" (in quanto Principessa di Monaco).
Ma l'insuccesso di pubblico è di parte della critica, non si può certo imputare alla prestazione di Tippi.
La macchinosa e prolissa vicenda tratta dall'omonimo romanzo, risulta appesantita dalle complicazioni psicologiche della protagonista. Nel film pochi elementi ricordano la fertile inventiva, l'agile capacità narrativa e le atmosfere cariche di suggestiva 'suspense', caratteristici della produzione del celebre regista." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 56, 1964)"Uno dei meno esaltanti film di Hitchcock, con un finale ancora una volta appiccicato alla psicanalisi..."
Forse le uniche parti di maggior pathos, più che della consueta (per il Maestro del brivido) sono quella all'inizio del film, pezzo in cui sembra "scoperta", nel primo furto, quando le cade una delle scarpette (tolte per non far rumore), con la donna delle pulizie nelle vicinanze...finché non si scopre che l'inserviente è quasi totalmente sorda L'altra parte è quella finale, dove l'intervento di Mark, come "improvvisato" psicanalista, le fa confessare, in uno stato di indotta ipnosi, la causa del suo disturbo...e vissero tutti felici e contenti
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paolp78
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sabato 27 agosto 2022
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tra i meno riusciti del maestro del brivido
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Alfred Hitchcock, il celebre maestro del brivido, firma questo dramma psicologico tratto da un romanzo di pochi anni prima, in cui la sceneggiatura si caratterizza per prevedere una serie di shock, incubi e nevrosi che colpiscono misteriosamente la protagonista durante tutto il film, facendo intendere un qualche grave problema mentale che dovrà essere disvelato.
Si tratta di un’opera non pienamente riuscita del grande maestro inglese, poco scorrevole e poco coinvolgente, con molti momenti morti.
Restano comunque numerose scene memorabile nelle quali il grande Hitchcock si esibisce in pregevoli virtuosismi registici; tra le altre si ricorda la scena del furto dalla cassaforte dell’ufficio girata magistralmente in modo da esaltare la suspense del momento.
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Alfred Hitchcock, il celebre maestro del brivido, firma questo dramma psicologico tratto da un romanzo di pochi anni prima, in cui la sceneggiatura si caratterizza per prevedere una serie di shock, incubi e nevrosi che colpiscono misteriosamente la protagonista durante tutto il film, facendo intendere un qualche grave problema mentale che dovrà essere disvelato.
Si tratta di un’opera non pienamente riuscita del grande maestro inglese, poco scorrevole e poco coinvolgente, con molti momenti morti.
Restano comunque numerose scene memorabile nelle quali il grande Hitchcock si esibisce in pregevoli virtuosismi registici; tra le altre si ricorda la scena del furto dalla cassaforte dell’ufficio girata magistralmente in modo da esaltare la suspense del momento.
Il rapporto tra la protagonista e la madre, che si intuisce essere condizionato da un tragico evento avvenuto anni prima, rimanda in qualche modo alla mente la patologica relazione madre-figlio di “Psyco”, capolavoro di ben altra riuscita.
La protagonista è interpretata da Tippi Hedren; l’attrice, qui autrice di una performance davvero ottima, era stata scoperta da Hitchcock, che cercava di trovare una figura femminile capace di sostituire la grande Grace Kelly dopo che quest’ultima aveva abbandonato il cinema; il progetto naufragò proprio durante la lavorazione di questa pellicola a causa delle molte liti ed incomprensioni che si crearono tra i due, ponendo fine anticipatamente alla loro collaborazione.
Il protagonista maschile è invece Sean Connery al suo unico film con Hitchcock; Connery se la cava egregiamente nonostante che al tempo scontasse un po’ la sua riconducibilità automatica al mitico James Bond che stava interpretando nei primi film della celebre serie di 007. Tra gli altri interpreti si ricorda la giovane e bravissima Diane Baker, che lascia il segno con una performance molto riuscita. C’è anche un giovane Bruce Dern in una piccola parte.
Ottime musiche firmate da Bernard Herrmann, all’ultima collaborazione con Hitchcock.
Il finale che dovrebbe appagare per l’attesa creata durante tutto il film in realtà delude alquanto non dimostrandosi all’altezza di riscattare la pellicola.
