filippo catani
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venerdì 8 giugno 2012
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una vita sofferta
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Il film ripercorre le tappe principali della tormentata vita di Vincent Van Gogh; il suo profondo affetto per il fratello Theo, il carattere irascibile, l'amore- odio con Gauguin.
Davvero splendida questa pellicola a cui contribuiscono degnamente due mostri sacri del cinema mondiale; Kirk Douglas (Van Gogh) ed Antony Quinn (Gauguin). Il film ha sicuramente il merito di appassionare lo spettatore trasmettendogli tutte le passioni che sconvolgevano il geniale e al tempo incompreso artista olandese incapace di vendere le sue opere. La brama di vivere e di imparare fanno il paio con il maniacale dipingere che da una parte è una preziosa forma di espressione e di cura ma d'altra parte finisce quasi per essere una tragica ossessione.
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Il film ripercorre le tappe principali della tormentata vita di Vincent Van Gogh; il suo profondo affetto per il fratello Theo, il carattere irascibile, l'amore- odio con Gauguin.
Davvero splendida questa pellicola a cui contribuiscono degnamente due mostri sacri del cinema mondiale; Kirk Douglas (Van Gogh) ed Antony Quinn (Gauguin). Il film ha sicuramente il merito di appassionare lo spettatore trasmettendogli tutte le passioni che sconvolgevano il geniale e al tempo incompreso artista olandese incapace di vendere le sue opere. La brama di vivere e di imparare fanno il paio con il maniacale dipingere che da una parte è una preziosa forma di espressione e di cura ma d'altra parte finisce quasi per essere una tragica ossessione. Respinto dalla cugina, Van Gogh ha solo il fratello a cui affidarsi (con il padre predicatore non andava d'accordo e anche il resto della famiglia non lo vedeva di buon occhio). A Parigi sembra trovare un po' di serenità ma poi si trasferirà nuovamente e cercherà in Gauguin una roccia su cui posarsi. Purtroppo i caratteri inconciliabili dei due grandi artisti finiranno per avere le tragiche conseguenze che tutti sappiamo. Van Gogh si fa ricoverare e pare aver di nuovo trovato una via d'uscita dai suoi fantasmi che purtroppo finiranno per ripresentarsi in maniera definitiva. Ottima anche la scelta di mostrare tra alcune sequenze le varie opere realizzate dal pittore. Douglas e Quinn (premiato con l'Oscar) si caricano perfettamente sulle spalle i propri personaggi donando al film un realismo che ormai troppo poco spesso si vede nel cinema odierno.
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joe
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lunedì 9 marzo 2009
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kirk aka vincent
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Grande interpretazione di Douglas che risulta incredibilmente verosimile nel ruolo di Van Gogh. Il film ripercorre in due ore tutta l'esistenza dell'Artista partendo dai suoi tentativi di divulgazione pseudo-religiosa nelle miniere sino al tragico epilogo. Due ore forse sono poche per raffigurare a dovere tutti gli eventi, che talvolta risultano affrontati in modo un po' troppo sbrigativo (del tutto documentaristico e anti-celebrativo), inoltre il film risente dell'epoca di produzione quando i particolari più truci della vita di Vincent vengono, se non omessi, confusamente rappresentati/semi-nascosti in una sorta di "vigliacca" auto-censura. I colori forti delle tele originali affiorano troppo di rado lasciando un netto predominio a scuri e notturni, altresì scarsa la rappresentazione del Van Gogh al lavoro (davvero troppo poche e scarne le sequenze in cui è visibile il dettaglio del pennello all'opera).
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Grande interpretazione di Douglas che risulta incredibilmente verosimile nel ruolo di Van Gogh. Il film ripercorre in due ore tutta l'esistenza dell'Artista partendo dai suoi tentativi di divulgazione pseudo-religiosa nelle miniere sino al tragico epilogo. Due ore forse sono poche per raffigurare a dovere tutti gli eventi, che talvolta risultano affrontati in modo un po' troppo sbrigativo (del tutto documentaristico e anti-celebrativo), inoltre il film risente dell'epoca di produzione quando i particolari più truci della vita di Vincent vengono, se non omessi, confusamente rappresentati/semi-nascosti in una sorta di "vigliacca" auto-censura. I colori forti delle tele originali affiorano troppo di rado lasciando un netto predominio a scuri e notturni, altresì scarsa la rappresentazione del Van Gogh al lavoro (davvero troppo poche e scarne le sequenze in cui è visibile il dettaglio del pennello all'opera). Resta comunque un ottimo film, da vedere anche se difficile reperibilità.
