woody62
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domenica 15 agosto 2021
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una mangano sfavillante
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Il Natale del 1951 vide l'uscita di “Anna” il drammone di Lattuada che si inserisce nel filone del “neorealismo d'appendice”, reso famoso da Matarazzo. Qui la qualità del cast – Mangano, Vallone e Gassmann – la splendida fotografia col nitido bianco e nero di Otello Martelli (La dolce vita, Paisà, La strada), la sapiente regia di Lattuada con l'alternanza tra il racconto ambientato nell'ospedale e i flash back, ne fanno opera significativa e di rilievo. Su tutti svetta però una intensa e meravigliosa Mangano, nello splendore dei suoi ventuno anni, la cui bellezza non è attenuata nemmeno dall'abito monacale.
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Il Natale del 1951 vide l'uscita di “Anna” il drammone di Lattuada che si inserisce nel filone del “neorealismo d'appendice”, reso famoso da Matarazzo. Qui la qualità del cast – Mangano, Vallone e Gassmann – la splendida fotografia col nitido bianco e nero di Otello Martelli (La dolce vita, Paisà, La strada), la sapiente regia di Lattuada con l'alternanza tra il racconto ambientato nell'ospedale e i flash back, ne fanno opera significativa e di rilievo. Su tutti svetta però una intensa e meravigliosa Mangano, nello splendore dei suoi ventuno anni, la cui bellezza non è attenuata nemmeno dall'abito monacale. Già perchè la storia racconta di una giovane cantante di night club, attratta da un barman mascalzone che la seduce – l'aitante Vittorio Gasmann –, ma che poi si innamora del ricco e semplice “campagnolo” Andrea - Raf Vallone -. Questi innamorato a sua volta, vuole redimerla e sposarla. Prima delle nozze una lite fatale tra i due pretendenti nella casa di Andrea si conclude con la morte di Vittorio per uno sparo durante la colluttazione, mentre Andrea cercava di difendersi. Anche Anna rimane ferita e viene ricoverata all'ospedale dove, colpita da una crisi di coscienza, decide di farsi monaca e servire il prossimo come infermiera. Qualche anno dopo Andrea viene ricoverato nello stesso ospedale a seguito di un incidente e grazie all'intervento di Anna, viene operato dal primario che gli salva la vita. Posta davanti alla scelta tra proseguire la sua missione in ospedale o tornare alla vita normale sposando Andrea, Anna sceglie la strada più difficile, preferendo la sala operatoria accanto al primario. A lui che capendo il suo dramma, la invita ad accettare la “sconfitta”, risponde orgogliosa con la battuta finale: “Ma io non ho perduto”. Nel contesto del film appare chiaro come quella di Anna non sia una vera vocazione mistica – e infatti non ha preso i voti e forse non li prenderà mai -, ma piuttosto la spinta per l'aiuto al prossimo, specie quando è più debole, malato, in difficoltà. La sua umanità, la sua generosità, sono apprezzate da tutti e la rendono indispensabile per l'ospedale. Si tratta del Niguarda di Milano, ripreso nelle scene iniziali con rigore quasi documentaristico, mentre le scene in esterno sono davvero rare. Memorabili le sequenze nel night club, con la Mangano che balla e canta (doppiata da Flo Sandon's) sulle note de “El Negro Zumbon”, brano che avrà un grande successo mondiale: la sua sensualità semplice e diretta, le sue movenze aggraziate, conquistarono il pubblico. E infatti “Anna” fu il primo film italiano a totalizzare oltre un miliardo di incasso, con quasi nove milioni di biglietti venduti. Per Lattuada fu la soluzione dei problemi finanziari dopo il flop con “Luci del varietà” assieme a Federico Fellini.
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eugen
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domenica 17 luglio 2022
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film esemplare dell''epoca
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Per chi nasce qualche anno dopo la realizzazione di questo film e in genere dei primi anni Cinquanta del 1900 e dunque inizia a vedere film con un minimo di spirito critico circa un venetennio dopo, , quel mondo, che il cinema rappresenta a suo modo ma con grande efficacia come"arte im.-mediata"(Benjamin), appare misterioso e in qulche modo"incompnresibile". Questo film di Alberto Lattuada, "Anna"(del 1951. scritto da Giuseppe Berto, Franco Brusati, Ivo Perilli, Dino Risi, Rdoldo Sonego)mostra un'infermiera in un grande osperdale milanese, ma anche suora novizia, che ha dietro di se'un passato come canante in un night(allora considerato e in effetti qui rappresentato come "luogo del peccato e della perdizione"), Ancora combattuta tra il "residuo"amore per l'amore(che in una lotta per la donna aveva ucciso il"vilatin"vittorio.
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Per chi nasce qualche anno dopo la realizzazione di questo film e in genere dei primi anni Cinquanta del 1900 e dunque inizia a vedere film con un minimo di spirito critico circa un venetennio dopo, , quel mondo, che il cinema rappresenta a suo modo ma con grande efficacia come"arte im.-mediata"(Benjamin), appare misterioso e in qulche modo"incompnresibile". Questo film di Alberto Lattuada, "Anna"(del 1951. scritto da Giuseppe Berto, Franco Brusati, Ivo Perilli, Dino Risi, Rdoldo Sonego)mostra un'infermiera in un grande osperdale milanese, ma anche suora novizia, che ha dietro di se'un passato come canante in un night(allora considerato e in effetti qui rappresentato come "luogo del peccato e della perdizione"), Ancora combattuta tra il "residuo"amore per l'amore(che in una lotta per la donna aveva ucciso il"vilatin"vittorio...)e la vocazione religiosa ma anche professionale, optera'per quest'ultima, anche perche'(osservazione maliziosa ma forse non peregrina)la cesnrua dell'epoca non avrebbe concesso altra possibilita', scartando a priori altre ipotesi.... Confermando la bravura di Lattuada autore regista allora non debuttante(aveva gia' realizzato, tra l'altro "Il Mulino del PO"e aveva piu'di 36 anni, dunque non era "piu¿un ragazzo", nella concezione del tempo, segnata dalla Seconda Guerra Mondiale), anche e forse soprattutyto nel bianco e nero, ne conferma anche la passione-l'interessee anche propriamente culturale per la sessualita', in specie femminile e in genere per i"misteriosi atti nostri"(Federigo Tozzi, autore che sembra aver poco a che vedere con la storia, ma che era morto abbstanza giovane nel 1920 e la cui poeticita'anche proprio nei grandi romanzi ma anche nei racconti e nei pochi testi teatraali prodotti puo'aver influenzato alcuni sceneggiaotri di questo film, in particolare, forse Giuseppe Berto, anche ee cio'richederebbe una verifica sul piano filologico). Protagonisti interpreti come silvana Magano(il"quid"del contendere tra i due uomini, il"buono"Raf Vallone e il"cattico"Vittorio Gassman). Una pasgina importante del cinena italiano d'antan, non peregrino , pur nel moralismo imposto(che si vede nella rappresentazione del night, con le musiche e gli"afro"cubani impegnati nelle stesee, considerati gli unci a poter fare fare "quelle cose"), che ci mostra capacita'poi perse gradualmente, per arrivare(segno dei tempi)all'oggi abbastanza deludente. El Gato
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