Sangue |
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Un film di Pippo Delbono.
Con Pippo Delbono, Margherita Delbono, Giovanni Senzani, Anna Fenzi
Documentario,
durata 92 min.
- Italia, Svizzera 2013.
MYMONETRO
Sangue
valutazione media:
1,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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sabato 25 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La cosa più incredibile di questo film è che è stato girato, montato e distribuito (poco). Comunque proiettato e visto. La domanda è: perché? E' semplicemente inguardabile. La disastrosa qualità di audio e video non sono assolutamente, come in altri casi, supportate o giustificate da uno stile. Il montaggio completa l'orrore, ma fin qui, tutto potrebbe essere motivato da un contenuto. Il contenuto però è un arrogante auto voyerismo dell' autore, che coinvolge anche la povera madre morente e poi morta. Non c'è alcun distacco artistico nella narrazione di Del Bono, e questo potrebbe suonare come qualcosa di avanguardista o che so io, ma no, è solo un delirio fatto male. Poesia non ce n'è, perchè un poeta elabora, non spiattella se stesso e gli altri così come sono, ripresi pure male. Manca da qualsiasi angolazione un minimo di rispetto per l'arte e per il pubblico. Non c'è forza nelle sue immagini perchè suscitano solo repulsione, ma non verso i pretesi contenuti, ma nei confronti dell'autore stesso. Che parla di sè, e di poco altro, in maniera nauseabonda. Perchè utilizzare il video per raccontare qualcosa se poi si mortifica l'immagine, il suono, e lo spettatore, costretto a seguire due minuti di primo piano su un cellulare o altrettanti per una bara che viene chiusa? Tutto questo non scatena nemmeno una piccola emozione. Auto riprendersi mentre piange per la madre deceduta, per una lunghissima inquadratura, ma perchè? Per "mettersi a nudo"? Ma per favore, anche no, basta con questa "realtà", spiattellata e brutta. La creatività dell'artista, quella dov'è? Vedo solo compiacimento, nel mostrare il proprio dolore, con l'aggravante di essere presuntuoso. E poi Senzani, comparsa a scomparsa del film, ci regala verso la fine un boccone della sua storia, per il resto sono solo lunghe sequenze di nulla, e ci sbatte dentro pure l'Aquila en passant. Non si può pensare che per realizzare un'opera interessante sia sufficiente accendere una telecamera, nemmeno se davanti alla mamma che muore. Vergogna.
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