Per gli amanti di Van Gogh è consigliabile la visione di "Sogni" di Kurosawa e di "Van Gogh" di Maurice Pialat (incentrato sugli ultimi momenti della vita dell'Artista, e qui, sì, addentrandosi bene nei dettagli).
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chriss
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domenica 10 ottobre 2010
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"voglio creare per arrivare al cuore"...
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Brama di vivere (Lust for life), di Vincente Minnelli, è un film stupendo se guardato nella giusta prospettiva: quella dell' uomo dentro l' arte e non dell' artista dentro l' arte. Credo che il regista sia stato straordinario nel mostrarci la vera anima/essenza di Vincent Van Gogh, uno dei più grandi pittori di tutti i tempi. Minnelli ce lo fa vedere per come fu veramente: un uomo irascibile e rozzo, ma con una sensibilità unica. Non stò parlando dell' anima di un grandissimo artista, morto suicida per la sua arte, ma di quella di un uomo con un cuore enorme, sempre in prima linea quando ci fu da sacrificarsi per gli altri. Prima di diventare un pittore incompreso, Vincent Van Gogh si mise al servizio di Dio e della Chiesa per aiutare i più derelitti (i figli dei minatori).
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Brama di vivere (Lust for life), di Vincente Minnelli, è un film stupendo se guardato nella giusta prospettiva: quella dell' uomo dentro l' arte e non dell' artista dentro l' arte. Credo che il regista sia stato straordinario nel mostrarci la vera anima/essenza di Vincent Van Gogh, uno dei più grandi pittori di tutti i tempi. Minnelli ce lo fa vedere per come fu veramente: un uomo irascibile e rozzo, ma con una sensibilità unica. Non stò parlando dell' anima di un grandissimo artista, morto suicida per la sua arte, ma di quella di un uomo con un cuore enorme, sempre in prima linea quando ci fu da sacrificarsi per gli altri. Prima di diventare un pittore incompreso, Vincent Van Gogh si mise al servizio di Dio e della Chiesa per aiutare i più derelitti (i figli dei minatori). Fu cacciato via dagli ispettori ecclesiastici per mancanza di decenza: sporca la sua casa ed i suoi vestiti; sporco il suo modo di presentarsi al cospetto di Dio. Insomma, era troppo rivoltante per rappresentare un' istituzione millenaria. Nonostante fosse un uomo buono e generoso, fu temuto da tutti: amici, parenti, vicini e persino dai suoi genitori. Le sue richieste (tre?) di matrimonio furono respinte. Nemmeno l' amicizia con Paul Gauguin, accolto a braccia aperte sotto il suo tetto, lo salverà da quel crudele destino (prima il taglio dell' orecchio e poi il suicidio). Incompreso, isolato e rimosso da tutti. E malato, forse. Nessuno seppe mai capire il suo male (schizofrenia?). Solo, per tutta la vita (salvo Theo). Nato povero, morto povero e suicida. Come avrebbe potuto vivere così tutta la sua esistenza? Quando un uomo si vede negare gli affetti, ecco che l' arte va a coprire tutti questi vuoti. Vincent non riuscì a vendere nemmeno un quadro (forse uno, ma non si sa bene) durante la sua breve carriera (circa dieci anni) di pittore, nonostante fosse aiutato da suo fratello Theo, uno stimato mercante d' arte che non lo abbandonerà mai, nemmeno in punto di morte. Per capire l' anima di Van Gogh, occorre saper 'leggere' dentro questa frase: "Voglio creare per arrivare al cuore". E' una frase semplice, ma che contiene un concetto gigantesco. Vincent dipingeva quello che sentiva, non quello che vedeva: era questo il suo segreto. Non dipingeva con gli occhi, ma con l' anima e col cuore. I suoi quadri rappresentavano i suoi sentimenti: amicizia, amore, morte, solitudine e tormento. Ecco perché non fu compreso dai mercanti d' arte di quel tempo. Erano ciechi che non volevano vedere: troppo presi a far soldi o troppo insensibili per capire un' anima così pura. Forse un cieco avrebbe 'potuto vedere', considerando che gli altri sensi si sviluppano maggiormente rispetto ad un vedente. Sarebbe bastato un piccolo sforzo in più per comprendere quell' uomo pieno di romanticismo. Se si fosse compreso l' uomo, sarebbe stato facile, di lì a poco, capire l' artista. Ma gli addetti ai lavori non guardarono oltre il loro orizzonte: e' stato questo il peccato mortale della società di quel tempo. Soltanto il dottor Gachet ne comprese il genio: "Sono capolavori quel cipresso là e quei girasoli che ho visto da suo fratello". Spesso i suoi quadri si riempivano di giallo (oro) e di