nerofelix
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lunedì 31 luglio 2006
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il pathos c'è ma...
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E' un buon film, il genio di Scorsese in cabina di regia è evidente, i ritmi sono incalzanti, le interpretazioni esemplari (De Niro addirittura strepitoso). Si segue dall'inizio alla fine con immutata tensione, le trovate visive sono efficaci, la fotografia è spettacolare. Tutto bene, allora? No... ci sono i "ma". Ma... un avvocato (Nick Nolte) può essere così sciocco e sprovveduto in diversi frangenti della vicenda? Ma... un detective privato così imbecille, come quello che assolda Nolte, come può esistere al di fuori di un film comico? Ma... la polizia americana è davvero così inutile? Ma... non era meglio ritirarsi in un albergo supersorvegliato anziché su una barca in balia della tempesta in un luogo isolato? Ma.
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E' un buon film, il genio di Scorsese in cabina di regia è evidente, i ritmi sono incalzanti, le interpretazioni esemplari (De Niro addirittura strepitoso). Si segue dall'inizio alla fine con immutata tensione, le trovate visive sono efficaci, la fotografia è spettacolare. Tutto bene, allora? No... ci sono i "ma". Ma... un avvocato (Nick Nolte) può essere così sciocco e sprovveduto in diversi frangenti della vicenda? Ma... un detective privato così imbecille, come quello che assolda Nolte, come può esistere al di fuori di un film comico? Ma... la polizia americana è davvero così inutile? Ma... non era meglio ritirarsi in un albergo supersorvegliato anziché su una barca in balia della tempesta in un luogo isolato? Ma... la figlia dell'avvocato ci fa o ci è? Etc.
Troppi "ma", e l'intreccio fa un po' acqua (con alcuni passaggi poco plausibili), però si guarda volentieri perché la situazione, anche se non originalissima, è intrigante e il "thrilling" è tenuto vivo da una sceneggiatura senza pause. Va visto ma... chi vuol liberarsi di un seccatore, faccia tutto ciò che Nick Nolte non fa! Due stelle per la trama, quattro per il cast artistico (Scorsese in testa): la media fa 3 stelle.
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tony montana
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martedì 19 ottobre 2010
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un grande thriller di un gran regista
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Vale lo stesso discorso di Face/off di John Woo. Nonostante sia un film di genere Scorsese ha diretto un film tesissimo come un cavo di alta tensione, dove tutto funziona alla perfezione: musiche inquietanti diventate un mito, attori che sanno recitare e tensione fino alla fine. Lo sguardo finale dellaLewis con la musica come sottofondo sono qualcosa. Un crescendo. La prima parte è sicuramente la migliore, dove le basi della storia vengono posate in modo perfetto. Il finale è volutamente di molto sopra le righe, con un De Niro ( giustamente candidato all’Oscar ) che sembra non aspettasse altro per scatenare ancor di più la sua bravura. Scorsese esaspera all'ennesima potenza la sua peculiare caratteristica, il movimento di macchina, fino a far diventare il tutto un'opera quasi dal taglio fumettistico.
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Vale lo stesso discorso di Face/off di John Woo. Nonostante sia un film di genere Scorsese ha diretto un film tesissimo come un cavo di alta tensione, dove tutto funziona alla perfezione: musiche inquietanti diventate un mito, attori che sanno recitare e tensione fino alla fine. Lo sguardo finale dellaLewis con la musica come sottofondo sono qualcosa. Un crescendo. La prima parte è sicuramente la migliore, dove le basi della storia vengono posate in modo perfetto. Il finale è volutamente di molto sopra le righe, con un De Niro ( giustamente candidato all’Oscar ) che sembra non aspettasse altro per scatenare ancor di più la sua bravura. Scorsese esaspera all'ennesima potenza la sua peculiare caratteristica, il movimento di macchina, fino a far diventare il tutto un'opera quasi dal taglio fumettistico. Molto particolare, è un grande film, non solo come thriller. Reputo questo film uno dei migliori thriller che sia mai stato realizzato. C'è davvero tensione, la cattiveria di De Niro è mostruosa, si teme per il peggio fino alla fine. Buoni anche Nick Nolte e Jessica Lange. Prima apparizione di Juliette Lewis.