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inesperto
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sabato 3 ottobre 2020
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psicologia spinta
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Girato magistralmente e non potevano esserci dubbi. Hitchcock sembra raccontare la storia di una ladra apparentemente spensierata. Pian piano, però, cominciano ad apparire schermate rosse accompagnate da un irrigidimento della protagonista; successivamente assistiamo a suoi attacchi di panico provocati dai temporali; per ultimo l'intolleranza al tocco di qualsiasi uomo... Segnali, dapprima radi poi più frequenti, indicanti che sotto il suo disinvolto aspetto, la nostra Marnie cova un profondo malessere. La spiegazione dell'arcano giunge nel finale, dichiarando a grandi lettere quanta classe ci sia stata durante le due ore precedenti nel dispiegare la psiche di una donna che credeva non avere l'affetto della madre e che per questo, al fine di colmare quel vuoto, nella vita aveva sempre cercato di arraffare tutto quanto riuscisse.
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Girato magistralmente e non potevano esserci dubbi. Hitchcock sembra raccontare la storia di una ladra apparentemente spensierata. Pian piano, però, cominciano ad apparire schermate rosse accompagnate da un irrigidimento della protagonista; successivamente assistiamo a suoi attacchi di panico provocati dai temporali; per ultimo l'intolleranza al tocco di qualsiasi uomo... Segnali, dapprima radi poi più frequenti, indicanti che sotto il suo disinvolto aspetto, la nostra Marnie cova un profondo malessere. La spiegazione dell'arcano giunge nel finale, dichiarando a grandi lettere quanta classe ci sia stata durante le due ore precedenti nel dispiegare la psiche di una donna che credeva non avere l'affetto della madre e che per questo, al fine di colmare quel vuoto, nella vita aveva sempre cercato di arraffare tutto quanto riuscisse. Un plauso speciale va anche alla qualità dei dialoghi, proprietà che il cinema va perdendo negli anni. Grazie maestro Alfred.
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elgatoloco
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lunedì 31 agosto 2020
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sir alfred ever great
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"Marnie"(ALfred Hitchock, sceneggiatura di Jay Presson Allen, dal romanzo di Winston Graham, 1964)non sarà, forse, il miglior film di Hitchcock, il chef-d'-oeuvre, ma è la riproposizione geniale(tra l'altro operando un vero e proprio"rasoio di Ockham"rispetto al romanzo di Grahan, a tratti prolisso)di alcuni temi cari a Hitch, il cui rapporto con la psicanalisi è sempre stato fecondo da un lato, controverso dall'altro: A)la fobia rispetto al sesso(qui frigidità)e a un aspetto del cosiddetto"reale"(qui il colore rosso); B) l'induzione di tali fobie dall'infanzia o meglio da esperienze traumatiche consumatesi durante l'infanzia-.
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"Marnie"(ALfred Hitchock, sceneggiatura di Jay Presson Allen, dal romanzo di Winston Graham, 1964)non sarà, forse, il miglior film di Hitchcock, il chef-d'-oeuvre, ma è la riproposizione geniale(tra l'altro operando un vero e proprio"rasoio di Ockham"rispetto al romanzo di Grahan, a tratti prolisso)di alcuni temi cari a Hitch, il cui rapporto con la psicanalisi è sempre stato fecondo da un lato, controverso dall'altro: A)la fobia rispetto al sesso(qui frigidità)e a un aspetto del cosiddetto"reale"(qui il colore rosso); B) l'induzione di tali fobie dall'infanzia o meglio da esperienze traumatiche consumatesi durante l'infanzia-.qui lo stile di vita e di lavoro della madre che "danna"la figlia, per reazione. Le sequenze dei temporali e relative all'irruzione del colore rosso(vera e propria"irruzione", non c'è modo migliore per definire la cosa)sono asoslutamente fomidabili e il contrasto in scena tra due interpreti quali Tippi Hedren e Sean Connery, the damned Scottish Man, fin troppo bondiano(l'attore chiese di leggere a priori la sceneggiatura, creando un piccolo"giallo"con sir Alfred, che gli rispose che neppure Cary Grant si permetteva tanto)e dunque preoccupato di non essere ancora un"My name is Bond, James Bond"riesce in pieno, ma anche un giovane Bruce Dern, nella parte del"violentatore"della madre e di Louise Latharn, nel ruolo appunto della madre sono interpreti assolutamente adeguati, confermando il fatto che se sir Alfred, che sugli attori non esprime giudizi lusinghieri, anzi(cfr.Le cinéma selon Hitchock, di Truffaut, la grande intervista.libro), li sceglieva però con assoluta"intelligenza"del rapporto interprete -.ruolo e dell'interazione tra interpreti-personaggi tra loro diversi e/o anche simili--- El Gato
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daniele fanin
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martedì 26 maggio 2020
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l'inizio della fine
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Ci sono, nelle vite e nell’arte, dei momenti che rappresentano una rottura, un profondo cambiamento ed una rivoluzione copernicana dopo i quali nulla sara’ piu’ come prima; Marnie, il film di Hitchcock uscito nel 1964 dopo due capolavori assoluti come Psyco e Gli Uccelli, segna l’inizio della fine del percorso di crescita artistica di uno dei registi piu’ importanti ed amati del XX secolo.
