stefanocapasso
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sabato 15 settembre 2018
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quando fusione madre figlio è un problema
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Pauline è una donna anziana che torna dopo tanti anni a Torino, sua città natale per ricostruire una parte della sua vita infantile, un trauma che ha segnato la sua vita. Nelle sue ricerche sul significato della maternità stringe un contatto particolare con Emma, giovane madre alle prese con la depressione post partum. La conflittualità che nascerà nella loro relazione diverrà motivo di elaborazione del proprio dolore e di una nuova apertura verso il mondo.
Alina Marazzi costruisce una narrazione interessante intrecciando contenuti ricostruiti, repertorio storico, repertorio tv e stop motion. Un intreccio che coinvolge e porta diretti nel cuore della questione, le difficoltà che possono emergere dopo il parto.
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Pauline è una donna anziana che torna dopo tanti anni a Torino, sua città natale per ricostruire una parte della sua vita infantile, un trauma che ha segnato la sua vita. Nelle sue ricerche sul significato della maternità stringe un contatto particolare con Emma, giovane madre alle prese con la depressione post partum. La conflittualità che nascerà nella loro relazione diverrà motivo di elaborazione del proprio dolore e di una nuova apertura verso il mondo.
Alina Marazzi costruisce una narrazione interessante intrecciando contenuti ricostruiti, repertorio storico, repertorio tv e stop motion. Un intreccio che coinvolge e porta diretti nel cuore della questione, le difficoltà che possono emergere dopo il parto. La protagonista con la sua ricostruzione è una testimone diretta di queste difficoltà, lei figlia cerca nelle nuove madri una risposta. È un film duro decisamente sbilanciato sulle problematiche delle nuovi madri, che occupano tutto il testo e appaiono insormontabili. Solo recuperando la dimensione soggettiva, sciogliendo quel legame fusionale tra madre e figlio è possibile ricominciare a vivere, sia per la madre sia per il giovane adulto che sarà. La forza espressiva delle protagoniste reali depotenzia il lavoro della madre attrice che finisce per risultare poco credibile.
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flyanto
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lunedì 15 aprile 2013
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quanto è difficile diventare madre
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Film in cui si narra di una donna (Charlotte Rampling) che ritorna dopo molti anni nella sua città natale, Torino, al fine di condurre degli studi sulla maternità, attraverso anche l'aiuto di una sua vecchia amica, presso un centro di assistenza per giovani madri. La realtà con cui viene a contatto, e cioè quella di quasi profonda disperazione in cui le giovani donne hanno vissuto e stanno ancora vivendo nell'affrontare la loro nuova e poco accettata condizione, riporta prepotentemente alla mente della ricercatrice il proprio oscuro e terribile passato legato al rapporto ed alla figura di sua madre. Questo periodo per lei di profonda crisi nonchè di sconvolgente verità la porterà però a ricongiungersi col proprio passato tanto rifiutato ed abbandonato riuscendo così a trovare la forza per aiutare soprattutto una ragazza, madre di un bimbo di pochi mesi, in forte crisi depressiva ed esistenziale ed a trasmetterle quella a lei mancante forza d'animo e fiducia in sè al fine di affrontare e superare la propria situazione critica.
