Commedia esile e survoltata diretta da Julie Delpy, ideale seguito di "2 Giorni a Parigi" ma trapiantato nella Grande Mela dove Marion, separata con un bambino convive con il suo compagno di colore Mingus e la figlia di lui. L'arrivo del padre di Marion da Parigi, accompagnato dalla sorella di lei, psichiatra infantile e dal fidanzato di quest'ultima porterà uno scompiglio esagerato nella famigliola allargata e gli equilibri dei vari rapporti verranno messi a dura prova dalle continue scenate, dai battibecchi e dai continui imprevisti che nei due giorni del titolo si susseguono ad un ritmo a dir poco inverosimile. I toni della commedia vorrebbero essere leggeri ma pungenti, romantici ma non sdolcinati e ironici senza però dimenticare temi profondi come le difficoltà di convivenza fra culture diverse, fra stili di vita diversi, fra razze e religioni diverse.
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Commedia esile e survoltata diretta da Julie Delpy, ideale seguito di "2 Giorni a Parigi" ma trapiantato nella Grande Mela dove Marion, separata con un bambino convive con il suo compagno di colore Mingus e la figlia di lui. L'arrivo del padre di Marion da Parigi, accompagnato dalla sorella di lei, psichiatra infantile e dal fidanzato di quest'ultima porterà uno scompiglio esagerato nella famigliola allargata e gli equilibri dei vari rapporti verranno messi a dura prova dalle continue scenate, dai battibecchi e dai continui imprevisti che nei due giorni del titolo si susseguono ad un ritmo a dir poco inverosimile. I toni della commedia vorrebbero essere leggeri ma pungenti, romantici ma non sdolcinati e ironici senza però dimenticare temi profondi come le difficoltà di convivenza fra culture diverse, fra stili di vita diversi, fra razze e religioni diverse. Ciò che ne esce fuori invece è un girotondo dissonante di battute sbilenche, di situazioni paradossali ed inutili, di personaggi al limite del normale (soprattutto i parenti di lei sembrano dei villici preistorici che si divertono a graffiare macchine come dei bulli ) senza peraltro risultare divertenti. Si salva il finale, tenero, e l'incontro di Marion con l'attore Vincent Gallo, scena surreale ma di un qualche pregio. Peccato per la Delpy, bellezza un po' sfiorita ma sempre di fascino che si circonda di comprimari improbabili e irritanti, e per Chris Rock relegato a sfornare battute e freddure per tenere in piedi la baracca. Forse l'aria degli Stati Uniti non giova alla regista francese, che farebbe meglio a tornare alla vecchia Europa e a ritrovare un po' di eleganza francese nel costruire una commedia romantica.
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