Wolverine - L'immortale

Anche questa volta Jackman non buca lo schermo e ripropone lo stesso personaggio monodimensionale delle precedenti quattro puntate. Orfano di Liev Schreiber (Victor, in X-Men le origini), probabilmente la migliore spalla della serie, non riesce proprio a dare la terza dimensione ad una prova che più piatta non si può. Per fortuna nella produzione qualcuno sembra conscio che alla quinta qualcosa ci si deve pur inventare perciò, per rimpolpare un soggetto che si regge sulle stampelle, i nostri raccattano alcuni dei più triti e tristi cliché della narrativa anglo-sassone, senza alcun riguardo per lo spettatore. Il topos del mostro che si trascina con la schiena come un puntaspilli ricorda comicamente Moby Dick, quello del cavernicolo occidentale che viene igienizzato dal civilissimo giapponese si è stravisto, il tormento/tormentone dell'amata trapassata che torna in sogno tutte le notti (ne mancasse una) sarebbe stucchevole perfino per un'adolescente vittoriana. Concludono lo strazio scontri lenti e con pause inaccettabili, strategia di battaglia da cerebroleso, incoerenze clamorose (una per tutte: appena persa l'auto farcita di cattivoni che ha rapito la sua protetta, dopo una modesta passeggiata non si sa bene dove, incontra subito, miracolosamente, l'amica-samurai che stava accorrendo da un'altra città). Va bene, è un fumettone, ma è possibile che non si potesse fare qualcosa di meglio? Ok tutto il resto. Le trovate visive ci stanno, mi è piaciuto soprattutto il robottone, ma sono pessimi alcuni fondali (Nagasaki, il villaggio di pescatori dello scontro finale), tanto che sembrano fatti male apposta.