emanuele1968
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sabato 20 ottobre 2018
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molto dolce 1950
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Molto dolce, sullo stile di "marcellino pane e vino 1954" oppure "bernadette 1943"
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luca scial�
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mercoledì 2 gennaio 2013
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le sofferenze umane e spirituali di un parroco
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Un giovane prete assume l'incarico in una parrocchia di un piccolo borgo francese. Sente attorno a sé ostilità e diffidenza, specie di un Conte che vive nel peccato, tenendo in casa la sua amante, con la moglie ormai rassegnata e addolorata dalla prematura morte di suo figlio. La loro figlia invece non ci sta e vorrebbe fuggire. Il curato cerca di mettere pace nei loro cuori, ma non ci riesce. In più è malato, e ciò gli comporta atroci sofferenze fisiche che si aggiungono a quelle dell'anima.
Bresson traspone un omonimo romanzo di Georges Bernanos, che pone in evidenza il lato umano di un prete, con le sue difficoltà, le sue sofferenze fisiche e spirituali, le sue piccole battaglie quotidiane.
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Un giovane prete assume l'incarico in una parrocchia di un piccolo borgo francese. Sente attorno a sé ostilità e diffidenza, specie di un Conte che vive nel peccato, tenendo in casa la sua amante, con la moglie ormai rassegnata e addolorata dalla prematura morte di suo figlio. La loro figlia invece non ci sta e vorrebbe fuggire. Il curato cerca di mettere pace nei loro cuori, ma non ci riesce. In più è malato, e ciò gli comporta atroci sofferenze fisiche che si aggiungono a quelle dell'anima.
Bresson traspone un omonimo romanzo di Georges Bernanos, che pone in evidenza il lato umano di un prete, con le sue difficoltà, le sue sofferenze fisiche e spirituali, le sue piccole battaglie quotidiane. L'aspetto gracilino di Claude Laydu si presta bene al ruolo del curato sofferente, e la morte nell'abitazione di un amico spretato è una fine che lui non avrebbe voluto, ma a cui gli eventi hanno portato. In fondo la sua stessa vita è stata in salita, con una fede messa perennemente in discussione dal quotidiano.
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g. romagna
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martedì 15 febbraio 2011
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il diario di un curato di campagna
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Un giovane prete dalla salute cagionevole di una piccola parrocchia di campagna si trova a far fronte alle difficoltà del suo ministero. Le anime del paese gli sono lontane, le ragazze del catechismo si prendono gioco di lui e la sua scarsa esperienza di vita secolare gli impedisce di vivere come vorrebbe le sofferenze di chi gli si avvicina. Stringe un forte legame con una contessa, il cui marito lo considera un impiccione e la cui figlia, incattivita dagli anni di "clausura" entro le mura della tenuta, entra in rotta di collisione con lui. La signora è tormentata dalla morte del proprio figlio, e il curato vive con profondo trasporto il patimento di costei, sino a quando apprende della sua morte.
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Un giovane prete dalla salute cagionevole di una piccola parrocchia di campagna si trova a far fronte alle difficoltà del suo ministero. Le anime del paese gli sono lontane, le ragazze del catechismo si prendono gioco di lui e la sua scarsa esperienza di vita secolare gli impedisce di vivere come vorrebbe le sofferenze di chi gli si avvicina. Stringe un forte legame con una contessa, il cui marito lo considera un impiccione e la cui figlia, incattivita dagli anni di "clausura" entro le mura della tenuta, entra in rotta di collisione con lui. La signora è tormentata dalla morte del proprio figlio, e il curato vive con profondo trasporto il patimento di costei, sino a quando apprende della sua morte. Nel mentre le sue condizioni di salute si aggravano, la sofferenza ed il senso di inadeguatezza mettono in crisi la sua fede, ed in paese si fano forti le dicerie riguardanti una sua dipendenza dall'alcool. Una notte il malessere fisico e spirituale gli fanno perdere conoscenza in mezzo al bosco. Quando si risveglia a soccorrerlo ed accudirlo trova la bambina più propensa a farsi con perfidia gioco di lui durante la catechesi. L'immagine è come un segnale divino di redenzione. La visita medica che effettua in città a seguito del malore è impietosa: trattasi di cancro allo stomaco. La sua vita è segnata: il parroco non farà mai più ritorno al paese e morirà nella città stessa tra le braccia di un vecchio amici seminarista tornato provvisoriamente al secolo per motivi di salute. Le parole che pronunzierà al suo orecchio sul punto di spirare rivelano la summa del suo percorso di vita, così breve ma irto di travagli... Dopo l'espolorazione dei temi della fede e della redenzione nei buoni, negli sventurati e nei cattivi (Mouchette, Au Hasard Balthazar), Bresson mette magistralmente in scena la stessa questione sulla pelle di coloro che della fede sono ministri, illustrando un romanzo le cui pagine sembrano state scritte apposta per dare al regista francese modo di poterle raccontare per immagini. Il travaglio interiore, dilaniante, è l'aspetto dominante della pellicola, ed accosta in tutto e per tutto la parabola del protagonista a quella del calvario di Cristo, con la richiesta di allontanamento del calice al Monte degli Ulivi alla redenzione finale. La visione della realtà terrena resta la solita di Bresson: un universo fatto indistintamente di sventure e pena, in cui la religione è sì speranza, ma mai deterrenza o guida verso il raggiungimento di rettitudine nella parabola di vita. La differenza qui sta nel fatto che il contatto di Dio si fa diretto e sinonimo di pienezza - non può essere altrimenti, vista la sua professione - nell'esistenza del protagonista, ed il fatto permette di andare oltre la dimensione terrena per raggiungere finalmente pieno contatto con la sfera della salvezza e della forza della fede, senza rinnegare minimamente l'inevitabilità delle sofferenze umane dalla nascita alla morte. Bellissimo.
