dian71cinema
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domenica 20 aprile 2014
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14 sins : superbia
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SI PERCHE' POSSIAMO DEFINIRE "PECCATO" IN ANALOGIA CON IL "DISPIACERE" DI UN PRODOTTO CINEMATOGRAFICO CHE, SEPPURE FIGLIO, (O NIPOTE COME PREFERITE) DI CONCEPIMENTI CHE RIMANDANO A "PARTI GEMELLARI DIZIGOTI"... MANIFESTA UNA SUA ORIGINALITA'.
UN FILM CHE SCORRE GIA' NEI PRIMI DIECI MINUTI AD UN BUON RITMO E CHE HA LA CAPACITA' DI CATTURARE LO SPETTATORE IN UN THRILLER D'AZIONE AVVINCENTE; RICCA ANCHE LA SIMBOLOGIA CHE FORNISCE UNA INTERPRETAZIONE SOGGETTIVA DEGLI ADDETTI AI LAVORI SU ARGOMENTI DI CARATTERE ETICO-POLITICO- ECONOMICO E NATURALMENTE SOCIAL RELIGIOSO..
IL TELEFONINO COME ELEMENTO PRINCIPALE DI UNA COMUNICAZIONE AL LIMITE DELLA MEGALOMANIA (PUNITO, E MACCHIATO DI SANGUE). MERITO ALLA PARTE "TECNICA E TECNOLOGICA".
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SI PERCHE' POSSIAMO DEFINIRE "PECCATO" IN ANALOGIA CON IL "DISPIACERE" DI UN PRODOTTO CINEMATOGRAFICO CHE, SEPPURE FIGLIO, (O NIPOTE COME PREFERITE) DI CONCEPIMENTI CHE RIMANDANO A "PARTI GEMELLARI DIZIGOTI"... MANIFESTA UNA SUA ORIGINALITA'.
UN FILM CHE SCORRE GIA' NEI PRIMI DIECI MINUTI AD UN BUON RITMO E CHE HA LA CAPACITA' DI CATTURARE LO SPETTATORE IN UN THRILLER D'AZIONE AVVINCENTE; RICCA ANCHE LA SIMBOLOGIA CHE FORNISCE UNA INTERPRETAZIONE SOGGETTIVA DEGLI ADDETTI AI LAVORI SU ARGOMENTI DI CARATTERE ETICO-POLITICO- ECONOMICO E NATURALMENTE SOCIAL RELIGIOSO..
IL TELEFONINO COME ELEMENTO PRINCIPALE DI UNA COMUNICAZIONE AL LIMITE DELLA MEGALOMANIA (PUNITO, E MACCHIATO DI SANGUE). MERITO ALLA PARTE "TECNICA E TECNOLOGICA".. UN BUON EFFETTO DIGITALE, CON QUALCHE DISCRETO EFFETTO SPECIALE.
LA SCENEGGIATURA E' IL LATO DEBOLE DI QUESTO FILM.. CHE VUOLE STRAFARE E GIUNGE VERSO IL FINALE AD UN CRESCENDO (SEPPURE COERENTE CON LA STRUTTURA DEL FILM STESSO).. MA CHE SUPERA I CONFINI.. RISULTANDO COMPLESSIVAMENTE ECCESSIVO, FANTASCIENTIFICO..GROTTESCO.
IN OGNI CASO IL RISULTATO COMPLESSIVO E' DI UN DISCRETO FILM, MA CHE, CON LA STESSA MINUZIOSA ATTENZIONE EFFETTUATA NELLO SVOLGIMENTO DELLE SEQUENZE FINO AI 2/3 DEL LAVORO.. POTEVA TERMINARE CON UNA SCENEGGIATURA MAGGIORMENTE "MISURATA" DA RISULTARE PERTANTO COERENTE E LASCIARE LO SPETTATORE A BOCCA APERTA UGUALMENTE.
VOTO 7-
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totybottalla
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sabato 25 agosto 2018
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tentazione e inganno, il prezzo del danaro!
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Siamo tutti frangibili? L'avidità il bisogno, la disperazione ci rendono tali o forse no? Il film di Daniel Stamm ribadisce una sola cosa, la solita: Il denaro costa caro, la sua possezione in doppio senso ci illude in un delirio senza controllo, qualche volta pure noi davanti a un bivio che la vita come un gioco perverso ci mostra veniamo sedotti dalla strada più corta, il racconto progressivo del film è intrigante e ci trascina in un finale da melodramma poco convincente, un remake che forse andava giocato con più fantasia e un cast più adeguato così da non renderne la visione come una delle 13 prove, beh! Sempre meglio che mangiare una mosca! Valutazione: 2,5 stelle.
