Italiano medio |
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Un film di Marcello Macchia.
Con Marcello Macchia, Luigi Luciano, Enrico Venti, Lavinia Longhi, Barbara Tabita.
continua»
Comico,
durata 90 min.
- Medusa
uscita giovedì 29 gennaio 2015.
MYMONETRO
Italiano medio
valutazione media:
3,01
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un tipo di commedia antico e sempre nuovodi evilwithinFeedback: 0 |
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sabato 31 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un Maccio profondamente sincero, per un tipo di commedia che avevamo dimenticato. Impossibile, specie per chi conosce l'opera di Maccio Capatonda, non stupirsi almeno un po' di fronte al suo primo film. Che riesce, ancora una volta, ad essere qualcosa di diverso da quanto fatto da lui finora, pur non risparmiando numerosi riferimenti e omaggi ai suoi trailer e personaggi più famosi. Chi temeva, magari avendo appena visto la serie "Mario", di trovarsi davanti un fil ricco di gag e scenette ma povero di trama e messaggio, dovrà ricredersi. Anzi, il rischio (calcolato? Voluto?) è quasi quello contrario, ovvero di spiazzare almeno la parte del pubblico che si aspettava una commedia scoppiettante e caciarona, di puro intrattenimento. Eventuali futuri film potranno essere più leggeri, fantasiosi e assurdi, ma in questa pellicola è chiaro che Maccio ha visto la possibilità (forse l'unica) di lanciare il suo messaggio e non se l'è lasciata scappare, costi quel che costi. Nella prima parte del film, il senso di oppressione attorno ai personaggi e il modo di ritrarre gli italiani rimanda addirittura al Paolo Villaggio dei primi tempi, cosa in effetti rara nel cinema odierno. L'elemento surreale e quasi poetico di tante gag maccesche qui è ridotto al minimo: per la trama è molto più funzionale l'elemento grottesco e greve, che viene spinto al massimo. Nella seconda parte del film si sviluppa il tema (tipico di Maccio) dell'influenza dei media sulla vita, ma ad un livello decisamente più alto del consueto. Per la prima volta Maccio Capatonda, in genere pudicamente nascosto dietro i personaggi, appare sulla scena dicendo la sua verità: parlo in particolare della scena ambientata nel reality show, in cui il discorso sui media (confuso e doloroso) che fa "vincere" il protagonista coincide con il pensiero dell'autore: indizio sicuro è il rapidissimo cammeo in cui si rivolge ai suoi veri genitori (non quelli di Giulio Verme, ma di Maccio stesso!). Anche il finale, sebbene addolcito dal consueto tono paradossale, rimane amaro e irrisolto: l'impegno sociale e l'ecologismo più disinteressati sono un prodotto mediatico tanto quanto l'abbrutimento e la cafonaggine, tanto che non è possibile eliminare nessuno dei due "lati" dell'italiano medio, che continueranno a convivere schizofrenicamente.
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