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il cinefilo
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venerdì 28 maggio 2010
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la potenza della fede secondo robert bresson
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Il film in questione racconta la storia di un giovane parroco e dei suoi rapporti con alcuni membri della sua comunità(dove tutti lo guardano con sospetto)e che contribuiranno a mettere in crisi la sua vita e la sua fede religiosa.
Robert Bresson costruisce,fin dalle prime scene,un film il cui punto di forza si trova in una forma di "ritmo delle immagini"(definizione perfetta per "riassumere" lo stile di questo regista)e si tratta di un opera poco comprensibile per coloro che sono abituati soltanto ai "ritmi frenetici" della cinematografia odierna.
Ogni sequenza e ogni dialogo(anche la sceneggiatura è di R.Bresson)emanano una forte aura di spiritualità e una profonda conoscenza della religione cattolica(ma senza mai sprofondare nel bigottismo)e che trovano,in parte,una loro "sintesi" nel volto perennemente tormentato e sofferente del protagonista(a tratti,però,in maniera forse eccessiva).
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Il film in questione racconta la storia di un giovane parroco e dei suoi rapporti con alcuni membri della sua comunità(dove tutti lo guardano con sospetto)e che contribuiranno a mettere in crisi la sua vita e la sua fede religiosa.
Robert Bresson costruisce,fin dalle prime scene,un film il cui punto di forza si trova in una forma di "ritmo delle immagini"(definizione perfetta per "riassumere" lo stile di questo regista)e si tratta di un opera poco comprensibile per coloro che sono abituati soltanto ai "ritmi frenetici" della cinematografia odierna.
Ogni sequenza e ogni dialogo(anche la sceneggiatura è di R.Bresson)emanano una forte aura di spiritualità e una profonda conoscenza della religione cattolica(ma senza mai sprofondare nel bigottismo)e che trovano,in parte,una loro "sintesi" nel volto perennemente tormentato e sofferente del protagonista(a tratti,però,in maniera forse eccessiva).
La fede intesa come "percorso di sofferenza interiore" si contrappone alla fede intesa come "percorso di felicità interiore"(anche se è difficile stabilire quale messaggio volesse mandare il regista) e in cui il protagonista sembrerebbe quasi accollarsi su di sè tutto il male del mondo e dell'umanità e credendo di trasportare questo peso egli trasferisce il suo "dolore" in un piccolo diario dove annota tutti i fatti della sua triste esistenza...film affascinante e molto complesso.
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giuseppe th. dreyer
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lunedì 4 maggio 2009
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bresson e la grazia di dio.
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Trasposizione del romanzo di bernanos quello di Bresson si rivela fedele al romanzo. La storia di un parroco e del suo rapporto con dio e con la gente della comunità in cui vive. Bresson confenziona un film bellissimo con il suo stile accurato e particolare. Il cinema di bresson, definito il cinema della mani, qua raggiunge una delle sue altissime vette. La camera si muove sciolta, slegata, e segue bene la storia. Suggestive le numerose inquadrature delle mani del protagonista intento a scrivere il suo diario. Un film intenso, bello, e realizzato in maniera perfetta. Voto 10.
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alfio
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mercoledì 25 febbraio 2009
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esperienza umana e spirituale altissima ed eterna
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Il film é meraviglioso, la vostra recensione é eccessivamente stringata fino a fare comprendere male la vera realtà chè il film racconta e contiene anche delle imprecisioni come "figlio" perchè é una figlia.
Inoltre, anche ammesso che siate un sito "laico" non é fuori luogo fare riferimento al riferimento cristocentrico di tutto il racconto.
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