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Siamo tutti frangibili? L'avidità il bisogno, la disperazione ci rendono tali o forse no? Il film di Daniel Stamm ribadisce una sola cosa, la solita: Il denaro costa caro, la sua possezione in doppio senso ci illude in un delirio senza controllo, qualche volta pure noi davanti a un bivio che la vita come un gioco perverso ci mostra veniamo sedotti dalla strada più corta, il racconto progressivo del film è intrigante e ci trascina in un finale da melodramma poco convincente, un remake che forse andava giocato con più fantasia e un cast più adeguato così da non renderne la visione come una delle 13 prove, beh! Sempre meglio che mangiare una mosca! Valutazione: 2,5 stelle. Saluti.
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carloalberto
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sabato 8 agosto 2020
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l''apoteosi della normalità
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La Weinstein Company nel 2014 affida a uno specialista del genere horror, Daniel Stamm, la regia del remake di una pellicola thailandese del 2006,13 Beloved. Il numero 13 è associato da sempre, nell’immaginario collettivo, a qualcosa di terribile o alla morte. In questo caso non ha portato di certo fortuna al fondatore della società produttrice. Non si contano le pellicole che hanno nel titolo il numero 13. La sceneggiatura oltre che all’originale asiatico è debitrice anche ad altri soggetti più o meno simili ed, in alcuni tratti, richiama alla mente inevitabilmente i ricatti efferati della serie di Saw.
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La Weinstein Company nel 2014 affida a uno specialista del genere horror, Daniel Stamm, la regia del remake di una pellicola thailandese del 2006,13 Beloved. Il numero 13 è associato da sempre, nell’immaginario collettivo, a qualcosa di terribile o alla morte. In questo caso non ha portato di certo fortuna al fondatore della società produttrice. Non si contano le pellicole che hanno nel titolo il numero 13. La sceneggiatura oltre che all’originale asiatico è debitrice anche ad altri soggetti più o meno simili ed, in alcuni tratti, richiama alla mente inevitabilmente i ricatti efferati della serie di Saw. con tanto di scene cruente e granguignolesche. Il cast non è poi così deludente, almeno per quanto riguarda i due protagonisti, Mark Webber e Devon Fleming ed il film si lascia guardare, sebbene non coinvolga mai emotivamente. Tra gli attori Ron Perlman, famoso per aver interpretato Salvatore, il monaco deforme nel Il nome della rosa. Non mancano le sorprese e qualche colpo di scena, anche se annunciato. Le parti migliori sono quelle in cui la commedia noir prende il sopravvento sul thriller, che lascia un po’ a desiderare per la mancanza assoluta di suspense, e la scena al bar, con il morto cui viene servito un caffè da una petulante cameriera, è sicuramente riuscita. La morale è infantile e rassicurante del tipo non lasciare mai la via vecchia per la nuova o accontentati di ciò che hai e vivrai felice. Il regista strizza l’occhio ai complottisti planetari quando un attore, l’ottimo caratterista Pruitt Taylor Vince, relegato in una parte minore, sostiene che l’un per cento dell’un per cento della popolazione mondiale, che detiene il potere, si diverte nel manovrare come burattini il resto dell’umanità. Ma c’è anche un risvolto pseudo sociologico in riferimento alla capacità manipolatrice dei mass media e alle trasformazioni che il desiderio del denaro può operare sulla psiche. In poche parole, il film è un guazzabuglio inestricabile e confusionario di mille cose incollate insieme alla meno peggio e di generi eterogenei come la fantapolitica, l’horror, il thriller, la commedia nera e dulcis in fundo il drammone familiare, con tragedia nascosta, dovuto al rapporto conflittuale con il vecchio padre ammalato con un passato violento e razzista. Il peccato capitale è la ribellione, che peraltro non può essere spontanea ma soltanto eterodiretta da forze oscure e maligne, nella fattispecie teleguidata, contro le angherie di una società che mortifica l’onesto e probo cittadino. La redenzione è l’apoteosi della normalità, ritrovata alla fine di un percorso demoniaco, riscoperta come rifugio salvifico e grembo materno, pronto a riaccogliere lo sventurato, la pecorella smarrita, che ha assaporato, almeno per un giorno, l’anarchismo della belva indomita e feroce che ha vendicato i torti subiti e le nefandezze sopportate per tutta una vita. Dunque, non manca proprio nulla, eppure qualcosa deve essere sfuggito a Daniel Stamm se il risultato è un film che non supera la sufficienza.
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