Antoniette è una maestra elementare esuberante e sopra le righe, che si è innamorata pazzamente del padre di una sua allieva, Vladimir: sedicente divorziato, sì, forse, ma “costretto”, a fare una vacanza itinerante con moglie e figlia lungo il cammino di Stevenson, sulle Cévennes, una catena montuosa della Francia meridionale. Il noto scrittore, autore dell’Isola del tesoro, percorse 250 km a piedi, assieme a un asinello e lanciò una moda. Antoniette scopre questo progetto di Vladimir all’ultimo, quando pensava a notti di passione con lui, appena conclusa la scuola, e, accecata dalla gelosia, decide di inseguirlo. In questa prima fase, forse in virtù del doppiaggio, la protagonista ricorda molto Bridget Jones sia per la pienezza delle forme, qui perfettamente a clessidra, sia per l’imbranataggine: arrivare alla prima stazione del percorso montano da trekking con una maxi-valigia fashion e tacchi alti non è precisamente il massimo.
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Antoniette è una maestra elementare esuberante e sopra le righe, che si è innamorata pazzamente del padre di una sua allieva, Vladimir: sedicente divorziato, sì, forse, ma “costretto”, a fare una vacanza itinerante con moglie e figlia lungo il cammino di Stevenson, sulle Cévennes, una catena montuosa della Francia meridionale. Il noto scrittore, autore dell’Isola del tesoro, percorse 250 km a piedi, assieme a un asinello e lanciò una moda. Antoniette scopre questo progetto di Vladimir all’ultimo, quando pensava a notti di passione con lui, appena conclusa la scuola, e, accecata dalla gelosia, decide di inseguirlo. In questa prima fase, forse in virtù del doppiaggio, la protagonista ricorda molto Bridget Jones sia per la pienezza delle forme, qui perfettamente a clessidra, sia per l’imbranataggine: arrivare alla prima stazione del percorso montano da trekking con una maxi-valigia fashion e tacchi alti non è precisamente il massimo. Ma una volta entrata negli ingranaggi del viaggio, la protagonista (Laure Calamy, vincitrice del premio César come miglior attrice protagonista) subisce una metamorfosi: da ochetta perduta dietro a un innamorato che la concupisce solo sessualmente, si trasforma in donna capace di affrontare avversità di tutti i tipi: come vuole il topos del viaggio, e come vuole anche il suo carattere espresso da un nasino puntuto alla Emma Thompson. Un primo, grande, ostacolo, è l’asino Patrik che la accompagna: testardo e cocciuto, se preso di forza, si lascia però ammansire dalla voce e dalla pazienza di Antonietta, che, strada facendo, gli racconta le sue vicissitudini sentimentali, che Patrik sembra recepire come una monotona litania, mentre avanzano nei paesaggi solitari e selvaggi delle Cèvennes. In realtà capisce: infatti raglia vigorosamente, di gelosia o di sdegno, quando, dopo aver perso ogni speranza di intercettarlo, Antoniette incontra il fedifrago Vladymir (che in realtà non intende mollare la moglie). Tra le tante avventure e disavventure (inclusa una notte trascorsa in una selva selvaggia, causa disorientamento, tra l’ululato dei lupi, e conclusasi con un disneyano risveglio come quello di Biancaneve, oppure la fuga in avanti di Patrik, con caduta della nostra eroina e slogatura della caviglia), quando il capitolo Vladimir sembra concluso e il futuro sembri essere il rientro a Parigi, qualcosa succede, grazie a Patrik, che non duole sia stato premiato come attore protagonista. Bellissimi e ben fotografati i paesaggi delle Cévennes. Porteranno via clienti ai patiti del Cammino di Santiago. Non molto convincente il titolo italiano (quello “naturale” è: Antoinette dans les Cévennes), anche se ha il merito di evidenziare l’originalità della storia. Al solito, commedia francese con le bollicine.
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