Con “Isa9000” il cinema fa una dichiarazione d’amore al teatro, di un amore assoluto, incondizionato. E non a caso il suo oggetto d’amore è Isa Danieli, un’attrice che nel corso di tutta la sua carriera ha declinato la parola “spettacolo” nelle sue tante sfumature, dalla sceneggiata alla rivista, al varietà, dal teatro colto al cinema, alla tv. Esperienze artistiche che, come giustamente ci ricorda il finale del film, la rendono unica, irripetibile, inclonabile…
No, Isa non può e non deve diventare pop art geneticamente rinnovabile, quasi un’icona di Warhol: è figlia di quell’arte che nasce popolare per farsi alta con dedizione, sensibilità, fatica, ricerca, passione e costanza, facendo tesoro di tutti gli incontri che la Fortuna ci sa donare.
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Con “Isa9000” il cinema fa una dichiarazione d’amore al teatro, di un amore assoluto, incondizionato. E non a caso il suo oggetto d’amore è Isa Danieli, un’attrice che nel corso di tutta la sua carriera ha declinato la parola “spettacolo” nelle sue tante sfumature, dalla sceneggiata alla rivista, al varietà, dal teatro colto al cinema, alla tv. Esperienze artistiche che, come giustamente ci ricorda il finale del film, la rendono unica, irripetibile, inclonabile…
No, Isa non può e non deve diventare pop art geneticamente rinnovabile, quasi un’icona di Warhol: è figlia di quell’arte che nasce popolare per farsi alta con dedizione, sensibilità, fatica, ricerca, passione e costanza, facendo tesoro di tutti gli incontri che la Fortuna ci sa donare.
È così che si racconta all’improbabile banda di colleghi-improvvisati-rapitori ingaggiati dall’avido impresario, i quali, come lo spettatore, sono a loro volta rapiti dall’amore per il lavoro e per la vita evocato da Isa in ogni suo ricordo, e lei riesce a piegare il cinema alla legge del teatro.
Trasforma la cantina-prigione (che bella idea!) in un ennesimo palcoscenico dove la sua vita per il teatro si fa teatro e mentre si replica il rito mistico del narrare alla luce fioca delle candele c’è chi mangia, beve, gioca a carte (come un tempo nelle sale d’avanspettacolo?) e i rapitori si fanno spettatori devoti, ancora una volta, come sempre quando è lei protagonista.
E viene voglia che il film non finisca, per conoscerla meglio ed amarla di più.
Tutto intorno a Isa, Regina consapevole ma mai altera delle scene, ruotano i tanti volti che hanno riempito e riempiono la sua vita professionale e non, tutti allegramente coinvolti nel meccanismo del film che coniuga perfettamente fiction e documentario, intervista, citazioni e improvvisazione, letteratura e scherzo.
E se ci fosse anche un omaggio al fumetto? In fondo gli scanzonati rapitori mascherati da Pulcinella non ricordano forse la Banda Bassotti? E il delizioso Prof. De Omnibus? Ma è come il disneyano Pico della Mirandola, naturalmente!
Eppure, è proprio il desiderio di riprodurre questa straordinaria creatura d’arte genuina, mai artificiale, che resta la migliore seppure insolita dichiarazione d’amore per lei e la sua arte. Perché, al di là della retorica e dell’etica, ci piacerebbe davvero conservare per sempre l’umanità, la bellezza e la sensibilità, la profondità e la leggerezza di Isa, forever, come dicono a Hollywood!
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