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beppe86
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giovedì 11 ottobre 2007
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ottime scene in cape fear
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Cape Fear, remake de: "Il Promontorio della Paura" del 1962 di Jack Lee Thompson, può essere considerato un thriller psicologico raffinato e al contempo capace di mostrare squarci di assoluta brutalità animalesca, che rimane latente fino alla parte finale del film, per poi esplodere in un climax di violenza inaudita.
Gli ingredienti ci sono tutti. Un cast di prima fascia,dominato dalla presenza scenica imponente di De Niro, uno dei più formidabili attori della storia del Cinema, uno che riesce a piegare il Metodo ad ogni ruolo che interpreta. De Niro (che in questo ruolo si sarebbe di certo meritato il terzo Oscar) è l'attore che tutti i registi vorrebbero: uno che non scherza, che interiorizza alla perfezione il ruolo del personaggio in cui si immedesima, in grado persino di ingrassare, dimagrire, "stempiarsi" o sviluppare poderosi muscoli a comando dei registi (Scorsese ne sa qualcosa).
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Cape Fear, remake de: "Il Promontorio della Paura" del 1962 di Jack Lee Thompson, può essere considerato un thriller psicologico raffinato e al contempo capace di mostrare squarci di assoluta brutalità animalesca, che rimane latente fino alla parte finale del film, per poi esplodere in un climax di violenza inaudita.
Gli ingredienti ci sono tutti. Un cast di prima fascia,dominato dalla presenza scenica imponente di De Niro, uno dei più formidabili attori della storia del Cinema, uno che riesce a piegare il Metodo ad ogni ruolo che interpreta. De Niro (che in questo ruolo si sarebbe di certo meritato il terzo Oscar) è l'attore che tutti i registi vorrebbero: uno che non scherza, che interiorizza alla perfezione il ruolo del personaggio in cui si immedesima, in grado persino di ingrassare, dimagrire, "stempiarsi" o sviluppare poderosi muscoli a comando dei registi (Scorsese ne sa qualcosa). In questo film interpreta il ruolo di Max Cate, un galeotto ebbro di vendetta pieno di muscoli, pluri-tatuato dalla testa ai piedi con motivi macabri e frasi bibbliche sulla giustizia e sulla vendetta, dalla mente sfuggente e dal ghigno sinistro, quasi beffardo (il modo in cui De Niro riesce a "stortare" la bocca dando quell'aria di pienezza di sè è a dir poco stupefaciente), tormenta con satanico compiacimento il pavido avvocato Nick Nolte, accusato da Max per non averlo difeso come la legge prevede.
Da sottolineare la grande interpretazione di una giovane Juliette Lewis, bravissima nella parte della figlia 16enne di Nolte, che con i suoi ammiccamenti e sguardi sfuggenti denota perfettamente l'ambigua personalità della protagonista.
Thriller ben strutturato, diretto con la "solita" maestria registica di Martin Scorsese (a mio avviso il miglior regista di tutti i tempi insieme a Spielberg, Coppola, Welles, Lumet e Cimino), che è in grado di regalarci movimenti di camera unici e scene indimenticabili (come la scena dello stupro dell'amante dell'avvocato, crudele e primordiale; la scena finale in cui Nolte si lava le mani sporche del sangue di de Niro sotto la pioggia, quasi come se volesse purificarsi e la scena del pestaggio tra un DeNiro quasi "invincibile" e gli uomini mandati dal detective dell'avvocato Nolte).
Sceneggiatura intelligente, con molti riferimenti che rimandano ad opere letterarie e culturali(in questo caso alla letteratura bibblica e alle opere letterarie di Miller).
Tiene col fiato sospeso fino all'ultimo.
E ricordate: "Non vivete nel passato...vivere nel passato equivale a morire"
Quattro stelle
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alex41
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martedì 14 settembre 2010
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"imparerai cosa vuol dire perdere!"
