andrea
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sabato 28 aprile 2001
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il ruggito della poliedricità di sellers 2
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Secondo uno schema tipico del comico e, in particolare, del demenziale tutto è frainteso: la Queen Elizabeth che avvisa la bagnarola di tornare indietro perché sta avvenendo un’esercitazione nucleare e gli arcieri di Balcome che l’interpretano come segnale d’offesa e scagliano frecce contro di essa, Sellers/Balcome che camminando per New York schiaccia un chewing gum e crede sia un’arma di difesa statunitense, l’esercito fenwickiano che è scambiato per un gruppo di marziani (doppia ironizzazione sull’ignoranza dell’uomo medio americano che non sa riconoscere come tali degli uomini vestiti da arcieri medioevali e sul fatto che interpreta ciò che non capisce come Marziano/Alieno(us)/ vale a dire estraneo/straniero [l’incomprensione è quindi visiva ma non linguistica!], ironizzazione che va a toccare anche il tema della suggestionabilità umana esplicitato nella scena in cui al circolare della notizia di un’invasione marziana un uomo, nascosto sottoterra per l’esercitazione atomica, si lascia suggestionare talmente dalla notizia che, in una sorta di trance, afferma di aver visto anch’egli i marziani), il generale americano “prigioniero” (tutti, in realtà, sono trattati come papi!) che condotto nella museale stanza delle torture del palazzo reale di Gran Fenwick crede di stare per essere torturato e invece è solo una stanza-museo che gli viene turisticamente mostrata.
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Secondo uno schema tipico del comico e, in particolare, del demenziale tutto è frainteso: la Queen Elizabeth che avvisa la bagnarola di tornare indietro perché sta avvenendo un’esercitazione nucleare e gli arcieri di Balcome che l’interpretano come segnale d’offesa e scagliano frecce contro di essa, Sellers/Balcome che camminando per New York schiaccia un chewing gum e crede sia un’arma di difesa statunitense, l’esercito fenwickiano che è scambiato per un gruppo di marziani (doppia ironizzazione sull’ignoranza dell’uomo medio americano che non sa riconoscere come tali degli uomini vestiti da arcieri medioevali e sul fatto che interpreta ciò che non capisce come Marziano/Alieno(us)/ vale a dire estraneo/straniero [l’incomprensione è quindi visiva ma non linguistica!], ironizzazione che va a toccare anche il tema della suggestionabilità umana esplicitato nella scena in cui al circolare della notizia di un’invasione marziana un uomo, nascosto sottoterra per l’esercitazione atomica, si lascia suggestionare talmente dalla notizia che, in una sorta di trance, afferma di aver visto anch’egli i marziani), il generale americano “prigioniero” (tutti, in realtà, sono trattati come papi!) che condotto nella museale stanza delle torture del palazzo reale di Gran Fenwick crede di stare per essere torturato e invece è solo una stanza-museo che gli viene turisticamente mostrata.
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andrea
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sabato 28 aprile 2001
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il ruggito della poliedricità di sellers 1
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Con questo titolo Arnold chiude i suoi fantastici anni 50’, che gli hanno permesso di entrare nella rosa dei grandi registi di fantascienza (dall’esordio “Destinazione Terra” passando dai classici “Il mostro della Laguna” e “Tarantola” [“Aracnofobia” di Frank Marshall, produttore di Spielberg, è un’inferiore “reprise” del soggetto] per arrivare al capolavoro “Radiazione BX distruzione uomo” del 57’ con i “fantastici” effetti speciali di Clifford Stine, ma da ricordare anche per aver diretto Welles nella sua unica interpretazione western in “La tragedia del Rio Grande” e per aver anticipato “E.
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Con questo titolo Arnold chiude i suoi fantastici anni 50’, che gli hanno permesso di entrare nella rosa dei grandi registi di fantascienza (dall’esordio “Destinazione Terra” passando dai classici “Il mostro della Laguna” e “Tarantola” [“Aracnofobia” di Frank Marshall, produttore di Spielberg, è un’inferiore “reprise” del soggetto] per arrivare al capolavoro “Radiazione BX distruzione uomo” del 57’ con i “fantastici” effetti speciali di Clifford Stine, ma da ricordare anche per aver diretto Welles nella sua unica interpretazione western in “La tragedia del Rio Grande” e per aver anticipato “E.T.” in “I figli dello spazio”). Qui si avventura nel genere della commedia demenziale producendo un buon film la cui demenzialità è affascinantemente datata. Spassosissima la gag iniziale (prima dei titoli di testa) nella quale la Columbia/Statua della Libertà/Lampadofora non è disegnata ma interpretata da un’attrice che dopo un iniziale momento d’immobilità durante il tipico squillo di trombe, si alza la lunga veste (finzione svelata) e scopre che sul basamento sul quale si trova c’è anche un topo e scappa uscendo dall’inquadratura, lasciando la torcia sospesa in aria (svelamento ulteriore) per poi riafferarla alla fine del film ritornando sul piedistallo e chiudendo così la circolarità della gag. Questa gag anticipa (metaforicamente) il tema principale del film: il “grande” può essere spaventato e momentaneamente sconfitto dal “ruggito” del più piccolo (il topo/ducato di Gran Fenwick). Questo confronto grande/piccolo è rappresentato nel ridicolo esercito del feldmaresciallo Balcome (Sellers) vs l’esercito statunitense, nell’incontro tra la Queen Elizabeth e la bagnarola sulla quale si trova “l’esercito” di Balcome (la prima con grandi e tonanti trombe e la seconda con la sua piccola ”spernacchiante” tromba), o il minuscolo esercito balcomiano in mezzo agli enormi grattacieli di New York (qui, inoltre, sono utilizzati trasparenti che accentuano l’irrealtà della situazione di Balcome & C. apparenti invasori/conquistatori della metropoli nella quale, invece, sono sbarcati per farsi arrestare?!).
