La caduta dell'impero americano

Richiesto un supplemento  di quell'indulgenza accordata  a Woody Allen, Clint Eastwood e via... senescendo. Per la durata della "Caduta" mi sono chiesto se era quell'Arcand che fece Le Invasioni Barbariche. Là c'erano momenti di pathos assieme ai riflessi di una malinconia cosmica sulla tristezza di un uomo solo alla fine. Oggi Denys è diventato bisbetico e attaccabrighe. Ce l'ha col mondo intero.
Esegeti di solito intrasigenti hanno reclamizzato, senza parere, la sequenza che l'anziano moralista ritiene "osé". Apprezzabile e apprezzata ma a che scopo? Far resistere il film sullo schermo ancora qualche giorno perchè sembra abbia contenuti socio-politici e, comunque, menziona personaggi bersaglio  preferito di altri cineasti anche nostrani.
Troviamo un'attrice. Compiuta e sicura, Maripier Morin. Charme e allure, può far tutto. Qui, la "fille de joie". (Non c'è di meglio del francese per dire certe cose e, poi, siamo in Québec, francofono dicono, indipendentista geloso della propria cultura europea). Di fascia alta, Aspasia, e, quindi, di quotazioni elevate.. Una pecca per il filantropo canadese il quale auspicherebbe nel settore una perequazione retributiva tendente al basso. Ricava soltanto una lezione: oltre  un certo livello, chi vuol delibare, a rubare deve andare. 
Arcand ha rovinato lo spunto per un bel thriller/noir alla francese. Irriguardoso verso lo spettatore che, se anche superficiale, è capace  di cavare da sè un succo semprechè ne abbia voglia.
"Satira  politica" avrebbe detto Frassica, Il Bravo Presentatore. Con l'aggravante di citazioni colte, congrue quanto quelle delle nostre recensioni.
Se lo assolvete, Arcand, ve ne assesto una: "Senectus ipsa est morbus" (Cicerone).