paolo
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domenica 27 febbraio 2011
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amore e possesso spiegato da un maestro
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Ho letto la recensione al film. >dissento completamente. Il film mi ha lasciato senza parole. Le grandi verità e le cose più preziose appaiono banali e rindondanti per molti, ahimè.
Il film è impeccabile, una fotografia incredibile una sceneggiatura misurata e strepitosa,attori incredibili un messaggio unico. Riuscire con un film a spiegare in modo così esaustivo, crudo e poetico uno dei più grandi inganni della vità è stupefacente. Ai mie figli da tempo cercavo il modo di insegnare loro come non confondere amore e possesso. andrò a comprare il DVD. la confusione tra amore e possesso è uno dei grandi drammi della vita. Il film è un capolavoro tutt'altro che rindondante e banale! chi non lo comprende probabilmente vive irrimediabilmente nell'inganno suddetto
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dounia
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martedì 2 agosto 2011
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messaggio della natura
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La fine del film presenta una mamma che racconta a suo figlio una conoscenza particolare avuta con una volpe, come se fosse una fiaba. La storia del film è impostata su questo momento che poi si sviluppa in tanti altri e dà luogo ad una vicenda complessa. Bertille, una bambina carina dai capelli rossi, conosce una volpe. Tra loro nasce una profonda amicizia e Bertille vede così l'animale con interesse, come se fosse un essere umano; l'incontra spesso nel bosco, capisce dove abita e lei la porta nella sua dimora e le presenta la sua stanza. Lo scambio per la bambina sembra logico, si accorge però che non lo è per l'animale. Capisce inoltre che la vita non è uguale per tutti. La trama è semplice e lo spettatore nota dei paesaggi molto belli della natura, che sono grandi durante le passeggiate della bambina quando incontra la volpe e piccoli quando conosce la "casa" dell'animale nel bosco.
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La fine del film presenta una mamma che racconta a suo figlio una conoscenza particolare avuta con una volpe, come se fosse una fiaba. La storia del film è impostata su questo momento che poi si sviluppa in tanti altri e dà luogo ad una vicenda complessa. Bertille, una bambina carina dai capelli rossi, conosce una volpe. Tra loro nasce una profonda amicizia e Bertille vede così l'animale con interesse, come se fosse un essere umano; l'incontra spesso nel bosco, capisce dove abita e lei la porta nella sua dimora e le presenta la sua stanza. Lo scambio per la bambina sembra logico, si accorge però che non lo è per l'animale. Capisce inoltre che la vita non è uguale per tutti. La trama è semplice e lo spettatore nota dei paesaggi molto belli della natura, che sono grandi durante le passeggiate della bambina quando incontra la volpe e piccoli quando conosce la "casa" dell'animale nel bosco. La fiaba narrata si trasforma alla fine in favola e ha lo scopo di mettere in evidenza, oltre che le belle immagini, i ritmi differenti di due mondi opposti oltre all'incapacità dell'uomo di afferrarli. Sembra che il regista voglia interpretare un messaggio della natura per fare capire all'uomo ciò che l'ambiente vuole dire.
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mondolariano
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venerdì 27 maggio 2011
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un sorso di natura
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I verdi paesaggi hanno la parte del leone (o della volpe) in questo grazioso affresco di natura, che ha il merito di rivivere un mondo lontano dalla grigia realtà di ogni giorno. E’ quasi un documentario sulla vita degli animali, che si snoda tra tante situazioni senza una trama precisa. Carino, tranquillo, senza forti emozioni, almeno fino a quando la volpe non si fa male per colpa di Bertille. Il messaggio che spiega la difficile convivenza tra uomini e animali non è meditato ma è visto attraverso l’insapienza della bambina, il che spiega la banalità che secondo alcuni costerebbe al film parecchi punti di penalizzazione.
Girato in Francia e in Abruzzo. Da vedere almeno una volta.
