mondolariano
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lunedì 25 aprile 2011
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un tenero "ghost" sulla psicologia infantile
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Maledetto sia il tempo che passa, se permette di dimenticare certi capolavori della storia del cinema. Questo “giardino” andrebbe coltivato ogni anno, sostituendo magari qualche fiore avvizzito (il doppiaggio italiano da rifare) ma mantenendo intatta la pianta.
Un’analisi della psicologia infantile centrata sulla solitudine: la bimba che insegue farfalle e parla ai fantasmi. Uno splendido ghost a tinte sfumate, sequel del più cupo “Il bacio della pantera” e apprezzabile esclusivamente da chi ha il dono di essere sensibile. Eppure, chiunque potrebbe ritrovare se stesso in queste vittime femminili dell’incomprensione altrui: Irena, la bambina, la vecchia pazza, la figlia ripudiata (diafana figura tipica dei racconti di Edgar Allan Poe, che forse andava approfondita un po’ meglio).
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Maledetto sia il tempo che passa, se permette di dimenticare certi capolavori della storia del cinema. Questo “giardino” andrebbe coltivato ogni anno, sostituendo magari qualche fiore avvizzito (il doppiaggio italiano da rifare) ma mantenendo intatta la pianta.
Un’analisi della psicologia infantile centrata sulla solitudine: la bimba che insegue farfalle e parla ai fantasmi. Uno splendido ghost a tinte sfumate, sequel del più cupo “Il bacio della pantera” e apprezzabile esclusivamente da chi ha il dono di essere sensibile. Eppure, chiunque potrebbe ritrovare se stesso in queste vittime femminili dell’incomprensione altrui: Irena, la bambina, la vecchia pazza, la figlia ripudiata (diafana figura tipica dei racconti di Edgar Allan Poe, che forse andava approfondita un po’ meglio). Le musiche di Schubert e di Chajkosvkij fanno il resto, col tema della “Patetica” che emerge dal profondo, come se volesse chiudersi in una tomba isolata dal resto del mondo; tomba che però non è riconducibile alle candide fantasie di Amy ma al male che gli alti potrebbero farle, quell’essere “in balìa della vita” che genera un senso di struggente tenerezza.
Il regista Robert Wise (subentrato al licenziato von Fritsch) fu anche il montatore di “Quarto potere”. Da conservare in cineteca.
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elenii85
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lunedì 24 dicembre 2012
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curse of the cat people...
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Film dall'atmosfera crepuscolare, affascina per la delicatezza del mondo infantile visto attraverso un bianco e nero che le rende ancor più oniriche.
Il titolo lascia intuire un horror che in realtà non c'è, così come non c'è nessuna maledizione di uomini-gatto, ma la ragione di un titolo simile risiede sicuramente ne "Il bacio della pantera". Credo però che questo film non vada considerato alla luce del precedente, in quanto la purezza della storia, la quale in definitiva si risolve nella visione del mondo da parte di una bambina solitaria e sognatrice, non ne ha bisogno.
Quel che è certo è che, se state cercando un horror vintage, rimarrete delusi, anche in considerazione del fatto che, proprio a ridosso del finale, c'è un vistoso taglio (ben sei minuti) che ci impedisce di conoscere un nodo, a mio parere, fondamentale della trama: il mistero delle due bizzarre abitanti della villa rimane irrisolto, così come pure il motivo della discussione - se c'è stata una discussione - tra Amy e il padre per giustificare la presenza della maestra in casa e il pianto di Amy; resta solo una grande ambiguità di fondo, che accresce il fascino inquietante della storia ma la fa concludere, ahimè, in un modo solo parzialmente comprensibile.
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Film dall'atmosfera crepuscolare, affascina per la delicatezza del mondo infantile visto attraverso un bianco e nero che le rende ancor più oniriche.
Il titolo lascia intuire un horror che in realtà non c'è, così come non c'è nessuna maledizione di uomini-gatto, ma la ragione di un titolo simile risiede sicuramente ne "Il bacio della pantera". Credo però che questo film non vada considerato alla luce del precedente, in quanto la purezza della storia, la quale in definitiva si risolve nella visione del mondo da parte di una bambina solitaria e sognatrice, non ne ha bisogno.
Quel che è certo è che, se state cercando un horror vintage, rimarrete delusi, anche in considerazione del fatto che, proprio a ridosso del finale, c'è un vistoso taglio (ben sei minuti) che ci impedisce di conoscere un nodo, a mio parere, fondamentale della trama: il mistero delle due bizzarre abitanti della villa rimane irrisolto, così come pure il motivo della discussione - se c'è stata una discussione - tra Amy e il padre per giustificare la presenza della maestra in casa e il pianto di Amy; resta solo una grande ambiguità di fondo, che accresce il fascino inquietante della storia ma la fa concludere, ahimè, in un modo solo parzialmente comprensibile.
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