m.raffaele92
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mercoledì 9 ottobre 2013
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una meravigliosa fiaba horror
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Premettiamo che la definizione di questo film come un horror sia riduttiva e (soprattutto) incompleta.
A dispetto del precedente “Il bacio della pantera”, qui vengono abbandonati temi predominanti nel primo quali la metamorfosi e la sessualità, mentre ne vengono affrontati altri quali l’innocenza e l’infanzia (che, ci sembra dire questo film, sono due facce della stessa medaglia).
Se il mondo immaginario che la protagonista si crea è sintomo di una “fuga dalla realtà” tipica dell’infanzia (così come altrettanto tipica di tale fase è la spiccata curiosità che spinge la bambina a conoscere ogni aspetto del mondo che la circonda, come dimostra la bellissima scena della mano sotto il pelo dell’acqua), la voglia che essa ha di condividere questo suo “mondo immaginario” si concretizza nell’arrivo di Irena, che di conseguenza non è altro che la materializzazione ideale del desiderio.
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Premettiamo che la definizione di questo film come un horror sia riduttiva e (soprattutto) incompleta.
A dispetto del precedente “Il bacio della pantera”, qui vengono abbandonati temi predominanti nel primo quali la metamorfosi e la sessualità, mentre ne vengono affrontati altri quali l’innocenza e l’infanzia (che, ci sembra dire questo film, sono due facce della stessa medaglia).
Se il mondo immaginario che la protagonista si crea è sintomo di una “fuga dalla realtà” tipica dell’infanzia (così come altrettanto tipica di tale fase è la spiccata curiosità che spinge la bambina a conoscere ogni aspetto del mondo che la circonda, come dimostra la bellissima scena della mano sotto il pelo dell’acqua), la voglia che essa ha di condividere questo suo “mondo immaginario” si concretizza nell’arrivo di Irena, che di conseguenza non è altro che la materializzazione ideale del desiderio.
Tornando a un approccio generale, notiamo che, contrariamente al film precedente, il tono è stavolta più leggero: si tratta in fondo di una fiaba (che racchiude in sé tante altre meravigliose fiabe e leggende, narrate di volta in volta dai vari personaggi).
Nonostante ciò, i registi (Gunther von Fritsch sostituito da Robert Wise durante la lavorazione del film) non si dimenticano che stanno girando un horror, e ciò lo dimostrano facendo propria la regola fondamentale del genere secondo la quale il terrore scaturisce dal “mostrare senza far vedere” (si veda la scena del primo arrivo di Irena quando Amy è in camera da letto, suggerito esclusivamente attraverso un’ombra e un’inquietante ninna nanna), nonché la scena del primo ingresso di Amy nella casa delle due donne (interno suggestivo e spettrale), dove un’inquadratura dall’alto sulla bambina suggerisce un senso di oppressione e minaccia.
Va infine citata tutta la sequenza finale dove la protagonista cerca Irena nel giardino innevato (ciliegina sulla torta, una geniale analogia tra la ruota del carro dove dovrebbe viaggiare il presunto “cavaliere senza testa” e quella dell’automobile).
A conti fatti quindi, un paragone con il film di Tourneur sarebbe fuori luogo e inappropriato (stiamo del resto parlando di uno dei capolavori della storia del cinema), ma preso a sé questo film è un piccolo capolavoro.
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elenii85
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lunedì 24 dicembre 2012
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curse of the cat people...
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Film dall'atmosfera crepuscolare, affascina per la delicatezza del mondo infantile visto attraverso un bianco e nero che le rende ancor più oniriche.
Il titolo lascia intuire un horror che in realtà non c'è, così come non c'è nessuna maledizione di uomini-gatto, ma la ragione di un titolo simile risiede sicuramente ne "Il bacio della pantera". Credo però che questo film non vada considerato alla luce del precedente, in quanto la purezza della storia, la quale in definitiva si risolve nella visione del mondo da parte di una bambina solitaria e sognatrice, non ne ha bisogno.
