Yo puta

Già Whore aveva descritto in maniera molto cruda e reale, le condizioni di vita delle prostitute. Questo film arriva dopo l’opera di Russel, ma nulla gli ha da invidiare sul piano della descrizione stilistica e narrativa. Perché lo fa in maniera diversa e aggiunge qualcosa. La regista Luna, ci mostra, con l’ausilio di piccoli intervalli di film, un documentario che fa luce non solo sulla prostituzione di strada, ma anche su quella di lusso, quella maschile, sui clienti e i loro vizi, sulla pornografia, su come si può arrivare a fare parte di quel mondo. Ci sono donne che odiano quello che fanno, ma anche altre a cui piace. Sarebbe stato un prodotto interessante anche senza le parti recitate, ma queste aiutano sicuramente lo scorrere generale della pellicola e riempiono le mancanze narrative che sarebbero risultate nel puro documentario. Essendo un prodotto europeo, è più vicino alle implicazioni che ci sono fra accadimenti politici del nostro continente ed i loro riflessi anche sul mercato del sesso, ponendoci di fronte all’ancora irrisolta questione su come regolarizzare un mestiere che non potrà mai finire, ma che da sempre è tabù, ma soprattutto gestito, per la maggior fetta, dalla criminalità, termine già di per sé difficilmente accostabile con l’altro termine alla base di tutto “piacere”.