La storia del cinema e’ piena di film che, sebbene avversati dalla critica o ignorati dal grande pubblico, sono nondimeno belli ed interessanti ma sfortunatamente Marnie non si puo’ annoverare fra questi; le critiche negative e l’insuccesso al botteghino appaiono, anche dopo molti anni, come il naturale ed inevitabile risultato di un film che neppure l’immenso credito artistico del regista puo’ salvare da una pesante insufficienza.
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Ci sono, nelle vite e nell’arte, dei momenti che rappresentano una rottura, un profondo cambiamento ed una rivoluzione copernicana dopo i quali nulla sara’ piu’ come prima; Marnie, il film di Hitchcock uscito nel 1964 dopo due capolavori assoluti come Psyco e Gli Uccelli, segna l’inizio della fine del percorso di crescita artistica di uno dei registi piu’ importanti ed amati del XX secolo.
La storia del cinema e’ piena di film che, sebbene avversati dalla critica o ignorati dal grande pubblico, sono nondimeno belli ed interessanti ma sfortunatamente Marnie non si puo’ annoverare fra questi; le critiche negative e l’insuccesso al botteghino appaiono, anche dopo molti anni, come il naturale ed inevitabile risultato di un film che neppure l’immenso credito artistico del regista puo’ salvare da una pesante insufficienza. Certo, mantenere il livello artistico raggiunto con i due film precedenti era forse impossibile, ma una caduta cosi’ plateale era altrettanto difficile da immaginare!
L’idea di fondo poteva anche essere interessante: un giallo in cui non c’e’ un colpevole, dove la progressiva rivelazione delle cause delle patologie della protagonista sono l’unica incognita, neppure troppo difficile da immaginare fra l’altro, avrebbe lasciato campo libero ad una sottile analisi introspettiva e psicologica, elaborando in profondita’ l’interesse del protagonista maschile per l’etologia ed approfondendo il suo ruolo ambivalente di terapeuta, teso drammaticamente a liberare Marnie dalle sue fobie, e di malato, ossessionato dalla ladra seriale e bugiarda compulsiva, che trasferisce sullo schermo la provata ossessione di Hitchcock per Tippi Hedren quale inadeguata sostituta di Grace Kelly. Invece, nulla di tutto questo si trova in Marnie: la recitazione di Tippi Hedren, gia’ mediocre nell’esordio de Gli Uccelli, diventa qui piatta inespressivita’, la rigidita’ di Sean Connery una remota e sbiadita immagine del migliore Cary Grant, le scenografie abbozzate e i dialoghi da Bignami di psicologia impediscono allo spettatore, anche al piu’ distratto o ben disposto, di immedesimarsi con i personaggi o la storia.
In molti hanno provato a rivalutare Marnie nel corso degli anni con letture benevole che giustificavano artisticamente i fondali abbozzati o amplificavano a dismisura l’importanza delle scelte cromatiche situazionali del film; esercizi infruttuosi per lo piu’, che si comprendono per il valore dell’opera pregressa del maestro inglese, ma che non convincono appieno e che non riescono a controbilanciare l’amara consapevolezza che il genio di Hitchcock ha iniziato con Marnie un irreversibile declino, che i successivi quattro ultimi film non interromperanno ma che nulla toglie al ruolo fondamentale del regista inglese nella storia del cinema.
