ennio
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sabato 20 giugno 2020
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godibile versione,truce e casereccia, di "dogman"
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Stupisce che ci siano voluti 30 anni per mettere in scena uno degli omicidi più efferati della storia recente italiana, quello del "Canaro". E stupisce che ci abbiano pensato ben 2 produzioni nello stesso anno. Il risultato è comunque soddisfacente per entrambi, anche se all'omologo "Dogman" riconosco più azzeccata la scelta dei 2 protagonisti principali. Che in "rabbia furiosa" non sfigurano affatto, sia chiaro, ma Marcello Fonte nella parte del debole e sottomesso "canaro" rimane inarrivabile.
In compenso in "rabbia furiosa" assistiamo in puro stile horror-splatter all'agognata fase finale di feroci torture, che all'epoca (io ero ragazzino) scatenò tra noi giovani una diffusa ondata di morboso interesse psico-erotico.
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Stupisce che ci siano voluti 30 anni per mettere in scena uno degli omicidi più efferati della storia recente italiana, quello del "Canaro". E stupisce che ci abbiano pensato ben 2 produzioni nello stesso anno. Il risultato è comunque soddisfacente per entrambi, anche se all'omologo "Dogman" riconosco più azzeccata la scelta dei 2 protagonisti principali. Che in "rabbia furiosa" non sfigurano affatto, sia chiaro, ma Marcello Fonte nella parte del debole e sottomesso "canaro" rimane inarrivabile.
In compenso in "rabbia furiosa" assistiamo in puro stile horror-splatter all'agognata fase finale di feroci torture, che all'epoca (io ero ragazzino) scatenò tra noi giovani una diffusa ondata di morboso interesse psico-erotico.
Incomprensibile la dicitura nei titoli di coda che parla di riferimenti a fatti puramente casuali, quando sanno tutti che la vicenda è ispirata in modo marcato a un fatto vero.
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francodestino
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giovedì 9 aprile 2020
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forte e coinvolgente
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La trama ed il ritmo del film catturano totalmente e vanno ritrovare quel quartiere e le sue storie amare e spietate che molti ci portiamo dentro. ..
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dandy
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domenica 28 luglio 2019
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poteva esse morto mejo...
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Stivaletti approfitta dello strasuccesso di "Dogman" scegliendo però la classica storia di realtà degradata nella periferia romana,in versione spiccia e coatta,alla "Romanzo Criminale"(vista anche la scelta del protagonista).Il problema è che l'intero film pare un pretesto per arrivare alla mattanza finale,indubbiamente tosta ma insufficiente.La storia nel complesso è piatta,ripetitiva e a tratti anche ridicola(lo stupro che dura due secondi netti,gli interrogatori,la parentesi del Pugile con la madre).Se Stivaletti avesse distribuito azione e violenza per tutto il film allora avrebbe potuto essere un bel b-movie vecchio stile.Ma fino all'ultima mezz'ora si vola troppo basso.
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Stivaletti approfitta dello strasuccesso di "Dogman" scegliendo però la classica storia di realtà degradata nella periferia romana,in versione spiccia e coatta,alla "Romanzo Criminale"(vista anche la scelta del protagonista).Il problema è che l'intero film pare un pretesto per arrivare alla mattanza finale,indubbiamente tosta ma insufficiente.La storia nel complesso è piatta,ripetitiva e a tratti anche ridicola(lo stupro che dura due secondi netti,gli interrogatori,la parentesi del Pugile con la madre).Se Stivaletti avesse distribuito azione e violenza per tutto il film allora avrebbe potuto essere un bel b-movie vecchio stile.Ma fino all'ultima mezz'ora si vola troppo basso....De Filippis è l'unico del cast a funzionare davvero.Gli altri sono meno peggio del previsto,ma più che altro sono i personaggi che interpretano funzionare poco.I due poliziotti,la moglie del canaro e il figlio fanno esclusivamnte da tappabuchi.Dialoghi scialbi.Non è tutto da buttare via,l'idea della droga particolare è azzeccata,e le citazioni sono simpatiche(nell'ufficio dell'ispettore compaiono in foto come criminali Dario Argento,Tom Savini e Luigi Cozzi) ,la sequenza in cui il protagonista spunta dalla vasca è molto bella,e il pre-finale onirico funziona.Indubbiamente potrà piacere ai fan del regista-truccatore,e agli amanti del cinema indipendente nostrano.Ma gli spettatori più esigenti storceranno il naso(e infatti gli incassi non sono stati granchè...).