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Cape Fear è un thriller psicologico straordinario, spettacolare, soprattutto grazie a un eccellente Robert De Niro, in uno dei suoi più memorabili ruoli mai riusciti: lo psicopatico Mac Cady che, uscito di galera tenterà di vendicarsi rovinando la vita al suo avvocato, che non è riuscito a difenderlo fino alla fine a causa di uno stupro avvenuto più di dieci anni prima. Robert De Niro in questo film è un vero "camaleonte" nel vero senso della parola: in ogni scena in cui appare ha un'espressione sempre diversa dalla precedente: la scena con Danielle al teatro, quando incontra l'avvocato Nick Nolte in auto, fino a quando mostra il suo lato sadico in molti punti del film, verso la fine, dove arriva il pazzoide vero.
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Cape Fear è un thriller psicologico straordinario, spettacolare, soprattutto grazie a un eccellente Robert De Niro, in uno dei suoi più memorabili ruoli mai riusciti: lo psicopatico Mac Cady che, uscito di galera tenterà di vendicarsi rovinando la vita al suo avvocato, che non è riuscito a difenderlo fino alla fine a causa di uno stupro avvenuto più di dieci anni prima. Robert De Niro in questo film è un vero "camaleonte" nel vero senso della parola: in ogni scena in cui appare ha un'espressione sempre diversa dalla precedente: la scena con Danielle al teatro, quando incontra l'avvocato Nick Nolte in auto, fino a quando mostra il suo lato sadico in molti punti del film, verso la fine, dove arriva il pazzoide vero. Un De Niro indimenticabile, un film riuscito anche se a tratti forse un po' lento, ma la regia di Scorsese è dinamite pura. Martin segna un nuovo mezzo capolavoro che porta lo spettatore davanti a un tour di paura, musica e interpretazioni intense. Grandi Nolte e Lange, immenso Scorsese, divino De Niro. Il cinema significa buona interpretazione, ovvero spettacolo, ricordatevelo!
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marlon brando
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lunedì 9 agosto 2010
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thriller spettacolare
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Primo capolavoro del genere e primo remake di Scorsese, Cape Fear non è altro che l’interpretazione madre che segnò le carriere di Robert De Niro e di Nick Nolte: il primo un autentico protagonista antieroe, il secondo un antagonista onesto che pensava solo al futuro della famiglia e che vede il passato perseguitarlo. Scorsese dirige un giallo avvincente, un thriller teso come la corda di un violino e allo stesso tempo un magistrale horror violento e agghiacciante. Cady è come il demonio, perseguita e frustra.
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Primo capolavoro del genere e primo remake di Scorsese, Cape Fear non è altro che l’interpretazione madre che segnò le carriere di Robert De Niro e di Nick Nolte: il primo un autentico protagonista antieroe, il secondo un antagonista onesto che pensava solo al futuro della famiglia e che vede il passato perseguitarlo. Scorsese dirige un giallo avvincente, un thriller teso come la corda di un violino e allo stesso tempo un magistrale horror violento e agghiacciante. Cady è come il demonio, perseguita e frustra. Un continuo susseguirsi di tensione e tormento psicologico oltre che fisico che culmina nella resa dei conti finale dove De Niro, secondo me non aspettava altro che la fine del film per sfoderare tutta la sua bravura. Alla fine, il bene trionfa sempre sul male, ma per una volta doveva vincere il cattivo che se poi è De Niro è un vero spettacolo.
Il finale lascia con gli occhi spalancati.
Da vedere.
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shiningeyes
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mercoledì 31 luglio 2013
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un grande thriller!
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Certamente più scottante e violento dell'originale, “Cape Fear”, remake del “Promontorio della paura”del 62', entra di diritto tra i più emozionanti e paurosi thriller della storia; grazie ad una regia attenta e scrupolosa ai dettagli e ad una fotografia terrificante, che delinea perfettamente il sadismo e il fanatismo di un grandissimo villain, e delinea anche meravigliose atmosfere di suspense in stile hitchcockiano (non a caso, le musiche sono di Bernard Hermann).