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samanta
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domenica 3 maggio 2020
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la verità nascosta
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Hitchcock è stato uno dei più grandi registi della storia del cinema, ho visto molti suoi film, il giudizio (salvo un caso o due) non è mai stato inferiore a 4 stelle, molti dei suoi film sono da considerarsi capolavori assoluti.
La protagonista del film è Tippi Hedren fino a 32 anni non aveva mai recitato ma faceva la modella e Hitch la pensò adatta per il film Gli uccelli il fatto che non sapesse recitare fu un handicap e il regista di persona doveva insegnarle, scena per scena, come muoversi o parlare, il tipo le piaceva perchè come disse in seguito era distinta e nascondeva la sua sensualità "come Grace Kelly, Claudette Colbert, Irene Dunne .
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Hitchcock è stato uno dei più grandi registi della storia del cinema, ho visto molti suoi film, il giudizio (salvo un caso o due) non è mai stato inferiore a 4 stelle, molti dei suoi film sono da considerarsi capolavori assoluti.
La protagonista del film è Tippi Hedren fino a 32 anni non aveva mai recitato ma faceva la modella e Hitch la pensò adatta per il film Gli uccelli il fatto che non sapesse recitare fu un handicap e il regista di persona doveva insegnarle, scena per scena, come muoversi o parlare, il tipo le piaceva perchè come disse in seguito era distinta e nascondeva la sua sensualità "come Grace Kelly, Claudette Colbert, Irene Dunne ..." (io aggiungo come Vera Miles e Ingrid Bergman. L'attrice 54 anni dopo ha raccontato un mucchio di fandonie su presunte molestie da parte del regista, è stata smentita non solo dalla truccatrice de Gli Uccelli e di Marnie Virginia Dray, ma anche da attrici come Kim Novak (La donna che visse 2 volte) che pure non andava d'accordo con Hitch (contestava battute e vestiti) o Thelma Ritter (La finestra sul cortile). Anche Grace Kelly che era l'idolo di Hitch (dopo il suo rifiuto per ragioni di Stato a interpretare Marnie fu scelta di nuovo la Hedren) raccontò che durante le riprese de Il delitto perfetto al regista scappò una parolaccia, si rivolse all'attrice e chiese scusa e questa spiritosamente gli rispose "Stia tranquillo, a scuola a 13 anni ho sentito di peggio".
In questo film Hitch come spesso gli accadeva cambia del tutto, la trama racconta il dramma psicologico di Marnie (Tippi Hedren) una donna distinta che non ha superato i traumi dell'infanzia e diventa cleptomane terrorizzata dai temporali e dai colori bianco e rosso abbinati. Si cerca impieghi in diverse città e dopo avere preso confidenza con l'ufficio scappa dopo aver svaligiato la cassaforte. La salverà l'amore del padrone dell'ultima ditta in cui progetta ed attua il colpo: Mark (Sean Connery) vedovo da poco che la sposa e malgrado sia frigida la guarirà portandola a confronto con la madre da lei amata ma respinta e finalmente ricorderà che la madre faceva la prostituta e quando un cliente aveva cercato avance con lei bambina aveva aiutato la madre ad ucciderlo, poi tutto l'evento era stato cancellato dalla memoria.
Il film è ben congegnato: la scena in cui Marnie ruba nella cassaforte della ditta di Mark è da manuale, una scena assoluta di suspence: una doppia inquadratura della stanza in cui Marnie trafuga i soldi, e nell'altra il corridoio parallelo alla stanza in cui avanza lentamente la donna delle pulizie. Altra scena ottima (ripresa da Notorious) è il party a casa di Mark con Marnie che scende lo scalone lentamente e si trova faccia a faccia con un imprenditore che aveva derubato e che la cognata di Mark (Diane Baker attrice USA che lavorò per molti anni: Diario di Anna Frank, Viaggio al centro della terra, Intrigo a Stoccolma)) gelosa e che sapeva la verità origliando lo aveva invitato a sua insaputa. Anche la scena finale con il confronto con la madre (Louise Latham) è altamente drammatica e diretta con grande maestria.