Quel che è certo è che, se state cercando un horror vintage, rimarrete delusi, anche in considerazione del fatto che, proprio a ridosso del finale, c'è un vistoso taglio (ben sei minuti) che ci impedisce di conoscere un nodo, a mio parere, fondamentale della trama: il mistero delle due bizzarre abitanti della villa rimane irrisolto, così come pure il motivo della discussione - se c'è stata una discussione - tra Amy e il padre per giustificare la presenza della maestra in casa e il pianto di Amy; resta solo una grande ambiguità di fondo, che accresce il fascino inquietante della storia ma la fa concludere, ahimè, in un modo solo parzialmente comprensibile.
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Film dall'atmosfera crepuscolare, affascina per la delicatezza del mondo infantile visto attraverso un bianco e nero che le rende ancor più oniriche.
Il titolo lascia intuire un horror che in realtà non c'è, così come non c'è nessuna maledizione di uomini-gatto, ma la ragione di un titolo simile risiede sicuramente ne "Il bacio della pantera". Credo però che questo film non vada considerato alla luce del precedente, in quanto la purezza della storia, la quale in definitiva si risolve nella visione del mondo da parte di una bambina solitaria e sognatrice, non ne ha bisogno.
Quel che è certo è che, se state cercando un horror vintage, rimarrete delusi, anche in considerazione del fatto che, proprio a ridosso del finale, c'è un vistoso taglio (ben sei minuti) che ci impedisce di conoscere un nodo, a mio parere, fondamentale della trama: il mistero delle due bizzarre abitanti della villa rimane irrisolto, così come pure il motivo della discussione - se c'è stata una discussione - tra Amy e il padre per giustificare la presenza della maestra in casa e il pianto di Amy; resta solo una grande ambiguità di fondo, che accresce il fascino inquietante della storia ma la fa concludere, ahimè, in un modo solo parzialmente comprensibile.
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ralphscott
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martedì 27 novembre 2012
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insolito fantasy
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Una bambina di sei anni vive di fantasie,troppo secondo il papà. Ma anche Irina,la prima moglie,è una di queste? Con qualche espediente,pochi mezzi ed una messa in scena raffinata Wise crea l'atmosfera di questo insolito film difficilmente classificabile. La casa dal grande giardino esternamente è propio bella,ma sarebbe meglio non dare confidenza agli sconosciuti...
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mondolariano
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lunedì 25 aprile 2011
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un tenero "ghost" sulla psicologia infantile
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Maledetto sia il tempo che passa, se permette di dimenticare certi capolavori della storia del cinema. Questo “giardino” andrebbe coltivato ogni anno, sostituendo magari qualche fiore avvizzito (il doppiaggio italiano da rifare) ma mantenendo intatta la pianta.
Un’analisi della psicologia infantile centrata sulla solitudine: la bimba che insegue farfalle e parla ai fantasmi. Uno splendido ghost a tinte sfumate, sequel del più cupo “Il bacio della pantera” e apprezzabile esclusivamente da chi ha il dono di essere sensibile. Eppure, chiunque potrebbe ritrovare se stesso in queste vittime femminili dell’incomprensione altrui: Irena, la bambina, la vecchia pazza, la figlia ripudiata (diafana figura tipica dei racconti di Edgar Allan Poe, che forse andava approfondita un po’ meglio).
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Maledetto sia il tempo che passa, se permette di dimenticare certi capolavori della storia del cinema. Questo “giardino” andrebbe coltivato ogni anno, sostituendo magari qualche fiore avvizzito (il doppiaggio italiano da rifare) ma mantenendo intatta la pianta.
