di Buio in sala
Si può parlare di argomenti serissimi con leggerezza? Si può sorridere dei pregiudizi che si annidano e proliferano tra la gente comune a qualsiasi latitudine e sotto qualsiasi bandiera? La risposta è: certamente sì, e ci sono fior d’esempi che hanno fatto la storia del cinema (un esempio su tutti: “La vita è bella”). “Benvenuto in Germania” si inserisce a pieno titolo in questo filone narrativo. Il regista Simon Verhoeven è riuscito a confezionare una commedia che lascia il segno: alla portata di tutti, gradevole, ironica, divertente, coinvolgente, ma al tempo stesso profonda e coraggiosa, capace di toccare temi che spesso vengono solo accennati per il timore di scivolare, come una porta da non aprire troppo, come un tabù.
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di Buio in sala
Si può parlare di argomenti serissimi con leggerezza? Si può sorridere dei pregiudizi che si annidano e proliferano tra la gente comune a qualsiasi latitudine e sotto qualsiasi bandiera? La risposta è: certamente sì, e ci sono fior d’esempi che hanno fatto la storia del cinema (un esempio su tutti: “La vita è bella”). “Benvenuto in Germania” si inserisce a pieno titolo in questo filone narrativo. Il regista Simon Verhoeven è riuscito a confezionare una commedia che lascia il segno: alla portata di tutti, gradevole, ironica, divertente, coinvolgente, ma al tempo stesso profonda e coraggiosa, capace di toccare temi che spesso vengono solo accennati per il timore di scivolare, come una porta da non aprire troppo, come un tabù. Il film è ambientato a Monaco (ma potrebbe essere girato ovunque in Europa) e racconta il piccolo tsunami che travolge la famiglia Hartmann, appartenente alla borghesia medio-alta, quando Angelika (la sempre affascinante e credibile Senta Berger) decide di accogliere in casa un rifugiato, e per questo andando contro il parere del marito, affermato medico sessantenne in cerca di una nuova giovinezza, e del figlio, uno psicotico business man. Unica sponda per Angelika è la figlia Sophie, incurabile sognatrice in attesa del grande amore della sua vita (che arriverà, con il sorriso di Tarek). Il giovane Diallo, con la sua educazione e con la sua filosofia di vita, spezza gli equilibri della famiglia Hartmann e costringe ciascuno di loro a guardare nel proprio intimo. Come uno specchio a cui non si può mentire. Verhoeven riesce a mixare con sapienza gli ingredienti della commedia: i toni sarcastici e quelli più cupi, gli scoppi d’allegria e le domande senza risposta, gli estremismi così vicini alle nostre case, la convivenza con i pregiudizi, il rischio della violenza dietro ogni angolo. “Benvenuto in Germania” è piacevole come una caramella, semplice e con un buon sapore, che però non riuscirai a dimenticare.
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