Paris Dabar

   
   
   

Una gara un po' diversa. Valutazione 3 stelle su cinque

di diario notturno


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martedì 1 febbraio 2005

Si, una gara come la Paris Dakar. Ma qui non siamo a Parigi e non si arriverà a Dakar. Siamo a Bologna, quartiere Pratello. Si sta organizzando una gara, la Paris Dabar, appunto. Vince chi beve di più senza sfarsi, senza stracciare (=vomitare). Comincio a conoscere i personaggi. Tutti verissimi, lontani dalla “normalità” che ci circonda e che non esiste, quella che ci propone la TV, i giornali, l'apparenza. E’ un viaggio in compagnia dell’umanità di un quartiere. E’ genere umano. Zani partecipa alla gara da casa. Non può farsi vedere in giro. Ci andrebbe, ma è in mutua. Riceve gli amici a casa e tra una canna e l’altra offre la sua compagnia, ma nessuna soluzione. Agli amici basta. Trippo. Un bisonte buono, sfatto ma lucido quando si tratta di parlare della sua etica. Lui è cattolico ma è ateo. E' buono ma cattivo. Fa la carità, il bene, ma non crede in Dio. Ha la sua etica. Tutto il resto può andare a fare in culo, per lui. C’è Letizia. E’ grassa e cerca l’amore negli schiaffi del suo ragazzo. Regge benissimo l’alcol. C’è Osvaldo, quello che ha detto che “non puoi farti tutte le donne del mondo… ma almeno bisogna provarci.” Poi ci sono i bar, gli abitanti del quartiere. La gara. C’è il Pappa, assetato di vittoria. Si gira intorno a quattro bar. Ci sono le regole. 4-5 bevute in ogni bar. Il Pappa “triplica” gli avversari. Sarà il primo a cadere. Un vero straccio sbattuto su una sedia. Si passa di bar in bar. Il premio è una notte con un trans, Luna. Scene rubate a una gara vera. A pezzi di umanità veri. C’è poco cinema e tanto racconto. Un tale viene raccolto in bagno. E’ a terra. “Ma questo non doveva essere uno dei più forti…?” "Cazzo! Si è pure cagato addosso!” "Ma no… bisogna mantenere un certo limite…" dice Trippo, appena dopo essersi pippato una striscia di cocaina. Si finisce tutti ubriachi, qualcuno all’ospedale, qualcuno sfatto per strada. Una banda di paese. Atmosfere felliniane. Un film che racconta dal basso, con immagini e suoni sporchi. Telecamere che seguono da vicino un gioco liberatorio. Una festa di quartiere, lontano dalla normalità. Vicinissimo alla normalità.

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