Un ricco signore messicano offre un milione di pesos a chi gli porterà la testa di Alfredo Garcia, l'uomo che ha messo incinta sua figlia. Un pianista in rovina vuole cogliere a tutti i costi l'occasione che attendeva da tempo, ma in seguito alla perdita di Elita, la donna che voleva sposare, un violento desiderio di vendetta si scatena in lui. Il decimo film di Peckinpah è uno dei suoi capolavori più grandi. Semplice all'apparenza, nella trama e negli ideali dei personaggi, è un'opera di rara riflessione e complessità. Il western, forse il genere più amato dal regista americano, è rimpiazzato dalle automobili e dalle armi moderne, ma i valori e le azioni dei personaggi sono ancora legati in modo evidente all'epoca passata, descritta in tante occasioni dallo stesso Peckinpah. Bennie, pervaso in tutta la prima parte da un implacabile senso di avidità, attaccamento al denaro, e poco rispetto per le tradizioni del mondo occidentale, decide di sacrificare tutto per vendicare l'uccisione di Elita, la donna che troppo tardi aveva capito di amare, sapendo benissimo di andare incontro alla morte. La figura di Elita rappresenta qualcosa di nuovo: il concetto di Donna-Natura, fonte di vita e speranza per il protagonista. Tra le innumerevoli sequenze da non dimenticare spiccano sicuramente i dialoghi tra Bennie ed Elita, la sosta col bambino che pulisce i vetri della macchina e la leggendaria scena del cimitero. Questo film, ancora una volta poco apprezzato da buona parte della critica, rappresenta forse come nessun altro la filosofia e le ossessioni di Peckinpah. Indimenticabile.
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