renato volpone
|
mercoledì 23 novembre 2011
|
l'essenza del dolore
|
|
|
|
Bellissimo film che racconta il dolore di una donna in carriera nella sua solitudine. L'essenziale della vita quotidiana, il padre malato, i problemi di famiglia, la realtà del mondo del lavoro. Lei insegna a vivere e lottare ai lavoratori, a lasciare le paure per conquistare il potere. Ma un lavoratore la chiama "cavallo di troia", le butta in faccia la realtà della "tabula rasa" dei posti di lavoro. E poi un amante, un collega, che la ignora e la vuole lasciare. E lei, come solo le donne sanno fare, gli dà tutto il suo amore e la sua speranza. Rifiuta perfino un ragazzo giovane e bello che l'adora, per poi ritrovarsi sola, rifiutata anche dal resto della famiglia che le rinfaccia lontani rancori e che l'abbandona nella sua solitudine dorata.
[+]
Bellissimo film che racconta il dolore di una donna in carriera nella sua solitudine. L'essenziale della vita quotidiana, il padre malato, i problemi di famiglia, la realtà del mondo del lavoro. Lei insegna a vivere e lottare ai lavoratori, a lasciare le paure per conquistare il potere. Ma un lavoratore la chiama "cavallo di troia", le butta in faccia la realtà della "tabula rasa" dei posti di lavoro. E poi un amante, un collega, che la ignora e la vuole lasciare. E lei, come solo le donne sanno fare, gli dà tutto il suo amore e la sua speranza. Rifiuta perfino un ragazzo giovane e bello che l'adora, per poi ritrovarsi sola, rifiutata anche dal resto della famiglia che le rinfaccia lontani rancori e che l'abbandona nella sua solitudine dorata. E il coraggio la porterà sulle vie percorse dalla madre che l'aveva abbandonata da piccola. Piccola perla di saggezza. Grande prova di regia, la tensione cresce lentamente, come lento è il film, ti entra dentro e ti rimarrà a lungo per farti pensare. Splendida Marina Spada nella regia, grandiosa la Gerini.
[-]
[+] il film e' avvincente?
(di enrico lo vecchio)
[ - ] il film e' avvincente?
|
|
[+] lascia un commento a renato volpone »
[ - ] lascia un commento a renato volpone »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
giovedì 10 novembre 2011
|
una via di rinascita da una vita grigia
|
|
|
|
Film sull' immobile e solitaria vita quotidiana di una donna manager che dopo varie delusioni familiari e sentimentali riesce a trovare una via d'uscita al suo stato di crisi. Molto brava Claudia Gerini nel suo ruolo drammatico, lontano questa volta dalle solite sue interpretazioni comiche e parecchio suggestive le immagini che riflettono una Milano assettica e grigia.
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
mercoledì 10 aprile 2013
|
una donna troppo sola
|
|
|
|
Milano. Una brillante donna in carriera si alterna tra l'ufficio, il grande attaccamento che ha per il padre ed è l'amante del suo capo. Nel tempo libero segue un corso di fotografia ma soprattutto si prende a cuore la situazione del suo nipote adolescente con diversi problemi.
Va sicuramente fatto un grande plauso a Claudia Gerini che si cala anima e corpo in un ruolo per niente facile; una donna che pare ottenere grandi successi in azienda ma che non riesce a stringere legami personali fatta eccezione per quello che la lega al vecchio padre malato. Una Milano cupa con i suoi cantieri aperti dove la donna si aggira da sola e fa affidamento sulla pseudorelazione con il suo capo che ovviamente è sposato e non intende lasciare la moglie e costringe la donna ad essere vista nei ritagli di tempo.
[+]
Milano. Una brillante donna in carriera si alterna tra l'ufficio, il grande attaccamento che ha per il padre ed è l'amante del suo capo. Nel tempo libero segue un corso di fotografia ma soprattutto si prende a cuore la situazione del suo nipote adolescente con diversi problemi.