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elgatoloco
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giovedì 2 gennaio 2020
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straordinario, senza ulteriori determinazioni
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Sarà forse eccessivo(o meglio verrà considerato tale), apodittico etc., ma dire"Film straordinario, senza ulteriori determinazioni"di questo "Le renard et la fille"(2007, Luc Jacquet)corrisponde al mio pensiero sul film. E'la storia(non in forma di documentario, ma di storia narrata, di vicenda visssuta, che poii ci sia un eventuale"pre-testo"reale.biografico importa poco, come non m'importa per nulla che ci sia stata, come sembra, una sponsorizzazione importante da parte di un'azienda alimentare...)dell'amicizia, anche difficile ma intensa e realmente partecipata tra una bambina decenne e una volpe. Da ammirare il soggetto, la sceneggiatura, la regtia, che danno voce a un'esperienza veramente "ecologica"(nell'accezione letterale-etimologica del lemma, senza riflessi partittici, in Italia invero poco sentiti.
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Sarà forse eccessivo(o meglio verrà considerato tale), apodittico etc., ma dire"Film straordinario, senza ulteriori determinazioni"di questo "Le renard et la fille"(2007, Luc Jacquet)corrisponde al mio pensiero sul film. E'la storia(non in forma di documentario, ma di storia narrata, di vicenda visssuta, che poii ci sia un eventuale"pre-testo"reale.biografico importa poco, come non m'importa per nulla che ci sia stata, come sembra, una sponsorizzazione importante da parte di un'azienda alimentare...)dell'amicizia, anche difficile ma intensa e realmente partecipata tra una bambina decenne e una volpe. Da ammirare il soggetto, la sceneggiatura, la regtia, che danno voce a un'esperienza veramente "ecologica"(nell'accezione letterale-etimologica del lemma, senza riflessi partittici, in Italia invero poco sentiti...)dove si ha una sorta di "comunione"tra tutti gli animali e tutte le forme viventi e del vivente nella natura, che p sempre, in questo caso, intesa come"naturans"e come"naturata", con buona pace di Baruch Spinoza..."Intelligenza", vitalità, reazioni non solo"reattive"ma creative alle sfide quotidiane: tutto questo è nel film, dove Bertille Noe"l-Bruneau(allora la ragazzina)come Isabelle Carré(la stessa persona divenuta madre e narrante la storia al figlio, bambino)hanno un ruolo non determinante ma collaborano all'opera. El Gato
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great steven
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domenica 16 agosto 2015
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difficile replicare un successo senza i mezzi...
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LA VOLPE E LA BAMBINA (FR, 2007) diretto da LUC JACQUET. Interpretato da BERTILLE NOEL-BRUNEAU, ISABELLE CARRé, THOMAS LALIBERTé
Una bambina lentigginosa dai capelli rossi, mentre ritorna in sella alla sua bicicletta a casa da scuola, incontra una volpe nel bel mezzo di un bosco. L’intenzione di addomesticarla e farsela amica diventa da quel momento la sua unica ragione di vita: ogni giorno va ad aspettarla sotto l’immenso faggio presso cui si sono incontrate la prima volta, e passo dopo passo l’animale prende confidenza con lei, si lascia avvicinare e impara a riconoscerla come una presenza positiva. Insieme corrono per la campagna, salgono sopra gli alberi e sulle alture rocciose e condividono momenti di allegra spensieratezza.