La carenza sta un pò nella recitazione non tanto dei comprimari tutti bravi, ma anche di Sean Connery che sembra quasi non convinto della parte e di Tippi Hedren che evidentemente ripeteva automaticamente i movimenti che le imponeva il regista. Però l'dea originale, l'ambientazione, la cura dei colori, i dialoghi, i momenti di suspence meritano 5 stelle.
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super2davide
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mercoledì 29 giugno 2016
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meraviglioso
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super2davide
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mercoledì 29 giugno 2016
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capolavoro
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Capolavoro firmato Hitchcock.
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alessandromaresca
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giovedì 25 febbraio 2016
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un capolavoro mancato.
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Film minato da una sceneggiatura lacunosa e dalla recitazione di Tippi Hedren impegnata in un personaggio complesso e al di sopra delle sue capacità recitative.
L'unica nota positiva è la messinscena di Hitchcock, molto ispirata ad eccezione del flashback finale che non lascia nulla all'immaginazione e nel quale si sfiora il ridicolo.
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elgatoloco
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venerdì 13 novembre 2015
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thank you, uncle alfred
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Quello di"uncle Alfred"è cinema tout court, "assoluto", slegato cioè da pistoie modaiole, da condizionamenti di vario tipo.Anche se"Marnie"allo stesso autore non è parso il suo capolavoro, è tuttavia eccezionale: ogni sequenza, ogni inquadratura va studiata, va esaminata con attenzione, sempre in relazione a tutta l'opera, dove il climax(crescendo)della suspense culmina nella rivelazione finale, che contribuisce a"guarire"(penso a"l'anima che guarisce", ossia al romanzo-saggio di Stephan Zweig su Freud e ne muto l'espressione, da non freudiano, preciso). A differenza degli altri film "psicoanalitici"di Freud, ossia"Spellbound"("Io ti salverò"), dell'immediato Secondo Dopoguerra e "Psycho"(1960)qui non ci sono psichiatri e psicoanalisti o"manicomi"(per quanto l'enigma totale del finale di"Psycho"sia geniale proprio nel lasciare in sospeso il"destino personologico"di Norman Bates.
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Quello di"uncle Alfred"è cinema tout court, "assoluto", slegato cioè da pistoie modaiole, da condizionamenti di vario tipo.Anche se"Marnie"allo stesso autore non è parso il suo capolavoro, è tuttavia eccezionale: ogni sequenza, ogni inquadratura va studiata, va esaminata con attenzione, sempre in relazione a tutta l'opera, dove il climax(crescendo)della suspense culmina nella rivelazione finale, che contribuisce a"guarire"(penso a"l'anima che guarisce", ossia al romanzo-saggio di Stephan Zweig su Freud e ne muto l'espressione, da non freudiano, preciso). A differenza degli altri film "psicoanalitici"di Freud, ossia"Spellbound"("Io ti salverò"), dell'immediato Secondo Dopoguerra e "Psycho"(1960)qui non ci sono psichiatri e psicoanalisti o"manicomi"(per quanto l'enigma totale del finale di"Psycho"sia geniale proprio nel lasciare in sospeso il"destino personologico"di Norman Bates...), ma invece solo un processo di autoscientizzazione o meglio di autoanalisi(à la Karen Horney, per intenderci)svolta però in modo"traumatico"con l'intervento risolutore del marito(Connery)che smaschera il"rebus"coinvolgendo la madre. Non occorre qui affatto stabilire se le indicazioni "terapeutiche"del film siano concretamente applicabili, appropriate nella pratica clinica, anzi "Hitch" ha sempre guardato con molta sufficienza gli"amici della verosimiglianza"(in Lé cinema selon Hitchcock", intervista a cura di François Truffaut, più volte edita anche in lingua italiana). La"ladra professionista"dai tanti nomi e cognomi Marnie è anche una"cleptomane", volendo, ma tali tassonomie psichiatriche hanno un valore ben limitato e meramente ipotetico, come noto. Tippi Hedren eccelsa, come Sean Connery, che in questo film come in altri dimostra(un anno prima, nel 1963, era già stato James Bond in"Licenza di uccidere")di essere ben altra cosa rispetto al cliché, pur non disprezzabile, dell'agente segreto dell'Intelligence Service creato da Ian Fleming... Da notare anche l'esordio o quasi di Melanie Griffith... El Gato
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