USS Indianapolis

Per la Storia va bene persino Nicolas Cage

L'incrociatore USS Indianapolis è incaricato di una missione segretissima: trasportare una delle due bombe atomiche che devasteranno il Giappone mettendo fine alla Seconda guerra mondiale. Il comandante McVay ne soffre, ma gli ordini sono ordini. Effettuata la macabra consegna, la nave, priva di scorta, è colpita dai siluri umani nipponici. Dei 1.100 uomini dell'equipaggio restano vivi in 900; si ridurranno a soli 300 lasciando gli altri tra le fauci degli squali: la missione è così segreta che nessuno raccoglie gli 5.0.5. Riconosciuto innocente di ogni addebito dai superstiti, McVay sarà linciato mediaticamente dai parenti delle vittime. La storia autentica del film di Mario Van Peebles era stata già evocata nel monologo di un personaggio dello Squalo di Spielberg; e il suo interesse, umano e drammatico, è tale da consigliarne la visione malgrado i difetti. Che consistono, intanto, in una definizione troppo schematica dei personaggi (l'ufficiale in seconda ottusamente autoritario, il marinaio innamorato, il nero e il bianco rivali...) per appassionarci quanto potrebbero ai loro destini. In più, Van Peebles non ha ereditato le capacità del padre, il geniale regista indipendente black Melvin, e spesso coniuga le sequenze in modo piatto e affettato. Di media qualità anche gli effetti speciali; migliori nelle scene con gli squali. Il messaggio è forte e chiaro: il comandante americano e quello del sommergibile giapponese ritengono di aver fatto il proprio dovere come soldati («Sapevo cosa trasportavo», ammette McVay), però come uomini sono rosi dal rimorso. Nella parte forse più stoica della sua filmografia fitta di personaggi tormentati, Nicolas Cage ha due sole espressioni: col cappello e senza. Ma, questa volta, ci può anche stare.
Da La Repubblica, 19 luglio 2017


di Roberto Nepoti, 19 luglio 2017