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LA VOLPE E LA BAMBINA (FR, 2007) diretto da LUC JACQUET. Interpretato da BERTILLE NOEL-BRUNEAU, ISABELLE CARRé, THOMAS LALIBERTé
Una bambina lentigginosa dai capelli rossi, mentre ritorna in sella alla sua bicicletta a casa da scuola, incontra una volpe nel bel mezzo di un bosco. L’intenzione di addomesticarla e farsela amica diventa da quel momento la sua unica ragione di vita: ogni giorno va ad aspettarla sotto l’immenso faggio presso cui si sono incontrate la prima volta, e passo dopo passo l’animale prende confidenza con lei, si lascia avvicinare e impara a riconoscerla come una presenza positiva. Insieme corrono per la campagna, salgono sopra gli alberi e sulle alture rocciose e condividono momenti di allegra spensieratezza. Ma quando la bambina decide di far salire in camera sua la volpe e chiude la porta, rischia di provocare un una tragedia: il canide, sentendosi intrappolato, rovescia gli oggetti della stanza e si agita nervosamente fino a scaraventarsi giù rompendo il vetro della finestra, la qual cosa le procura un’evidente ferita al collo. Tristemente addolorata dal drammatico evento, la bambina riaccompagna la volpe alla tana dove si trovano i suoi cuccioli, poi la rivede, incredibilmente ancora viva, alzarsi sulle zampe e porgerle l’ultimo saluto. Dopo qualche altro incontro, le due non si vedranno più. È la storia che una mamma racconta al proprio bambino prima che questi dorma. L’esperimento di replicare il successo ma soprattutto la magica carineria de La marcia dei pinguini si può dire fallito per una macroragione che ne ingloba almeno tre, più ristrette ma non meno plateali: un risultato che limita fortemente il target di questo lezioso documentario ad un pubblico infantile, specialmente per quel che concerne la scelta delle musiche (di scontata smanceria), i piani-sequenza che cercano con goffaggine di imitare quelli dei cartoni animati e l’inserimento forzato di una morale conclusiva che in realtà non approda ad una sua risoluzione pratica. Mi spiego meglio: un significato il film ce l’ha, ma il veicolo attraverso cui lo esprime appare debole e ambiguo, nel senso che la necessità di lasciar vivere gli animali nel loro habitat naturale senza disturbarli o costringerli ad un addomesticamento forzato, viene spiegata mediante il ricorso alla fine di un’improbabile ma profonda amicizia che spezza il cuore solamente alla bambina, l’unica a cui quel rapporto così particolare importava più di qualunque altra cosa. C’è anche da affermare che come protagonista è stata scelta una bambina fra le più melense e odiose che il grande schermo abbia saputo proporre fra i volti nuovi dei personaggi principali femminili, e non solamente in riferimento al cinema francese. Jacquet si aspettava effettivamente troppo da questo docu-film che figura, in fin dei conti, all’interno della sua filmografia come un passo falso o, quantomeno, come un’opera minore. I demeriti sono da affibbiare in particolar modo ad un impianto narrativo favolistico che tradisce sé stesso con l’utilizzo spregiudicato di scene d’azione volgarmente infantilizzate, e pure ad un discorso filo-ambientalista che non abbraccia in verità nessuna coerenza ecologica né tantomeno qualche serio preconcetto da naturalista impegnato. L’unica nota positiva sta nella versione italiana, con un’Ambra Angiolini perfetta nel fare da voce narrante al racconto in prima persona di questa lunga scampagnata agreste per le foreste francesi, tra una tana di volpacchiotti e l’ombra di un gigantesco albero con le foglie che ondeggiano al vento. Prodotto da Canal + e France 3 Cinéma in collaborazione con La Bonne Pioche.
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elgatoloco
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giovedì 30 dicembre 2021
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pochi film come questo...
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Raramente un film, in questo caso un film vero e proprio, con soggetto, sceneggiatura, interpreti(in questo caso Bertille Noe"lBruneau, la bambina di diecci anni, Isabelle Carré, la bamibina ormai grande e mamma, Thomas Laliberté, il bambino, parte piccola e ristetta al finale, ma efficace, Kathe Winslet nell'originale, Ambra Angiolini nel doppiaggio itlaiano, comunque brava), come"Le renard e l'enfant"(Luc Jacquet, anche autore di soggetto e sceneggiatura insieme con Eric Rognard, 2007)sussume in sé un documentario veramente filmico, ossia realizzato con tutti i crismi del film, dove lo sguardo del regista-narratore è seriamente interessato a quanto narra, senza minimamente abdicare al ruolo della storia, dellaa narrazione piena, del racconto"in soggettiva"che però ha valenza universale.