blu (di Prussia). Non dovrebbe essere difficile capire che fossero i colori della sua anima. Il giallo è il colore dell' illuminazione, della libertà e della redenzione. Il blu è il colore della calma, del silenzio e della tranquillità. Nel caso di Vincent, il blu rappresenterebbe pure la contemplazione, l' immortalità e lo spirito. Uno dei suoi quadri più famosi, 'Campo di grano con volo di corvi,' fu dipinto, quasi interamente, utilizzando questi due colori primari. Guardatelo bene, perché e' uno dei quadri più drammatici nella storia della pittura. Non ne vedrete più uno così in tutta la vita. I sentieri, rossi e verdi, spariscono nel grano, come se il pittore volesse indicarci un cammino/destino incerto. Il blu chiaro del cielo viene dominato dal blu scuro, nella parte in alto, come se una terribile tempesta stia per abbattersi nel quadro e nella vita dell' artista. Le spighe si distendono come se volessero fuggire da quel sinistro volo di corvi. E' un quadro che sintetizza perfettamente un dramma imminente. Da molti critici è considerato il suo testamento artistico per l' energia ed il vigore che sprigiona. L' aver scelto Kirk Douglas (strepitoso come sempre), nella parte del tormentato pittore olandese, è un altro punto in più a favore del regista. Vincent Van Gogh morì il 29 luglio 1890, ad appena 37 anni. La sua bara fu ricoperta di fiori gialli, ma il parroco di Auvers si rifiutò di benedirla a causa del suicidio. Oggi i suoi quadri non hanno quasi più valore (talmente sono costosi). E' un' amara consolazione per un uomo con quei sentimenti. Cinque stelle: tre al film, una a Kirk Douglas ed una all' indimenticato Vincent Van Gogh. Ciao grande anima. Palmieri Christian...
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great steven
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giovedì 16 luglio 2015
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biografico nelle cadenze di avventura che forgia.
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BRAMA DI VIVERE (USA, 1956) diretto da VINCENTE MINNELLI. Interpretato da KIRK DOUGLAS, ANTHONY QUINN, JAMES DONALD, PAMELA BROWN, HENRY DANIELL, EVERETT SLOANE, MADGE KENNEDY
Vita e opere di Vincent van Gogh, dal 1876, anno in cui volle farsi missionario laico per predicare il verbo divino presso una disastrata comunità di minatori belgi, al 1890, il tragico anno in cui uscì dal manicomio di Saint-Rémy per andare a vivere ad Auvers-sur-Oise col fratello Theo per spararsi infine un colpo di pistola allo stomaco. Ottocentocinquanta tele in dieci anni di attività: l’artista olandese fu un pittore alquanto prolifico, e trasferì nei propri quadri le inquietudini ossessionanti che provava con regolare costanza, dipingendo soggetti che l’hanno reso famoso e apprezzato nel mondo (cipressi, chiese, agricoltori al lavoro, ritratti di persone che conobbe, campi arati, edifici colorati).
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BRAMA DI VIVERE (USA, 1956) diretto da VINCENTE MINNELLI. Interpretato da KIRK DOUGLAS, ANTHONY QUINN, JAMES DONALD, PAMELA BROWN, HENRY DANIELL, EVERETT SLOANE, MADGE KENNEDY
Vita e opere di Vincent van Gogh, dal 1876, anno in cui volle farsi missionario laico per predicare il verbo divino presso una disastrata comunità di minatori belgi, al 1890, il tragico anno in cui uscì dal manicomio di Saint-Rémy per andare a vivere ad Auvers-sur-Oise col fratello Theo per spararsi infine un colpo di pistola allo stomaco. Ottocentocinquanta tele in dieci anni di attività: l’artista olandese fu un pittore alquanto prolifico, e trasferì nei propri quadri le inquietudini ossessionanti che provava con regolare costanza, dipingendo soggetti che l’hanno reso famoso e apprezzato nel mondo (cipressi, chiese, agricoltori al lavoro, ritratti di persone che conobbe, campi arati, edifici colorati). È probabilmente uno dei migliori bio-pic americani degli anni 1950 incentrati sulla figura di un pittore: la veridicità con cui si attiene ai fatti realmente accaduti, la lucidità di uno sguardo non totalmente celebrativo e la potenza espressiva del racconto di formazione sono ammirevoli, e rivelano perfino un sottofondo di critica al perbenismo imperante nell’Europa del XIX secolo, lo stesso di cui van Gogh fu involontariamente vittima nella sua strada verso la conquista di un angolo professionale a lungo agognato e sofferto mediante un patimento estremo. L’aderenza fisica di K. Douglas al suo protagonista è impressionante (la somiglianza ci sta davvero a pennello, visto che