Va sicuramente fatto un grande plauso a Claudia Gerini che si cala anima e corpo in un ruolo per niente facile; una donna che pare ottenere grandi successi in azienda ma che non riesce a stringere legami personali fatta eccezione per quello che la lega al vecchio padre malato. Una Milano cupa con i suoi cantieri aperti dove la donna si aggira da sola e fa affidamento sulla pseudorelazione con il suo capo che ovviamente è sposato e non intende lasciare la moglie e costringe la donna ad essere vista nei ritagli di tempo. La scomparsa del padre e il prendersi cura del nipote sofferente sarà per lei occasione per fare i conti con il proprio burrascoso passato familiare e con un presente arido e privo di vere soddisfazioni. Un buon film che però ha in un ritmo davvero troppo cadenzato al limite della pesantezza un po' il suo limite nonostante la durata non sia eccessiva.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
gianleo67
|
domenica 30 dicembre 2012
|
quello che le donne non dicono
|
|
|
|
Monica è una giovane donna single che vive e lavora a Milano per un'azienda di formazione professionale per aziende in ristrutturazione. Ha una relazione con il suo capo ed un papà solo e malandato che vive in una casa nella campagna della bassa padana. Quando il padre muore è costretta a fare i conti con il suo passato per ricostruire la sua identità personale e professionale. Racconto intimo e privato che si staglia nella dimensione pubblica di una scenografia urbana che fa da sfondo ad una routine in cui, più che il senso del tempo riempito dalle occupazioni dell'impegno lavorativo o dal disimpegno dello 'svago artistico' (la fotografia) conta il senso di vuoto, di incompletezza e di assenza nella vita di una protagonista femminile così brava a teorizzare e trasmettere ai propri allievi quelle strategie aziendali che trasformano il vuoto e l'assenza in opportunità di cambiamento e di rinnovamento che lei stessa tuttavia non riesce a declinare nel privato di relazioni affettive precarie (l'amante) o legate ad un passato di dolorore costrizioni (il padre) e di abbandono (la madre).
[+]
Monica è una giovane donna single che vive e lavora a Milano per un'azienda di formazione professionale per aziende in ristrutturazione. Ha una relazione con il suo capo ed un papà solo e malandato che vive in una casa nella campagna della bassa padana. Quando il padre muore è costretta a fare i conti con il suo passato per ricostruire la sua identità personale e professionale. Racconto intimo e privato che si staglia nella dimensione pubblica di una scenografia urbana che fa da sfondo ad una routine in cui, più che il senso del tempo riempito dalle occupazioni dell'impegno lavorativo o dal disimpegno dello 'svago artistico' (la fotografia) conta il senso di vuoto, di incompletezza e di assenza nella vita di una protagonista femminile così brava a teorizzare e trasmettere ai propri allievi quelle strategie aziendali che trasformano il vuoto e l'assenza in opportunità di cambiamento e di rinnovamento che lei stessa tuttavia non riesce a declinare nel privato di relazioni affettive precarie (l'amante) o legate ad un passato di dolorore costrizioni (il padre) e di abbandono (la madre). La presa di coscienza di questa condizione di insoddisfazione si snoda attraverso un itinerario lungo e faticoso di confronto con un passato irrisolto (un'infanzia negata) ed un presente di donna incompiuta (una maternità negata) che ricerca nella precarietà di relazioni umane lo strumento attraverso il quale ottenere una risposta che solo il lutto (la morte del genitore, l'abbandono del suo amante) sarà in grado di fornirle e dal quale deriva un radicale cambiamento, una definitiva riconsiderazione delle proprie ambizioni professionali e aspirazioni affettive nel segno di una ideale continuità con la fallimentare (ma sempre presente) esperienza materna.
Scrittura registica che traccia con nettezza un orizzonte visivo e conoscitivo nell'uso di piani medi che escludono più spesso il volto e le espressioni della protagonista, indugiando sulla ordinarietà di un vivere quotidiano in cui i gesti e le azioni sono il prodotto di una ripetitività che annulla i sentimenti e le emozioni, relegandoli ad una aspirazione personale e intima che sembra non trovare sbocchi nel qui e ora, in una condizione esistenziale che oscilla tra l'eremo di una infanzia provinciale di privazioni e un contesto urbano di eleganti appartamenti borghesi e anonimi grattacieli dalle moderne geometrie di cristallo e acciaio; intessendo una trama di relazioni personali che sottendono una teoria del non detto, delle emozioni taciute o negate (il padre dal puntiglio bigotto,la sorellastra instabile e rancorosa, il nipote sensibile e affettuoso, l'amante distaccato e anaffettivo) e che trova uno sviluppo inatteso nel volgere di eventi imprevisti ma inevitabili, di un 'geschehen' che prelude all' 'aufbruch' verso nuove prospettive per un domani da reiventare. Un film che pur con una indiscutibile impronta autoriale delega il discorso sulle ragioni che lo muovono alla fisicità elegante e intensa di una attrice in stato di grazia, capace di reinventare il senso dolente e l'umanità di una donna dei nostri tempi, consapevole eppure irrisolta; una Gerini che smette i panni leggeri della commedia (brillante o trucida) per presentarsi senza fronzoli (a volte senza trucco), lavorando per sottrazione, cesellando una figura autentica e attuale. Finale carico di speranze e di una 'fuga' verso un sud mitico e mitologico sulle tracce di una immagine di sè che ricorda la disperazione eroica dei personaggi di Herman Hesse. Quello che le donne non dicono.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
|