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Raramente un film, in questo caso un film vero e proprio, con soggetto, sceneggiatura, interpreti(in questo caso Bertille Noe"lBruneau, la bambina di diecci anni, Isabelle Carré, la bamibina ormai grande e mamma, Thomas Laliberté, il bambino, parte piccola e ristetta al finale, ma efficace, Kathe Winslet nell'originale, Ambra Angiolini nel doppiaggio itlaiano, comunque brava), come"Le renard e l'enfant"(Luc Jacquet, anche autore di soggetto e sceneggiatura insieme con Eric Rognard, 2007)sussume in sé un documentario veramente filmico, ossia realizzato con tutti i crismi del film, dove lo sguardo del regista-narratore è seriamente interessato a quanto narra, senza minimamente abdicare al ruolo della storia, dellaa narrazione piena, del racconto"in soggettiva"che però ha valenza universale. Storia di una bambina di dieci anni e del suo"innamoramento"per una volpe, che segue, con cui ha un rapporto d'amicicia pieno, anche conflittuale, che scopre madre di vari bellissmi volpini, con cui gioca senza reque, portandola anche a casa, dove ad un certo Pitou(questo il nome che le ha assegnato)"impazisce"forse per la paura(un ambiente chiuso, estraneo, diverso dal bosco, che è il suo habitat)e rompe una finestra ferendosi gravamente, ma sopravvivendo(bellissime le sequenze dei volpini.figli che le leccano le ferite)e la bambina ormai grande che racconta tutto quesdto al suo bambino, che suona lo zufolo come a suo tempo la mamma, sperando di attirare Pitou... Veramente un capolavoro, che sintetizza piena ecologia(non stolidamnte"deep ecology")e pienezza dei sentimenti, nella loro espressione migliore, tanto da realizzare quanto altrimenti pochi film riescono a raggiungere... Decisamente, Jacquet che, nella sua"vita precedente"è stato un biologo e un documentarista, continua ad esserlo, inverando queste sue capacità, certo rare quanto preziose: se già"La Marche de l'empereur", precedente di due anni, narrava la marcia dei pinguini con un"piglio"che è da narratore e non da"semplice documentarista", qui tale capacità si esprime in pieno, senza alcuna remora, realizzando appunto la sintesi tra creatività e rigore scientifico da biologo, evidentemente"ecologista", appunto nel senso vero e"pieno"del lemma. Del resto, volpe a parte e pur ribadendo la sua assoluta centralità, il film evidenzia tutto il resto della natura, animali e piante nella loro pienezza appunto di ambiente naturale, dove l'uomo si vede finalnmente non come dominaotore della natura, ma come parte della stessa, dovendo semmai, secondo il vero dettato biblico, esserne il custode.., . El Gato
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francesco2
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giovedì 21 maggio 2009
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anche i francesi, nel loro piccolo,si aggiornano
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Anche io,data la scarsa incisività delle situazioni, mi son chiesto se non sarebbe stato meglio un documentario sull'argomento.Tantopiù alla luce delle scene che ritraggono la volpe, e altri animali....
Ma se come scrive quell'individuo del "Foglio" gli addestratori han ben lavorato è stato meglio ricavarne questo filmetto di finzione,sicuramente-Secondo me-interpretato maluccio dalla ragazzina ma ben fotografato.Una strada su cui si potrebbe lavorare anche in Italia(Qualcuno ha già visto "Parole sante e"Biutiful Country"?), anche se immagino quelli siano documentari diversi.
E' bello il colpo di scena finale:la narratrice era una donna già aduta.Anche se non è nulla di nuovissimo(Bati pensare,per esempio,all'"Albero di Antonia".
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