si parla di pittura!), mentre il Paul Gauguin di A. Quinn (premiato con l’Oscar per questa interpretazione) è un esempio ragguardevole di crudezza e mascolinità di un artista che realizzava ciò che sentiva, liberandosi delle proprie tossine prima che lo sconvolgessero e applicando alle proprie azioni un concetto di vita assai pragmatico e materialistico. Molti sono i personaggi azzeccati che si muovono intorno all’universo del pittore olandese: Theo van Gogh, mercante d’arte che cercò per tutta la vita di piazzare, sovente con scarso successo, le opere del fratello maggiore; la lavandaia/prostituta Christine, madre di un pargoletto, con la quale van Gogh convisse per un periodo, andando avanti a forza di stenti; il cugino Mauve, che fu uno dei primi a valorizzare il suo lavoro offrendogli il materiale necessario per proseguire con la pittura professionistica; il postino Roulin (somigliantissimo all’originale che van Gogh dipinse in suo celeberrimo ritratto), che gli trovò un’adeguata sistemazione domestica quando si trasferì ad Arles per tentare di fondare una colonia pittorica con a capo l’amico Gauguin; e infine anche il dottor Paul-Ferdinand Gachet (la cui apparizione è effettivamente di durata troppo esigua), che conservava nella propria residenza svariati dipinti tutti realizzati fra le sue mura casalinghe. I momenti più accesi e focosi si riscontrano nel corso della travagliata e drammatica convivenza con Gauguin nel summenzionato paese della Francia meridionale. Sia nei titoli di testa che in quelli di coda si intravedono i ringraziamenti della produzione nei confronti dei numerosi musei che hanno messo a disposizione i quadri dell’indiscusso genio europeo, insieme ai collezionisti che hanno operato il medesimo gesto con infinita disponibilità d’animo. Lodevole anche la vicinanza fra la ricostruzione scenografica e i paesaggi rappresentati su tela. Fra i luoghi più riusciti come ambientazione scenica, spiccano la topaia diroccata e sporca in cui egli dimorò quando faceva il predicatore, la casa di cura e l’abitazione campestre del padre Theodorius, pastore protestante. Un omaggio ben più che decente dalle tinte fosche ma al tempo stesso anche limpide e raggianti, se si osserva il film da una prospettiva che rifiuta il panegirico incondizionato e abbraccia invece una visuale più critica, metodica e riflessiva.
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luca scial�
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giovedì 26 marzo 2015
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biografia fedele sul grande vincent van gogh
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Realizzare un film su un grande personaggio non è mai facile e in genere le aspettative vengono puntualmente deluse. E invece, Vicent Minnelli è riuscito nell'impresa. Questo biopic è fedele, coinvolgente, passionale, proprio come la vita del grande pittore di cui fa un autoritratto: Vincent Van Gogh. Compreso solo dopo la sua morte, ma disperato e corroso dalla sua stessa brama di vivere quando era in vita.
La pellicola parte dal suo tentativo di essere un pastore tra gli ultimi, di una chiesa troppo legata ai dogmi e alle tradizioni, ma poco vicina ai bisognosi. E così vive e si immedesima tra i minatori in Belgio, per poi tornare a casa e cominciare a dipingere con più costanza.
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Realizzare un film su un grande personaggio non è mai facile e in genere le aspettative vengono puntualmente deluse. E invece, Vicent Minnelli è riuscito nell'impresa. Questo biopic è fedele, coinvolgente, passionale, proprio come la vita del grande pittore di cui fa un autoritratto: Vincent Van Gogh. Compreso solo dopo la sua morte, ma disperato e corroso dalla sua stessa brama di vivere quando era in vita.
La pellicola parte dal suo tentativo di essere un pastore tra gli ultimi, di una chiesa troppo legata ai dogmi e alle tradizioni, ma poco vicina ai bisognosi. E così vive e si immedesima tra i minatori in Belgio, per poi tornare a casa e cominciare a dipingere con più costanza. Tra una delusione amorosa e l'altra, l'arrivo in Francia, a Parigi dal fratello Theo e ad Arles poi, dove realizza stupendi dipinti. Qui convive per un breve periodo con un altro grande pittore, Paul Gaugin, ma la convivenza fu resa difficile dal carattere di entrambi (di qui il gesto di recidersi un orecchio). E ancora la decisione di farsi rinchiudere in manicomio, dove dipinse altri quadri stupendi. Infine, la scelta di farla finita.