Ma a rendere grande questo film sono anche le fantastiche prove di un poker di assi di attori composto da Nick Nolte, Jessica Lange, Juliette Lewis e Rober De Niro.
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Certamente più scottante e violento dell'originale, “Cape Fear”, remake del “Promontorio della paura”del 62', entra di diritto tra i più emozionanti e paurosi thriller della storia; grazie ad una regia attenta e scrupolosa ai dettagli e ad una fotografia terrificante, che delinea perfettamente il sadismo e il fanatismo di un grandissimo villain, e delinea anche meravigliose atmosfere di suspense in stile hitchcockiano (non a caso, le musiche sono di Bernard Hermann).
Ma a rendere grande questo film sono anche le fantastiche prove di un poker di assi di attori composto da Nick Nolte, Jessica Lange, Juliette Lewis e Rober De Niro.
Quest'ultimo è quello che si distingue meglio tra i quattro, sostenendo una prova incredibile e sensazionale, riuscendo a sconvolgere lo spettatore per la cattiveria e sadismo del personaggio da lui interpretato; Nick Nolte è perfetto nell'insicuro e paranoico Sam Bowden, andando quasi a pari passo con il suo più illustre collega; Ottime anche le due donne, in particolare Juliette Lewis che dimostra fin da giovane di avere la stoffa per fare l'attrice. Interessanti le comparsate di Robert Mitchum e Gregory Peck nei ruoli inversi del film originale.
Non si può certo non menzionare la chirurgica e simbolica regia di Scorsese, che ne approfitta per citare i suoi soliti temi religiosi, collegati alla violenza della sua estetica in modo sublime.
“Cape Fear” non è il migliore tra i lavori del regista, ma certamente si difende bene nella sua superba filmografia, e in più, risulta di sicuro uno degli apici del genere thriller; imperdibile per gli amanti del genere.
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luigi chierico
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lunedì 6 ottobre 2014
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tanta paura per nulla
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Un fantastico ed eccezionale Robert De Niro è Max Candy, un uomo diabolico nel curare la sua vendetta per infedele patrocinio, nei confronti dell’avv. Sam Bowden, interpretato molto bene da Nick Colte. L’intero film è ricco di una suspense talora sottile, strisciante, carica di un delirante susseguirsi di immagini,.le scene degli ultimi 15 minuti sono da mozzafiato. La vicenda scabrosa investe anche e soprattutto la moglie e la giovanissima figlia sedicenne di Sam, la moglie Leigh è l’affascinante e brava Jessica Lange, il ricordo va subito al film “Il postino suona sempre due volte”,nonché da Danielle, l’appena diciottenne Juliette Lewis, una buona speranza per il cinema. Non capisco perché aver declassato Gregory Peck e Robert Mitchum da Max e Sam, del primo film di J.
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Un fantastico ed eccezionale Robert De Niro è Max Candy, un uomo diabolico nel curare la sua vendetta per infedele patrocinio, nei confronti dell’avv. Sam Bowden, interpretato molto bene da Nick Colte. L’intero film è ricco di una suspense talora sottile, strisciante, carica di un delirante susseguirsi di immagini,.le scene degli ultimi 15 minuti sono da mozzafiato. La vicenda scabrosa investe anche e soprattutto la moglie e la giovanissima figlia sedicenne di Sam, la moglie Leigh è l’affascinante e brava Jessica Lange, il ricordo va subito al film “Il postino suona sempre due volte”,nonché da Danielle, l’appena diciottenne Juliette Lewis, una buona speranza per il cinema. Non capisco perché aver declassato Gregory Peck e Robert Mitchum da Max e Sam, del primo film di J.Lee Thompson, a due figure di secondo piano in questo di Scorsese, non aveva proprio nessun altro a cui rivolgersi o specchietto per le allodole? Fermo restando che De Niro è formidabile. Particolare rilievo assume l’interpretazione