Il passo sospeso della cicogna del titolo è quello di chi è posto davanti alla linea azzurra che delimita i due stati e si ritrova con un piede poggiato sulla sua terra e l'altro sospeso in territorio straniero, in una posizione che, se crollasse, gli procurerebbe la morte: i rapporti con i "vicini" sono così deboli che, ci racconta il Colonnello, spesso ci scappa il morto anche per il semplice contrabbando di un solo pacchetto di sigarette. Anghelopoulos utilizza la storia del riconoscimento da parte di un reporter di un importante uomo politico greco, da tempo scomparso dopo aver inspiegabilmente abbandonato il Parlamento, come pretesto per realizzare la sua particolare elegia della frontiera, nei pressi della quale tutto acquista una dimensione diversa, analizzando, nel particolare, il caso di un fiume che, come tanti altri, segna un confine: sull'estuario di questo fiume si apre il film e sulle sue stesse rive si chiude. Anello di congiunzione tra queste due storie è il libro che il deputato di sinistra, interpretato da Marcello Mastroianni, ha fatto pubblicare poco prima della sua scomparsa: nell'ultima pagina de La malinconia di fine secolo, egli si domanda "quali nuove parole chiave avremmo potuto inventare per dar vita ad un nuovo sogno collettivo"? Naturalmente la domanda è retorica, e, dopo averla posta, di fronte alla consapevolezza dell'impossibilità di distruggere i confini tra nazioni (distruzione che favorirebbe la costruzione di questo sogno collettivo), decide di attraversare anche lui la sua frontiera e rifugiarsi in quella città sperduta della Grecia settentrionale, chiamata "sala d'attesa" perché è un coacervo di profughi ed immigrati, e di mescolarsi al curdo, all'albanese, all'iraniano (struggente il racconto della sua fuga, quando, pur di non farsi scorgere dai militari, era arrivato a desiderare che la luna non spuntasse, che una cosa bella morisse) che, arrivati illegalmente, aspettano il passaporto per ricominciare una vita altrove: un "altrove" che, col tempo, ha finito per acquistare una dimensione mitica più che effettivamente reale. Come fare allora per realizzare questo sogno? Possibile che sia così difficile realizzare, calando l'ideale nel reale, la favola che lo stesso Mastroianni racconta, degli uomini che, tutti aggrappati ad un aquilone, cercano di riparare su altri pianeti (quant'è colto Anghelopoulos, che crea quest'immagine che riprende la "social catena" di Leopardi)? Il reporter senza scrupoli invita la moglie di lui Jeanne Moreau (ricongiungendo più di trent'anni dopo la mai dimenticata coppia de La notte) per farlo riconoscere: è lui, ma, stranamente, lei dichiara il contrario. Il perché lo si capirà soltanto quando egli stesso affermerà che ormai la sua vita è questa, nella scena successiva al matrimonio ai bordi del fiume, con i due sposi che si impalmano senza nemmeno potersi baciare né toccare, grandiosa intuizione che meglio di qualunque altra riesce a spiegare la situazione di chi vive diviso dai suoi cari da una semplice linea azzurra.
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