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In un paesaggio crudo, in un sud come poche volte si è visto al cinema, fatto non di muretti a secco e ulivi secolari, ma di ciminiere che sbuffano veleni, cieli rossi, terra ferita, Mezzapesa punta magistralmente il suo sguardo su tre anime perse. Veleno, Zazà e Annalisa sono spiriti combattivi eppure schiacciati dal proprio destino, sono animati da sogni che sembrano irraggiungibili. Cercano una salvezza, mentre tutto intorno a loro sembra irrimediabilmente andare a rotoli. Tre personaggi alla ricerca della bellezza come antidoto al male di vivere, interpretati da attori non noti. Volti pasoliniani, volti veri. Un film che lascia un segno, che entra dentro, senza ricorrere alla nostalgia, senza oleografiche rappresentazioni della realtà. Ma con uno stile a tratti crudo, brutale, che si abbandona a momenti in cui la bellezza estetica e la sapienza registica, riescono a spalancare le porte di un territorio che molto spesso ci si illude di varcare, ma è terra per pochi eletti. Il territorio della poesia.
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