del bravo Joe Don Baker nelle vesti di un investigatore, o meglio di un cattivo consigliere. L’avvocato non ha difeso totalmente il suo cliente che ha dovuto fare 14 durissimi anni di carcere,subendo ogni genere di violenza anche perché condannato per stupro. Il film è condotto benissimo poiché Max Candy pur essendo un violento, gioca come il gatto col topo con Sam e la sua famiglia, lo terrorizza, Sam procede sul filo del rasoio (bellissimo il film “Il filo del rasoio”), così finisce col cadere sempre più in basso. Il finale è girato con delle ottime riprese agghiaccianti, un susseguirsi di colpi di scena,troppi, per arrivare alla morale imposta dal cinema specie quello americano:il male deve essere sconfitto il bene deve trionfare. Molti restano delusi, valeva la pna aspettare tanto per mangiare il topo se poi il topo doveva salvarsi?chibar22@libero.it
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greatsteven
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martedì 18 aprile 2017
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thriller disturbante e mozzafiato ad alta tensione
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CAPE FEAR – IL PROMONTORIO DELLA PAURA (USA, 1991) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da ROBERT DE NIRO, NICK NOLTE, JESSICA LANGE, JULIETTE LEWIS, ROBERT MITCHUM, GREGORY PECK
Quattro personaggi principali: Max Cady (De Niro), psicopatico deviante, pedofilo, maniaco religioso, che ha scontato quattordici anni in prigione sopportando sevizie infernali a causa di uno stupro ai danni di una prostituta minorenne; Sam Bowden (Nolte), l’avvocato che lo ha difeso al processo, ma ha poi archiviato il caso, consentendo la sua incarcerazione, e che ora è un tranquillo e stimato professionista e padre di famiglia; Leigh Bowden (Lange), moglie di Sam, disegnatrice d’interni, donna tollerante e affezionata al consorte; e Danielle (Lewis), la figlia di Sam e Leigh, adolescente un po’ impertinente e mossa da morbose curiosità.
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CAPE FEAR – IL PROMONTORIO DELLA PAURA (USA, 1991) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da ROBERT DE NIRO, NICK NOLTE, JESSICA LANGE, JULIETTE LEWIS, ROBERT MITCHUM, GREGORY PECK
Quattro personaggi principali: Max Cady (De Niro), psicopatico deviante, pedofilo, maniaco religioso, che ha scontato quattordici anni in prigione sopportando sevizie infernali a causa di uno stupro ai danni di una prostituta minorenne; Sam Bowden (Nolte), l’avvocato che lo ha difeso al processo, ma ha poi archiviato il caso, consentendo la sua incarcerazione, e che ora è un tranquillo e stimato professionista e padre di famiglia; Leigh Bowden (Lange), moglie di Sam, disegnatrice d’interni, donna tollerante e affezionata al consorte; e Danielle (Lewis), la figlia di Sam e Leigh, adolescente un po’ impertinente e mossa da morbose curiosità. Uscito di galera, Cady comincia a tormentare Sam, cuocendolo a fuoco lento, partendo da minacce verbali e poi passando ad importunare sempre più selvaggiamente sua moglie e sua figlia, suscitando nell’uomo di legge un enorme fastidio, ma anche una paura terrificante, vista l’intelligenza insospettabile e l’acume perverso con cui conduce la sua tortura. Sam cerca dapprima di risolvere la faccenda con vie legali, consultando un anziano tenente (Mitchum) e assumendo in seguito un detective privato al quale chiede, dopo il fallito pedinamento, di assoldare un gruppo di picchiatori per malmenarlo. Ma Cady, che già gli ha avvelenato il cane e ha mostrato turbolente attenzioni psico-sessuali prima verso Leigh e poi anche verso Danielle, sa come manovrare i fili del gioco e, al momento dell’aggressione, mette fuori i gioco i picchiatori e poi fa causa a Bowden per percosse avvalendosi di un famoso penalista (Peck) che per giunta rifiuta di aiutare Sam. Questi, ormai messo alle strette e sempre più terrorizzato, giacché l’ex galeotto