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jonnylogan
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lunedì 20 maggio 2019
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storia di gente (quasi) comune
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Fabio è appena uscito da Re Bibbia quando ad aspettarlo trova Claudio, piccolo boss del Mandrione al posto del quale Fabio ha scontato la pena senza fiatare. Appena tornato a casa Claudio fa trovare all’amico il suo vecchio negozio di toelettatura per cani perfettamente ristrutturato, in cambio Fabio si occuperà di medicare gli animali da combattimento di proprietà di Claudio. Tutto pare tornato come prima, compresa la vita famigliare e lo spaccio di stupefacenti, ma Claudio, che regolarmente irride Fabio, non sa che in lui sta crescendo una terribile sete di vendetta. Il creatore di effetti Sergio Stivaletti fa centro al terzo colpo, come il numero delle sue pellicole, ma al tempo stesso sbaglia i tempi di distribuzione della sua ultima fatica uscita in contemporanea con il pluripremiato Dogman e tratta dal medesimo fatto di cronaca che a metà degli ottanta scosse le cronache di nera.
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Fabio è appena uscito da Re Bibbia quando ad aspettarlo trova Claudio, piccolo boss del Mandrione al posto del quale Fabio ha scontato la pena senza fiatare. Appena tornato a casa Claudio fa trovare all’amico il suo vecchio negozio di toelettatura per cani perfettamente ristrutturato, in cambio Fabio si occuperà di medicare gli animali da combattimento di proprietà di Claudio. Tutto pare tornato come prima, compresa la vita famigliare e lo spaccio di stupefacenti, ma Claudio, che regolarmente irride Fabio, non sa che in lui sta crescendo una terribile sete di vendetta. Il creatore di effetti Sergio Stivaletti fa centro al terzo colpo, come il numero delle sue pellicole, ma al tempo stesso sbaglia i tempi di distribuzione della sua ultima fatica uscita in contemporanea con il pluripremiato Dogman e tratta dal medesimo fatto di cronaca che a metà degli ottanta scosse le cronache di nera. Il regista in tal caso decide di rimanere però maggiormente ancorato sia al fatto di cronaca invece che al senso di solitudine e abbandono nel quale può precipitare il singolo, sorte toccata a Marcello Fonte nella pellicola di Garrone, ma anche al genere da lui prediletto: quello splatter che ha saputo dargli fama negli effetti visivi per il cinema horror, unito a personaggi ben approfonditi a cominciare dall’ex carcerato Fabio, che ha le sembianze di Riccardo De Filippis, noto al grande pubblico per aver dato il volto a uno dei protagonisti di Romanzo Criminale. Un uomo desideroso di ricostruirsi una vita fino a quel momento gettata via, carico di voglia di riscatto ma anche di sete di vendetta, così come pieno di amore sia per la famiglia che per i suoi amici a quattro zampe. Al suo fianco si snoda una trama fatta di combattimenti clandestini e un finto amico bipolare, vittima dell’abuso di droghe e di una sete di potere che incontra nel mite Fabio la sua nemesi. Ogni tassello progressivamente s’incasella sino all’ultima inquadratura con una deriva omicida che nulla lascia alla fantasia di chi assiste inorridito. Pellicola dal retrogusto amaro e di certo da recuperare perché passata in sala senza lasciare quasi segno perché decisamente penalizzata dalla concomitanza di cui sopra. Piacerà molto a chi ama le ambientazioni di borgata e le favole horror (quasi) a lieto fine.
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