Il racconto è scandito e alternato dai suoi quadri stupendi, e reso credibile e veritiero dal grande Kirk Douglas che interpreta il protagonista. Il primo e forse unico film biografico sul grande Van Gogh.
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elgatoloco
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lunedì 22 gennaio 2018
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minnelli efficace
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, Questo"Lust for Life"(in italiano"Brama di vivere", almeno una volta un titolo aderente all'originale), di Vincente Minnelli, dal romanzo di Irving Stone su Vincent Van Gogh, è in complesso efficace per far conoscere, almeno in parte, la vita e l'opera(dove "romanticamente" le due dimensioni tendono a fondersi, nel romanzo e nel film)di un grandissimo artista, di cui, purtroppo, si enfatizzano solo alcuni momenti della vita, quelli"apicali", come l'essersi mozzato un orecchio, la"follia", il suicidio-quelli che, romanticamente, ha recepito anche il surrealismo(e il post-,.ovviamente, con tanto di musiche di Léo Ferré, per dire).
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, Questo"Lust for Life"(in italiano"Brama di vivere", almeno una volta un titolo aderente all'originale), di Vincente Minnelli, dal romanzo di Irving Stone su Vincent Van Gogh, è in complesso efficace per far conoscere, almeno in parte, la vita e l'opera(dove "romanticamente" le due dimensioni tendono a fondersi, nel romanzo e nel film)di un grandissimo artista, di cui, purtroppo, si enfatizzano solo alcuni momenti della vita, quelli"apicali", come l'essersi mozzato un orecchio, la"follia", il suicidio-quelli che, romanticamente, ha recepito anche il surrealismo(e il post-,.ovviamente, con tanto di musiche di Léo Ferré, per dire). Van Gogh appare qui, certo, anche come un"suicidato dalla società"(la definizione è di Antonin Artaud), ma anche nel suo complesso divenire di artista, il che è certamente più importante, anche per capire il...seguito. Voce narrante del protagonista, Kirk Douglas efficacissimo, dove non meno lo è Antony Quinn nella parte dell'amico-avversario estetico-artistico Paul Gauguin, mentre il ruolo di Théo, fratello "mecenate controverso", impersonato da James Donald, non sembra essere stato reso nella sua pienezza, anche perché, bisogna riconoscerlo, dall'epistolario non tutto è chiaro e non tutto si può indurre, più che dedurre, in questo caso. Da rendere meglio, questo aspetto, ma bisogna riconoscere che il rapporto problematico OLanda-.Francia, artista creatore e ambiente sociale(anche nella parte relativa al manicomio)è ben problmatizzata e non sembra neppure peregrina l'idea(il film è del 1956)di girare il film a colori-del resto come rendere la pittura di Van Gogh(e anche degli impressionisti, di cui l'artista realizza-sit venia verbo-una sorta di "soggettivizzazione")se non a colori? I colori(nel senso metaforico, qui, però)della Francia sono resi un po'in chiave folkloristica, dove la componente"very Hiollywood"naturalmente vuole la sua parte... El Gato
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onufrio
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venerdì 14 febbraio 2020
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l'estasi e il tormento
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Una curata e dettagliata pellicola biografica che racconta la vita tormentata e l'estro artistico del pittore olandese Vincent Van Gogh, interpretato da un sublime Kirk Douglas il quale avrebbe meritato l'Oscar come miglior attore protagonista (vinse il Golden Globe, l'Oscar andò a Yul Brynner). Il regista Minnelli è maniacale nelle riprese e nella trasposizione della natura reale che diventa quadro di Van Gogh in dissolvenza; di altrettanto interesse sono le lettere che i due fratelli Van Gogh si scambiavano, con la voce fuori campo che descrive le gioie (poche) ed i malumori di Vincent, che decise di togliersi la vita sparandosi un colpo di pistola all'età di 37 anni.
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Una curata e dettagliata pellicola biografica che racconta la vita tormentata e l'estro artistico del pittore olandese Vincent Van Gogh, interpretato da un sublime Kirk Douglas il quale avrebbe meritato l'Oscar come miglior attore protagonista (vinse il Golden Globe, l'Oscar andò a Yul Brynner). Il regista Minnelli è maniacale nelle riprese e nella trasposizione della natura reale che diventa quadro di Van Gogh in dissolvenza; di altrettanto interesse sono le lettere che i due fratelli Van Gogh si scambiavano, con la voce fuori campo che descrive le gioie (poche) ed i malumori di Vincent, che decise di togliersi la vita sparandosi un colpo di pistola all'età di 37 anni.
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