anne bonny
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mercoledì 19 marzo 2014
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grande festa alla corte di francia ma non per demy
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In una puntata dell' anime Andrè Grandier aveva detto: "Una rosa, sia essa bianca o rossa, resta sempre una rosa. Una rosa non può diventare un lillà". Cio voleva dire che una donna resta una donna e non può diventare un uomo.
Assoluto culto che trascende qualunque barriera generazionale, Lady Oscar è stato il primo cartone animato grazie a cui abbiamo capito che la questione del sesso non era poi così fissa nei limiti di maschile e femminile.
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In una puntata dell' anime Andrè Grandier aveva detto: "Una rosa, sia essa bianca o rossa, resta sempre una rosa. Una rosa non può diventare un lillà". Cio voleva dire che una donna resta una donna e non può diventare un uomo.
Assoluto culto che trascende qualunque barriera generazionale, Lady Oscar è stato il primo cartone animato grazie a cui abbiamo capito che la questione del sesso non era poi così fissa nei limiti di maschile e femminile. C’è gente della mia età che si chiede ancora se Oscar sia maschio o femmina, avendo intuito sin da bimbi il profondo problema che sta alla base di tutte le disgrazie di questa povera donna cresciuta come un uomo (“il buon padre voleva un maschietto ma, ahimè, sei nata tu” recitava l’indimenticabile sigla dei Cavalieri del Re), sentimentalmente bloccata da una miriade di fattori (il padre, l’impegno come comandante della Guardia Reale, una sottile perversione di fondo, l’amore inconscio per il migliore amico André, l’infatuazione per l’amante della Regina, l’ambigua amicizia con Maria Antonietta…) e legata al destino della Francia. Per inciso, Lady Oscar ci ha insegnato la Rivoluzione Francese più dei nostri insegnanti di storia a scuola. Il grande regista francese Jacques Demy fu chiamato dai giapponesi per portare sul grande schermo il celebre anime, con il proposito di conferire al manga il giusto tocco transalpino e l’eleganza tipica del suo cinema. Il film è terribile: un fumettone senz’anima, senza ritmo, quasi caricaturale nonostante l’ambientazione reale (la produzione ebbe il privilegio di girare nella reggia di Versailles, risparmiando notevolmente sul budget), lentissimo (molto anomalo per Demy, che realizzò il film per meri scopi alimentari assieme alla moglie Agnes Varda che lo produsse) e privo della giusta atmosfera malgrado la confezione di lusso. Macchinoso per chi conosce (a memoria) la storia, è una clamorosa occasione mancata che può essere apprezzata magari come un’operazione vagamente kitsch, ma che annoia i ragazzi e non interessa agli adulti. Peccato, peccato.
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sabato 1 marzo 2014
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bello anche se non quanto l'originale
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Al termine degli anni Settanta, in seguito ad una collaborazione franco-giapponese, veniva realizzato il film “Lady Oscar” diretto da Jacques Demy.
Tratto dal celebre mangadi Riyoko Ikeda, esso racconta la vita di Oscar F. de Jarjayes, comandante delle guardie di sua Maestà, nel trentennio che portò allo scoppio della Rivoluzione francese e alla caduta dell’Ancien Régime.
Oscar incarna tutte quelle qualità che si addicono ad un aristocratico del suo tempo: coraggio, intelligenza, grazia, bellezza… peccato che sia, in realtà, una donna. Non avendo avuto un erede maschio, infatti il padre l’aveva cresciuta come un uomo per poi destinarla ad una carriera militare, affiancandole come servitore, protettore e amico, il giovane Andrè Grandier, nipote della governante di casa Jarjayes.
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Al termine degli anni Settanta, in seguito ad una collaborazione franco-giapponese, veniva realizzato il film “Lady Oscar” diretto da Jacques Demy.
Tratto dal celebre mangadi Riyoko Ikeda, esso racconta la vita di Oscar F. de Jarjayes, comandante delle guardie di sua Maestà, nel trentennio che portò allo scoppio della Rivoluzione francese e alla caduta dell’Ancien Régime.
Oscar incarna tutte quelle qualità che si addicono ad un aristocratico del suo tempo: coraggio, intelligenza, grazia, bellezza… peccato che sia, in realtà, una donna. Non avendo avuto un erede maschio, infatti il padre l’aveva cresciuta come un uomo per poi destinarla ad una carriera militare, affiancandole come servitore, protettore e amico, il giovane Andrè Grandier, nipote della governante di casa Jarjayes. Oscar e André, così, crescono insieme, frequentando – senza mai lasciarsi coinvolgere – i fasti di Versailles, proteggendo la Regina (di cui Oscar era una confidente fidata) e vivendo quegli eventi che hanno mutato il volto della Francia.
Eventi di tipo storico-politico che si intrecciano alle vicende dei personaggi principali: la forte personalità di Maria Antonietta, l’odio di Rosalie verso la contessa che ha investito sua madre, l’ardore dei fautori della Rivoluzione come Bérnard e Robespierre; soprattutto l’amore che Oscar scopre di provare per il conte di Fersen (storico amante della sua amata Regina) la fa improvvisamente sentire donna, con tutte le dolorose conseguenze a esso legate. Ma ancora più dolente è confessione di André il quale dichiara a Oscar di averla sempre amata…
Un film che, paragonato alla trama integra del manga e della serie animata, sembrerebbe essere scarno, risulta essere, invece, completo e ben fatto.
Sono ottimi le scenografie (soprattutto quelle che mostrano gli ambienti lussuosi di Versailles), i costumi, le musiche e persino il doppiaggio (i doppiatori sono gli stessi della serie). Ho gradito molto la scelta degli attori, fisicamente molto simili ai personaggi del manga: una bionda e superba Catriona Macoll interpreta Oscar, mentre il ruolo di Andrè è lasciato all’affascinante Berry Stokes; infine ho apprezzato molto la performance di Christine Bohm nelle regali vesti di Maria Antonietta.
Mi ha colpito il personaggio di Girodelle che, lontano dall’onesto gentiluomo che era nel manga e nella serie, assume il ruolo di un nobile presuntuoso, sprezzante e iniziato ai “piaceri dell’amore” e che viene debitamente umiliato dalla protagonista.
Non ho apprezzato alcuni dettagli di questo film: l’atteggiamento troppo severo del generale Jarjayes che non si addolcisce nemmeno alla fine; l’assenza dell’episodio del cavaliere nero che segna profondamente la vita di Andrè permettendoci di scrutare nella sua indole; la mancanza dell’addio fra Oscar e la sua Regina che costituisce la fine di un’amicizia ventennale; il fatto che Oscar e André si limitino ad unirsi e confondersi alla folla, quando, invece, era stata Oscar a guidare i soldati alla presa della Bastiglia. Interessante, che Oscar sopravviva e si ritrovi in mezzo ad una folla festosa per l’avvenuta presa della Bastiglia, alla ricerca di Andrè (che è morto), un destino un po’ deludente rispetto alla morte eroica che l’avrebbe unita al suo amato e resa immortale.
Resto comunque del parere che sia un bel film anche se – e qui concorderà con me chi è cresciuto con la serie – purtroppo non vedremo mai i capelli dei protagonisti scompigliati dal vento, né i loro occhi brillare come diamanti.
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