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Film in cui si narra di una donna (Charlotte Rampling) che ritorna dopo molti anni nella sua città natale, Torino, al fine di condurre degli studi sulla maternità, attraverso anche l'aiuto di una sua vecchia amica, presso un centro di assistenza per giovani madri. La realtà con cui viene a contatto, e cioè quella di quasi profonda disperazione in cui le giovani donne hanno vissuto e stanno ancora vivendo nell'affrontare la loro nuova e poco accettata condizione, riporta prepotentemente alla mente della ricercatrice il proprio oscuro e terribile passato legato al rapporto ed alla figura di sua madre. Questo periodo per lei di profonda crisi nonchè di sconvolgente verità la porterà però a ricongiungersi col proprio passato tanto rifiutato ed abbandonato riuscendo così a trovare la forza per aiutare soprattutto una ragazza, madre di un bimbo di pochi mesi, in forte crisi depressiva ed esistenziale ed a trasmetterle quella a lei mancante forza d'animo e fiducia in sè al fine di affrontare e superare la propria situazione critica. Questa pellicola di Alina Marazzi risulta altamente drammatica per la tematica affrontata, forse anche un pò scomoda: una maternità che invece di essere vista come lo è generalmente e cioè come una fonte di somma gioia e di speranza per il futuro viene invece considerata anzi, direi, soprattutto, dal suo contrario punto di vista , e cioè come un motivo di malessere interiore che può generare nelle giovani madri un senso di inadeguatezza, di insicurezza e di scontentezza portanti dritto ad una estrema condizione di cupo pessimismo. La regista illustra questa oscura realtà con uno stile lineare, rigoroso ed essenziale, ben confacenti al tema proposto, e senza alcuna sbavatura. Ma il merito maggiore e che contribuisce ad innalzare il valore del film è senza alcun dubbio l'ottima interpretazione di Charlotte Rampling che appare ormai molto invecchiata e completamente al naturale (fortunatamente senza cioè alcun ritocco estetico) ma talmente affascinante ed espressiva da far cancellare totalmente la prima brutta impressione che si ha nel guardarla e richiamare nuovamente alla mente l'ormai trascorsa avvenenza in tutta la sua lucentezza nonchè bellezza. Brava ed espressiva anche la giovane Elena Radonicich che interpreta la giovane madre in crisi. Per concludere, direi che questo film è da considerarsi uno fra i migliori della stagione.
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francesca polici
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giovedì 7 febbraio 2013
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tutto parla di te
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Alina Marazzi, giovane regista italiana, presenta all' ultima edizione del Festival del Cinema di Roma, Tutto parla di te, con il quale si aggiudica il premio di miglior regista emergente.
Un film di finzione, ma che mantiene sempre quello sfondo sociale dei suoi precedenti documentari.
Alina Marazzi, attraverso la sua pellicola, ci rivela la difficile condizione vissuta dalle molte donne durante il periodo della gravidanza e post – partum.
Un momento estremamente delicato nella vita di qualsiasi donna, che a volte può portare ad un periodo di profonda depressione, di cui solo in Italia ne è protagonista il sedici per cento delle neo – mamme.
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Alina Marazzi, giovane regista italiana, presenta all' ultima edizione del Festival del Cinema di Roma, Tutto parla di te, con il quale si aggiudica il premio di miglior regista emergente.
Un film di finzione, ma che mantiene sempre quello sfondo sociale dei suoi precedenti documentari.
Alina Marazzi, attraverso la sua pellicola, ci rivela la difficile condizione vissuta dalle molte donne durante il periodo della gravidanza e post – partum.
Un momento estremamente delicato nella vita di qualsiasi donna, che a volte può portare ad un periodo di profonda depressione, di cui solo in Italia ne è protagonista il sedici per cento delle neo – mamme.
Tutto parla di te, vuole essere una critica verso il perbenismo di una società che non ammette questo andare “contro” all' istinto primordiale della maternità. Un' ipocrisia che spesso distrugge chi la subisce. Un' ipocrisia che finge di non vedere le innumerevoli rinunce a cui una giovane donna deve andare in contro per far fronte alle molteplici responsabilità che derivano dall' essere madre.
Un' ipocrisia che censura difficoltà ed ostilità, evidenziando soltanto la gioia del nuovo arrivo. Un' ipocrisia che non solo evita di comprendere il dolore, il senso di inadeguatezza, che a volte può mutarsi in vera e propria avversione per il feto, ma giudica ed emargina tutte coloro che lo provano.
Un convenzionalismo scaturito dalla scarsa considerazione femminile nella società odierna. Un conformismo che tende a privare sempre di più la libertà della donna, soprattutto quella sessuale, che in Italia rappresenta un vero e proprio tabù.
Tutto parla di te però, non vuole essere solo un film di denuncia sociale, ma anche di comprensione ed accoglienza.
Attraverso lunghi piani sequenza, Alina Marazzi indaga l' essenza di questo istinto primordiale. Lo fa raccontandoci la storia di Pauline (Charlotte Rampling) ed Angela (Maria Grazie Mandruzzato), due donne che scopriranno di avere molto in comune.
La regista accarezza con una toccante e delicata sensibilità le radici sociali della condizione materna, servendosi anche di immagini d' archivio tramite un leggero montaggio analitico.
Intimo e toccante. Poco ricercata la fotografia, ma straordinaria la regia e la sceneggiatura.
Un film pedagogico che lascia molto su cui riflettere.
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[+] la forza della verità
(di siebenzwerg)
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