riesce addirittura ad uccidere l’investigatore e la domestica della sua casa, decide che l’unico mezzo per levare di torno Max è sfidarlo sul suo stesso campo e con le sue stesse armi: la violenza e l’intimidazione. Lascia quindi la casa con le due donne e raggiunge Cape Fear: a bordo di un piccolo battello comandato da Sam stesso e durante una furibonda tempesta, avverrà la resa dei conti. Cady, più inferocito e determinato che mai, in un primo momento subisce un’ustione, poi, riemerso dalle acque del fiume, ammanetta Bowden e si appresta a violentargli consorte e figlia, ma poi le forze della natura vengono in soccorso dell’avvocato, che ha ormai mostrato di sapergli tener testa e ha capito come eliminarlo: al termine di un processo improvvisato di una tensione estrema, Cady, non meno stremato di Bowden, viene da questi ucciso con un masso in testa. Negli anni ’90 Scorsese aveva ormai adottato un registro artistico che puntava sulla violenza. Ne sono dei validi esempi la rivisitazione personalissima, ma tutt’altro che hollywoodiana, della vita di Gesù Cristo fatta nel 1988 e il film che girerà quattro anni dopo Cape Fear, ovvero Casinò (sempre con l’inseparabile De Niro protagonista). Questo thriller iper-realistico, fulminante e angosciante sa mantenere elevatissima una tensione drammatica che inquieta e spaventa lo spettatore fin nel midollo, dimostrando una gestione della violenza nella vita umana molto più spietata e plateale di quella, ad esempio, di Hitchcock. Ma del grande Alfred questo film ha ben poco: la sua ricerca forsennata di spiegare le perversioni e la voglia vendicativa dell’animo umano affondano nelle paure interiori, nell’aggressività indispensabile, nell’affetto provato verso le persone care e nell’inevitabilità di dover pagare per i propri sbagli. Ha un simbolismo religioso troppo opprimente, questo sì, ed è un difetto che gli conferisce a tratti un eccesso di umorismo caustico e di sarcasmo leggermente macabro. Un’imperfezione riscattata però in modo molto ampio dalla bravura dei suoi interpreti, fra cui spiccano un De Niro più disumano, sanguinario e manipolatore che mai, in uno dei suoi ruoli decisamente più amorali, un Nolte finalmente in una parte positiva, ma pur sempre dotato di audacia e senso di riscossa, una Lange ormai rodata dalla recitazione e a suo agio nelle vesti di una donna assai intelligente, e una giovanissima Lewis con un talento ancora acerbo ma già considerevole, che trova una sua innegabile conferma nelle manifestazioni di simpatia per la personalità psichicamente turbata e moralmente devastatrice del criminale, tanto pieno di tatuaggi e denso di muscoli quanto carico di odio vendicativo e lucidissima follia. In parte delirante, non ottimo nei personaggi di contorno – fra cui comunque meritano una lode gigantesca il 74enne R. Mitchum, con la sua infallibile, consueta mistura di sagacia e senso pratico, e il troppo sottoutilizzato G. Peck (più che altro un cameo, ma di tutto rispetto), avvocato laido e opportunista – e con un finale mozzafiato ma tirato troppo per le lunghe, si rivela nel complesso una storia impressionante, con una sceneggiatura ricchissima di temi che non perde un colpo e una geniale scelta stilistica di ritrarre con le immagini in negativo i momenti psicologicamente più destabilizzanti. È anche una discesa nell’inferno della mente criminale: non a caso Cady, che impara a leggere e scrivere dietro le sbarre, è un cultore assatanato di libri che vedono la religione come veicolo d’affermazione violenta del potere divino sull’uomo, potere che egli trae dall’alto utilizzandolo però mediante lesioni volte a danneggiare i suoi simili. Un documento psichiatrico di forte effetto, uno shock dall’impatto visivo fuorviante, una vicenda in cui comunque la giustizia, l’amore, l’altruismo e il desiderio di pace non mancano di trionfare, seppure a fatica e dopo innumerevoli travagli che rischiano di farli capitombolare.
