Un ritrattarsi nel ritratto: la favola de La bella addormentata nel bosco viene tradita e tradotta. Rinnovata per essere attuale, essa non trova il suo volto iconico nella innocente principessa Aurora, ma nell’elegante, ombrosa e complessa Malefica. Il cambio di prospettiva decostruisce e ricostruisce l’intera fiaba.
La celeberrima scena dei doni alla neonata Aurora è nodo di passaggio tra le due parti del film: la prima incentrata sulla storia d’amore tra Malefica e Stefano, la seconda narra il rapporto di Malefica con la piccola Aurora, fino ad arrivare alla resa dei conti finale, la quale sarà ricca di sorprese per chi è abituato alla versione del 1959.
Con un principe Filippo bello, ma inutile e un re Stefano avido e anaffettivo, il pubblico maschile farà fatica ad immedesimarsi con qualcuno dei personaggi, a maggior ragione se si sottolinea che l’unico personaggio maschile positivo è forse il corvo Fosco, onesto, ma umile servitore di Malefica. E’ proprio il vero amore, inteso come legame affettivo fondativo della famiglia, che viene messo in discussione in una fiaba dove l’ambizione maschile sembra strappare le ali ad una femminilità di cui è invidiosa.
Il leggendario bacio del vero amore viene sconfessato dal bacio insincero tra Stefano e Malefica sedicenni, e il seguito della “nuova fiaba” non è intenzionato a porre rimedio. Non la famiglia felice è il tema della fiaba, ma tematizzata è invece la famiglia odierna, in cui spesso i genitori litigano e sono separati (Stefano e Malefica) e i figli (Aurora) ne pagano le conseguenze. E’ vero che tecnicamente Aurora non è figlia dei due, ma la madre biologica è presentata e immediatamente sottratta all’arco della narrazione, sicché risulta evidente l’identificazione della figura materna con Malefica.
Si tratta di una figura materna ambivalente. La potentissima fata è una Medea che attenta ai figli per vendicarsi del marito, ma che poi qui si redime, facendo assurgere la solidarietà femminile tra madre e figlia a relazione costitutiva del sociale, in quanto sostitutiva dell’antico legame re-principe. Questo è ben rappresentato nella scena finale, in cui Aurora viene incoronata da Malefica. Ottima la recitazione di Angelina Jolie: molto credibile e iconico come personaggio cattivo, anche se lascia un po’ a desiderare nella prima parte del film.
Troviamo quindi una fiaba disincantata, nel senso che critica e attualizza temi tipici del genere, in una modalità sicuramente apprezzabile: forse di parte, ma non per questo senza elementi di verità.
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