Colpa delle stelle |
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Un film di Josh Boone.
Con Shailene Woodley, Ansel Elgort, Laura Dern, Sam Trammell, Nat Wolff.
continua»
Titolo originale The Fault In Our Stars.
Drammatico,
durata 125 min.
- USA 2014.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 4 settembre 2014.
MYMONETRO
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Colpa delle stelle
di catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
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martedì 2 settembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Per essere una storia che racconta di adolescenti – per di più malati di cancro - e che è indirizzata con chiarezza alle fasce più giovani di pubblico, ‘Colpa delle stelle’ riesce a ridurre i rischi insiti in entrambi i suoi aspetti peculiari trovando il modo di diventare qualcosa di più della banale trasposizione del romanzo di John Green. Grazie a una sceneggiatura che schiaccia a lungo il pedale del freno sul lato della commozione prima di perdersi nei sentimentalismi conclusivi e a dei personaggi che trasmettono empatia anche grazie a quella che appare essere una sentita partecipazione da parte di tutto il cast, il film si mantiene su di un livello più che dignitoso e riesce a non far troppo pesare il suo essere un dispensatore di ansie lungo due ore. E questo anche se a ben vedere le caratteristiche immancabili del genere (dei generi) ci sono tutte. Per il filone adolescenziale, ecco la coppia centrale tanto carina e sfortunata, l'eroismo per amore (Gus santo subito), l’amico spalla comica, i sogni della giovinezza che si infrangono sulla realtà per non parlare della colonna sonora che è una compilation di ballate venate di opportuna malinconia per accompagnare ogni momento saliente (un po’ invadente, ma nel complesso non male con la presenza di gente come Jake Bugg, Tom Odell, Sun Kil Moon oltre al buon Vivaldi che fa figo e non impegna). In riferimento all'ambiente ospedaliero, non mancano i ricoveri d'urgenza, i cigli inumiditi dalle lacrime e un paio di scene madri: insomma, va dato merito a Scott Neustadter e Michael Weber di essersi mantenuti in miracoloso equilibrio su molti aspetti insidiosi e al semiesordiente Josh Boone di aver diretto il tutto seguendo la stessa idea di fondo. Altrove stanno invece i problemi, il principale dei quali non è la presenza di qualche colossale stupidaggine – l'applauso nella casa di Anna Frank? Ecco perchè i curatori del museo hanno impedito le riprese in loco della scena… - bensì che la pellicola duri mezzora di troppo. Il motivo va cercato in un eccesso di didascalismo in moltissime parti, come se il fatto di non raccontare tutto potesse deludere gli spettatori, specie quelli che hanno amato il libro; una scelta in contrasto con la limitazione del contrappunto creato dalle situazioni di lieve commedia presenti invece sulla pagina scritta (o almeno così mi dice mia figlia adolescente). Il risultato sono una serie di rallentamenti – lo sviluppo della relazione contrassegnato da un sovrappiù di chiacchiera a sproposito, l'interminabile racconto dei tre giorni ad Amsterdam, un finale al quale avrebbe fatto bene qualche ellissi in più – che raffreddano un po’ il coinvolgimento nella vicenda della giovane Hazel, diciassettenne malata senza molte speranze e perciò incupita (malgrado gli affettuosissimi genitori) che vede brillare un raggio di sole grazie all'amore, ricambiato, dell'altrettanto sfortunato coetaneo Gus, capace per lei di andare oltre il dolore. Come già accennato sopra, contribuisce invece a catturare lo spettatore una prova degli attori nel complesso molto buona, sia per quanto riguarda la coppia di ragazzi che, costituita da Shailene Woodley (forse un po’ grandicella per dimostrare diciassette anni, ma davvero brava a dare spessore ai moltissimi primi piani) e Ansel Elgort, interagisce con estrema naturalezza, sia per gli adulti, fra i quali si segnalano Laura Dern che riesce a stare dentro le righe come madre di Hazel e, soprattutto, Willem Dafoe capace di regalare una sgradevolezza che significa più di mille parole al misantropo Van Houten. Il risultato complessivo è, in fondo l'ennesima variazione su di un ulteriore cliché, quello che vede delle persone normali alle prese con una situazione tutto meno che ordinaria, ma – sempre se non spaventa l'argomento e tenendo comunque conto che titoli come ‘Noi siamo infinito’ militano in un'altra serie – i pregi finiscono per aver la meglio sui difetti e far la conoscenza con Hazel e Gus può valer la pena anche da parte di chi non fa parte della categoria di spettatori di riferimento.
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