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lucaguar
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domenica 13 novembre 2022
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un thriller potentissimo
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"Cape fear" è forse uno dei film più sottovalutati (assieme a "Fuori orario") della grandiosa carriera di Scorsese. E' certamente un film di genere, ma quando il genere viene maneggiato magistralmente da registi di questo calibro inevitabilmente esso viene, per così dire, "trasceso", un po' come avvenuto nel Nosferatu di Herzog, per citare solo un esempio. Max Cady è un uomo che ha appena scontato quattordici anni di carcere per essere stato accusato di stupro; scontata la sua pena, va in cerca del suo avvocato d'ufficio reo, secondo lui, di non averlo difeso ai fini di uno sconto di pena. L'avvocato Sam Bowden, padre di famiglia rispettato ma che sta vivendo un matrimonio molto travagliato e ha una figlia sedicenne che sta affrontando l'adolescenza, si trova pian piano coinvolto in una vera e propria caccia messa in atto dal pericoloso criminale; dapprima tenta, consapevole di non aver agito in maniera pienamente trasparente dal punto di vista legale, di corrompere Cady tramite un risarcimento, per poi passare allo scontro, nel tentativo di difendersi, arrivando addirittura ad assoldare degli scagnozzi per picchiarlo a sangue.
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"Cape fear" è forse uno dei film più sottovalutati (assieme a "Fuori orario") della grandiosa carriera di Scorsese. E' certamente un film di genere, ma quando il genere viene maneggiato magistralmente da registi di questo calibro inevitabilmente esso viene, per così dire, "trasceso", un po' come avvenuto nel Nosferatu di Herzog, per citare solo un esempio. Max Cady è un uomo che ha appena scontato quattordici anni di carcere per essere stato accusato di stupro; scontata la sua pena, va in cerca del suo avvocato d'ufficio reo, secondo lui, di non averlo difeso ai fini di uno sconto di pena. L'avvocato Sam Bowden, padre di famiglia rispettato ma che sta vivendo un matrimonio molto travagliato e ha una figlia sedicenne che sta affrontando l'adolescenza, si trova pian piano coinvolto in una vera e propria caccia messa in atto dal pericoloso criminale; dapprima tenta, consapevole di non aver agito in maniera pienamente trasparente dal punto di vista legale, di corrompere Cady tramite un risarcimento, per poi passare allo scontro, nel tentativo di difendersi, arrivando addirittura ad assoldare degli scagnozzi per picchiarlo a sangue. Da qui inizia una progressione di tensione e violenza mozzafiato, che lascia lo spettatore incollato allo schermo, culminata nell'intensissimo e potentissimo finale su una barca nel fiume in tempesta. L' interpretazione di De Niro è, come al solito, da fuoriclasse, il binomio con Scorsese qui funziona benissimo, quasi al livello dei film poù celebri della coppia. Cady è un antieroe elegante nella sua violenza, legge la Bibbia e Nietzsche, è colto e raffinato nei discorsi, che padroneggia abilmente per adescare le sue vittime, come nel caso della collega dell'avvocato Bowden o della figlia stessa. Potrebbe essere paragonato forse ad un Joker, ferito dalla vita ma che si adatta agevolmente nel suo abito di follia e che cerca vendetta in modo famelico e spietato. L'avvocato, ben interpretato da Nick Nolte, è invece un finto eroe, che finge una vita perbene ma che moralmente è tutt'altro che irreprensibile e che cade sempre nelle sottili e geniali provocazioni del pericoloso fuorilegge, arrivando a diventare ciò che vuole combattere.
"Cape fear", per concludere, è un thriller veramente potente, ancora troppo sottovalutato e messo in ombra (cosa comprensibile) dai film-colosso di Scorsese come ad esempio "Quei Bravi ragazzi" e "Casino", ma che è un piccolo gioiello da rivalutare: le interpretazioni, (anche quella di Jessica Lange) sono di altissimo livello, la trama si snoda armonica e le scelte di regia sono tipiche dello stilema scorsesiano, con una camera che si muove velocemente e con grande inventiva, rendendo il ritmo del film ancora più incalzante. Belle le musiche e ben fatta la fotografia, la sceneggiatura è davvero ben scritta. Un fim, soprattutto per gli appassionati di Scorsese, da non perdere, anche se magari un po' alternativo rispetto al consueto canone scorsesiano.
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