giaxx
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venerdì 5 novembre 2010
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affilata analisi sugli effetti di buio e potere
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La trama prende spunto da un esperimento realmente avvenuto, arricchendolo di quella drammaticità che solo la finzione può offrire, per rendere simbolico e quindi leggibile il lato oscuro dell'uomo. Una ventina di cavie umane a pagamento vengono suddivise in due squadre, guardie e carcerati, per essere sottoposti ad un esperimento sociologico in un ambiente carcerario creato ad hoc. Il contesto scientifico fa da cornice a una escalation di potere e sottomissione, ed è allo stesso tempo la chiave di lettura di questo bellissimo e avviluppante thriller; sebbene i film sulle carceri e sugli abusi di potere non manchino, "The Experiment" ha qualcosa in più: la normalità.
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La trama prende spunto da un esperimento realmente avvenuto, arricchendolo di quella drammaticità che solo la finzione può offrire, per rendere simbolico e quindi leggibile il lato oscuro dell'uomo. Una ventina di cavie umane a pagamento vengono suddivise in due squadre, guardie e carcerati, per essere sottoposti ad un esperimento sociologico in un ambiente carcerario creato ad hoc. Il contesto scientifico fa da cornice a una escalation di potere e sottomissione, ed è allo stesso tempo la chiave di lettura di questo bellissimo e avviluppante thriller; sebbene i film sulle carceri e sugli abusi di potere non manchino, "The Experiment" ha qualcosa in più: la normalità. Lo spettatore si convince di poter mantenere uno sguardo cinico e oggettivo. Allo stesso tempo i personaggi non sono ebrei nè criminali, sono cittadini comuni come lo è lo spettatore, l'identificazione è massima e le emozioni che ne conseguono sono amplificate al parossismo, di pari passo con quelle dei personaggi, che vedremo ben presto coinvolti in un gioco più grande di loro. Le immagini mostrano l'animale uomo spogliato dalle millenarie stratificazioni di buone maniere che la società ci impone, messe da parte presto e volentieri non appena si è certi di non essere giudicati; le scene di autoerotismo, le posizioni lascive (seduta in lingerie a gambe aperte) e i comportamenti sleali (frugare innocentemente nei cassetti altrui) che riguardano l'unico personaggio fuori dal microambiente carcerario esprimono un messaggio univoco: nessuno è innocente, nessuno è davvero vaccinato.
All'interno del carcere le sequenze si sprecano nel mostrare una escalation di violenza e squilibrio di potere; dapprima lo spettatore tenterà di mantenere uno sguardo non partecipante, come si addice a un bravo scenziato, ma resterà coinvolto suo malgrado; la cinepresa, utilizzata dal regista come un manganello, non risparmia nulla allo spettatore inerme che, imbavagliato e legato alla poltrona, circondato dal buio di una sala sempre più stretta e soffocante, potrà solo subire: non potrà accendere le luci, non vorrà uscire dalla sala. Il gioco è fatto: lo spettatore è il prigioniero e il film non è più un passatempo. Unica nota stridente, il rispetto scolastico delle regole del thriller: la catarsi è perfetta, puntuale e scontata, al protagonista viene somministrata la dose standard di rischio, il cattivo è cattivo al punto giusto; per fortuna la verosimiglianza non ne risentirà, il messaggio arriva forte e chiaro: meglio non scherzare con la violenza.
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sergio
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giovedì 21 aprile 2005
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sa vedere!
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Spnendido film, ispirato, come gà detto da altri, al vero esperimento "Stanford Prison Experiment", tenutosi all'omonima Università nel 1971. Il film rispecchia in gran parte i fatti realmente avvenuti durante l'esperimento, rendendoli naturalmente ancora un po' più drammatici. E' attualissimo, dopo i noti fatti delle prigioni in Iraq. Se volete il link dell'esperimento originale: http://www.prisonexp.org/. Fate il confronto con il film e traetene le cnclusioni. DA VEDERE.
Non vedo invece punti in comune con Grande Fratello, almeno con quello nostrano. Il film è non una, ma dieci spanne sopra a certe trasmissioni. La situazione psicologica descritta, per tragica e drammatica che possa sembrare, rispecchia quella che si crea in simili occasioni, anche se per fortuna in genere morti e feriti si possono evitare.
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Spnendido film, ispirato, come gà detto da altri, al vero esperimento "Stanford Prison Experiment", tenutosi all'omonima Università nel 1971. Il film rispecchia in gran parte i fatti realmente avvenuti durante l'esperimento, rendendoli naturalmente ancora un po' più drammatici. E' attualissimo, dopo i noti fatti delle prigioni in Iraq. Se volete il link dell'esperimento originale: http://www.prisonexp.org/. Fate il confronto con il film e traetene le cnclusioni. DA VEDERE.
Non vedo invece punti in comune con Grande Fratello, almeno con quello nostrano. Il film è non una, ma dieci spanne sopra a certe trasmissioni. La situazione psicologica descritta, per tragica e drammatica che possa sembrare, rispecchia quella che si crea in simili occasioni, anche se per fortuna in genere morti e feriti si possono evitare. DA MEDITARE.
Sul sito citato (quello dell'esperimento), mi ha colpito la lettera di un vero carcerato, dove dice che, arrestato per furto, quando uscirà è sicuro che non sarà più un ladro, ma non perché il carcere lo abbia "redento"..... ma perché le sofferenze ingiuste patite in quel luogo dalle guardie lo trasformeranno in un assassino con desiderio di vendetta.....
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tiziana
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mercoledì 11 settembre 2002
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telecamere d'oggi
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Da quando è uscito The Truman Show, tutti noi abbiamo la sensazione d’essere, in fondo, ciò che ci viene chiesto di essere da una sceneggiatura invisibile. Tratto da una storia realmente accaduta a Stanford nel 1971, L'’esperimento è un buon thriller psicologico ad alta tensione; venti persone si prestano, sotto compenso, al gioco di guardie e ladri per quindici giorni. L’equipe di scienziati che li assolda per studiare il comportamento umano in condizioni di prigionia - e nonostante il monitoraggio 24 ore al giorno - perde il controllo della situazione e lo scopo dell’iniziativa: Il dramma sopraggiunge lentamente, quando gli attori entrano senza scampo nella parte che è stata loro assegnata, impazzendo.
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Da quando è uscito The Truman Show, tutti noi abbiamo la sensazione d’essere, in fondo, ciò che ci viene chiesto di essere da una sceneggiatura invisibile. Tratto da una storia realmente accaduta a Stanford nel 1971, L'’esperimento è un buon thriller psicologico ad alta tensione; venti persone si prestano, sotto compenso, al gioco di guardie e ladri per quindici giorni. L’equipe di scienziati che li assolda per studiare il comportamento umano in condizioni di prigionia - e nonostante il monitoraggio 24 ore al giorno - perde il controllo della situazione e lo scopo dell’iniziativa: Il dramma sopraggiunge lentamente, quando gli attori entrano senza scampo nella parte che è stata loro assegnata, impazzendo. Davvero un buon esperimento, una specie di “grande fratello” tutto tedesco (con l’unica differenza che qui, i protagonisti non devono rappresentare se’ stessi, ma recitare un ruolo) che ci fa tornare al tempo remoto delle SS, ma anche a un passato più prossimo e ingombrante, come quando appare l’estintore: il G8 di Genova.
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