Un’analisi della psicologia infantile centrata sulla solitudine: la bimba che insegue farfalle e parla ai fantasmi. Uno splendido ghost a tinte sfumate, sequel del più cupo “Il bacio della pantera” e apprezzabile esclusivamente da chi ha il dono di essere sensibile. Eppure, chiunque potrebbe ritrovare se stesso in queste vittime femminili dell’incomprensione altrui: Irena, la bambina, la vecchia pazza, la figlia ripudiata (diafana figura tipica dei racconti di Edgar Allan Poe, che forse andava approfondita un po’ meglio). Le musiche di Schubert e di Chajkosvkij fanno il resto, col tema della “Patetica” che emerge dal profondo, come se volesse chiudersi in una tomba isolata dal resto del mondo; tomba che però non è riconducibile alle candide fantasie di Amy ma al male che gli alti potrebbero farle, quell’essere “in balìa della vita” che genera un senso di struggente tenerezza.
Il regista Robert Wise (subentrato al licenziato von Fritsch) fu anche il montatore di “Quarto potere”. Da conservare in cineteca.
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michel
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martedì 5 febbraio 2008
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una pantera in giardino
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Una bambina troppo sola si rifugia nel sogno. Le viene incontro un fantasma che l’aiuterà a superare una difficile prova e, forse, a ritrovare l’affetto di un padre distratto. Triste storia di follia e di amori non corrisposti. Sconclusionato e un po’lento ma con un anima.
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peer gynt
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sabato 17 agosto 2002
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la solitudine dell'immaginazione
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Sequel del "Bacio della pantera" del 1942, e' in realta' film quasi del tutto autonomo dal precedente. Sviluppa in modo eccezionale il tema del rapporto tra fantasia e realta' nei bambini. La 6enne Amy, figlia della coppia protagonista del film precedente, vive in un mondo di solitudine e di estrema sensibilita' al fantastico, entrambe componenti non comprese e avversate dal padre di lei (profondamente espressiva la scena degli inviti al compleanno di Amy, da lei imbucati in un albero cavo creduto fatato). Amy incontra altre solitudini nel film: nel mondo reale (l'attrice Julia Farrell e la figlia Barbara, che ricordano la situazione del Pirandello di "Cosi' e', se vi pare", poiche' non si sa in modo chiaro se Barbara sia la vera figlia della Farrell o solo una donna che si occupa di lei, ne' si capisce, se c'e' follia, dove si trovi) e nell'immaginario (lo spirito di Irena, la donna-pantera del primo film).
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Sequel del "Bacio della pantera" del 1942, e' in realta' film quasi del tutto autonomo dal precedente. Sviluppa in modo eccezionale il tema del rapporto tra fantasia e realta' nei bambini. La 6enne Amy, figlia della coppia protagonista del film precedente, vive in un mondo di solitudine e di estrema sensibilita' al fantastico, entrambe componenti non comprese e avversate dal padre di lei (profondamente espressiva la scena degli inviti al compleanno di Amy, da lei imbucati in un albero cavo creduto fatato). Amy incontra altre solitudini nel film: nel mondo reale (l'attrice Julia Farrell e la figlia Barbara, che ricordano la situazione del Pirandello di "Cosi' e', se vi pare", poiche' non si sa in modo chiaro se Barbara sia la vera figlia della Farrell o solo una donna che si occupa di lei, ne' si capisce, se c'e' follia, dove si trovi) e nell'immaginario (lo spirito di Irena, la donna-pantera del primo film). Anche Amy, come Irena in "Cat people", sperimenta l'esclusione, il rifiuto degli altri. Momenti di puro spirito fiabesco (la presenza di un anello magico, l'animarsi del giardino incantato per le arti magiche di Irena, la fuga nel bosco innevato di Amy alla ricerca della sua amica fantasma) si alternano al classico orrore delle produzioni di Val Lewton (gioco di ombre, lame di luce, personaggi presenti ma nascosti dal buio), in un crescendo che termina con un eccellente finale dai toni del thriller, ma dove ancora una volta l'immaginazione, che rende soli i protagonisti del film, si occupa anche di salvarli dal cupo orrore del buio.
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