Miele |
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Un film di Valeria Golino.
Con Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero de Rienzo, Vinicio Marchioni.
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Titolo originale Miele.
Drammatico,
durata 96 min.
- Italia 2013.
- Bim Distribuzione
uscita mercoledì 1 maggio 2013.
MYMONETRO
Miele
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ottimo esordio della Golinodi ZummoneFeedback: 1931 | altri commenti e recensioni di Zummone |
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mercoledì 29 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Titolo antifrastico per l'esordio alla regia di Valeria Golino. E argomento scivoloso e di scottante attualità: il suicidio assistito. Irene (Jasmine Trinca), per i suoi "clienti" Miele, è una giovane donna che aiuta a morire le persone malate, con un farmaco che compra in Messico. Li accompagna, nell'ultimo gesto estremo, con la scelta della musica e le volontà degli ultimi istanti, spesso insieme ai famigliari. Nel resto della sua vita, corre frenetica, forse nel tentativo di esorcizzare quella morte, che ogni giorno affronta: nuota in mare, davanti alla sua piccola casa, ha una relazione randagia con un uomo sposato (Vinicio Marchioni) e un amico/complice infermiere (Libero de Rienzo). Tutto scorre, nel difficile compito che ha scelto di assumere, finchè incontra l'ingegner Grimaldi (Carlo Cecchi): un uomo che vuole morire, ma non per una malattia debilitante o in fase terminale. Grimaldi è solo stanco di vivere, annoiato perennemente, depresso, si direbbe. Irene va in crisi, di fronte a questo anomalo soggetto: ruvido, spigoloso, dalla battuta caustica e piuttosto solitario. I due legano, in maniera rabbiosa e conflittuale, in una situazione strana: Irene pensa che sta commettendo un omicidio e non ne vuole sapere, all'inizio, finendo poi per interessarsi e preoccuparsi dell'uomo scorbutico che ha conosciuto; Grimaldi, forse, non vuole morire così in fretta. Senza finali consolatori o buonisti, il film affronta il tema con delicatezza e senza giudizi. Ottima opera prima della Golino, navigata attrice italiana, per anni attiva ad Hollywood, tratta dal romanzo "A nome tuo" di Mauro Covacich. Una sceneggiatura stringata, fatta di sottrazioni e sospesi, che non indulge nella lacrima facile. Bravissimi i due protagonisti, in una bella squadra di interpreti: merito di Jasmine Trinca, dallo sguardo triste e la grinta genuina che dà al suo personaggio, e a Carlo Cecchi, vecchia gloria del nostro teatro, dagli occhi dolenti e magnetici e il carisma innato. Andrà a Cannes, nella sezione "Un certain regard". Auguri... se li merita tutti!
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