dounia
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lunedì 29 agosto 2011
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una vita significativa
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Il documentario presenta la vita di un grande esecutore di jazz che si rende conto della sua malattia, osteogenesi o "Sindrome delle ossa di cristallo" che non gli permette tanti anni d'esistenza e così deve accelerare i tempi. E' inoltre molto ottimista e ama un modo di vivere socievole, questo per l'infanzia trascorsa, con fratelli che lo trattano pari a loro, una madre che fa di tutto per lui e un padre, chitarrista di jazz, che lo abitua ad acoltare la musica jazzistica. Apprende la musica classica e il jazz, impara presto a suonare il pianoforte, lo studia dieci ore al giorno, suo padre gli prepara la pedaliera del forte e del piano, il parallelogrammo articolato, e a tredici anni suona il suo primo concerto.
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Il documentario presenta la vita di un grande esecutore di jazz che si rende conto della sua malattia, osteogenesi o "Sindrome delle ossa di cristallo" che non gli permette tanti anni d'esistenza e così deve accelerare i tempi. E' inoltre molto ottimista e ama un modo di vivere socievole, questo per l'infanzia trascorsa, con fratelli che lo trattano pari a loro, una madre che fa di tutto per lui e un padre, chitarrista di jazz, che lo abitua ad acoltare la musica jazzistica. Apprende la musica classica e il jazz, impara presto a suonare il pianoforte, lo studia dieci ore al giorno, suo padre gli prepara la pedaliera del forte e del piano, il parallelogrammo articolato, e a tredici anni suona il suo primo concerto. Viene a contatto coi musicisti di jazz, quando si trasferisce a New York conosce i grandi del jazz. Ha inoltre una vita sentimentale movimentata e cambia diverse mogli. Accetta le sue condizioni fisiche, anzi, le valorizza. La vicenda fa capire all'aspettatore che i problemi esistenziali non bisogna mai viverli passivamente e in modo negativo, ma trovare una chiave che dia una via d'uscita. E' brutto sentirsi presi in una morsa dove ci si sente inglobati, ma è giusto capire però che da questa, in alcuni casi, si può venirne fuori e considerare le possibilità che si hanno. E' bene apprezzare in questo uomo, oltre alla sua intelligenza che gli dà la possibilità di cogliere tante cose nella maniera esatta, la capacità di saper affrontare la sua minorazione in modo attivo, trasformandosi in uomo positivo. Ci si limita tante volte, invece, quando si è presi da un problema fisico, a vederlo in modo dannoso per la propria vita e questo perché si pensa di essere meno dotati come lui.
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stefanomaria
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martedì 20 gennaio 2015
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un grande-piccolo artista
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E' realmente molto difficile cominciare un qualsiasi commento su di una tale opera, a causa della sua unicità; è chiaro che il regista merita certamente un posto privilegiato all'interno di una qualsivoglia recensione cinematografica (se di cinema stiamo parlando...), e Michael Radford (Il postino, Il mercante di Venezia) ha sicuramente meritato il plauso, a mio avviso, di tutti coloro che gusteranno, o l'hanno già fatto, il dvd sulla vita di uno dei più grandi e singolari interpreti del jazz contemporaneo. Ma la mole dell'argomento è immensa (e questo può essere un grosso vantaggio, ma può anche non esserlo...): solo iniziando dalle caratteristiche fisiche del protagonista ci si sarebbe potuti perdere in facile commiserazione o cristiana compassione che male si attagliano alla smisurata personalità di Petrucciani; e il regista di origini indiane ha voluto allontanare tutto ciò dalla sua analisi, presentandoci il disabile come volle realmente essere, uomo fino in fondo, amatissimo dalle sue innumerevoli donne, esagerato in moltissime sue manifestazioni, e vitale come sicuramente molti di noi 'normali' non sapremmo essere in migliaia di vite.
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E' realmente molto difficile cominciare un qualsiasi commento su di una tale opera, a causa della sua unicità; è chiaro che il regista merita certamente un posto privilegiato all'interno di una qualsivoglia recensione cinematografica (se di cinema stiamo parlando...), e Michael Radford (Il postino, Il mercante di Venezia) ha sicuramente meritato il plauso, a mio avviso, di tutti coloro che gusteranno, o l'hanno già fatto, il dvd sulla vita di uno dei più grandi e singolari interpreti del jazz contemporaneo. Ma la mole dell'argomento è immensa (e questo può essere un grosso vantaggio, ma può anche non esserlo...): solo iniziando dalle caratteristiche fisiche del protagonista ci si sarebbe potuti perdere in facile commiserazione o cristiana compassione che male si attagliano alla smisurata personalità di Petrucciani; e il regista di origini indiane ha voluto allontanare tutto ciò dalla sua analisi, presentandoci il disabile come volle realmente essere, uomo fino in fondo, amatissimo dalle sue innumerevoli donne, esagerato in moltissime sue manifestazioni, e vitale come sicuramente molti di noi 'normali' non sapremmo essere in migliaia di vite.
Il taglio è scarno, cronachistico, quasi Zoliano nel suo tentativo di mostrare un artista e un uomo che ha saputo essere tale, al di là della sua fisicità; ed anche di fisicità si parla nel documento, di una fisicità travolgente e instancabile, sia nel campo delle relazioni con l'altro sesso, sia in quello del professionismo musicale.
Io credo fermamente che Michael Radford ci abbia donato una perla sulla vita di un interprete magistrale della nostra musica, abbia saputo descrive gli eccessi di un uomo e di un professionista eccelso capace anche di oltre 200 concerti in un anno, di suonare ad oltranza con le ossa fratturate, di performance sessuali di tutto rispetto, di rischiare di avere un figlio con la sua stessa malattia (osteogenesi imperfetta); non c'è rivincita, non c'è rivalsa nell'uomo Petrucciani, non un momento di commiserazione: la sua vita è stata volutamente corsa a mille all'ora, nella consapevolezza, maggiormente per lui, della limitatezza del tempo a disposizione. Droghe, alcol, donne, al fianco di performance sublimi che ammaliano gli amanti di un genere che ormai non può più essere considerato di nicchia; ha sbalordito tutti, dalla più tenera età, ha lasciato a bocca aperta monumenti come Lee Konitz, Charles Lloyd, Roy Hynes, John Abercombie, Dizzy Gillespie, Wayne Shorter, Stéphane Grappelli e molti altri.
Da quando ho conosciuto Michel Petrucciani non ho mai smesso di amarlo profondamente, visceralmente, con le immagini vivide di un corpicino di poco più di un metro quasi accartocciato su di un panchetto di fronte ad un monumentale pianoforte, dal quale sublimi note si spandono come energia positiva nell'ambiente circostante. Michel Petrucciani, nella sua breve vita ha insegnato a tutti noi cosa vuol dire essere vincenti, su tutto e tutti, ha dimostrato che l'anima non ha bisogno di corpi perfetti o palestrati, ci ha dimostrato che le battaglie della vita possono essere vinte, tutte, senza esclusione, accanto alle persone che amiamo; e, quando ne avrò la possibilità, andrò di sicuro a visitare la sua tomba a Parigi, al cimitero Père Lachaise, perché credo fermamente alla teoria foscoliana che 'le urne dei forti' abbiano un profondo senso civile.
E Michael Radford ci ha mostrato tutto questo.
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