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andrea
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sabato 28 aprile 2001
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il ruggito della poliedricità di sellers3
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Bravissimo Sellers che in fase demenzial-preparatoria al “Dottor Stranamore” kubrickiano e da degno erede del grande Alec Guinness (che interpretò ben otto personaggi nella bellissima commedia-nera, prodotta dalla Ealing, “Sangue blu” del 49’) interpreta il feldmaresciallo Balcome, il primo ministro Mountjoy e la granduchessa Gloriana XII°. L’imbranataggine di Balcome anticipa anche gli edwardsiani ispettore Clouseau del ciclo della Pantera rosa e il successivo Hrundi V. Bakshi del capolavoro assoluto del regista americano “Hollywood Party ”. Infine abbiamo la dissacrazione del mondo militare presente in tutta una serie di situazioni, dal ragionamento di Mountjoy che “si può vincere la pace con gli Stati Uniti”, al suo brindisi d’augurio alla “gloriosa disfatta” fino a quando, all’arrivo del “vittorioso” Balcome con la bomba Q, lo scienziato inventore della stessa, il generale sopra citato…lo (si) accoglie dicendogli che “solo un imbecille può vincere questa guerra”, l’esercito di Balcome che parte per la guerra con le valigie o il generale “prigioniero” che si ostina ad appellarsi alla convenzione di Ginevra, vuole mangiare nei piatti d’alluminio ed essere rinchiuso in cella come un vero prigioniero, la partita a monopoli degli ambasciatori inglese, francese, russo e americano in attesa di essere ricevuti dal ducato di Gran Fenwick, per concludere, infine, con la partita di rugby giocata con la bomba Q che si disinnesca quando Sellers fa meta oltrepassando il confine del ducato (?!?!) e con Sellers/Balcome che nelle contrattazioni con gli americani rifiuta un miliardo di dollari perché glene basta un milione! In chiusura è da menzionare anche l’improvvisa immagine dello scoppio di un’atomica verso la fine del film, anticipo appena accennato dello “scoppiettante” finale del “Dottor Stranamore” e l’ultima scena nella quale si scopre che la bomba non funziona (svelamento del “Mac Guffin hitchcockiano”) e Balcome, lo scienziato e sua figlia decidono che è meglio tenersi per loro il segreto (“solo con l’inganno si può mantenere la pace!”).
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Bravissimo Sellers che in fase demenzial-preparatoria al “Dottor Stranamore” kubrickiano e da degno erede del grande Alec Guinness (che interpretò ben otto personaggi nella bellissima commedia-nera, prodotta dalla Ealing, “Sangue blu” del 49’) interpreta il feldmaresciallo Balcome, il primo ministro Mountjoy e la granduchessa Gloriana XII°. L’imbranataggine di Balcome anticipa anche gli edwardsiani ispettore Clouseau del ciclo della Pantera rosa e il successivo Hrundi V. Bakshi del capolavoro assoluto del regista americano “Hollywood Party ”. Infine abbiamo la dissacrazione del mondo militare presente in tutta una serie di situazioni, dal ragionamento di Mountjoy che “si può vincere la pace con gli Stati Uniti”, al suo brindisi d’augurio alla “gloriosa disfatta” fino a quando, all’arrivo del “vittorioso” Balcome con la bomba Q, lo scienziato inventore della stessa, il generale sopra citato…lo (si) accoglie dicendogli che “solo un imbecille può vincere questa guerra”, l’esercito di Balcome che parte per la guerra con le valigie o il generale “prigioniero” che si ostina ad appellarsi alla convenzione di Ginevra, vuole mangiare nei piatti d’alluminio ed essere rinchiuso in cella come un vero prigioniero, la partita a monopoli degli ambasciatori inglese, francese, russo e americano in attesa di essere ricevuti dal ducato di Gran Fenwick, per concludere, infine, con la partita di rugby giocata con la bomba Q che si disinnesca quando Sellers fa meta oltrepassando il confine del ducato (?!?!) e con Sellers/Balcome che nelle contrattazioni con gli americani rifiuta un miliardo di dollari perché glene basta un milione! In chiusura è da menzionare anche l’improvvisa immagine dello scoppio di un’atomica verso la fine del film, anticipo appena accennato dello “scoppiettante” finale del “Dottor Stranamore” e l’ultima scena nella quale si scopre che la bomba non funziona (svelamento del “Mac Guffin hitchcockiano”) e Balcome, lo scienziato e sua figlia decidono che è meglio tenersi per loro il segreto (“solo con l’inganno si può mantenere la pace!”).
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