L'altra verità |
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Un film di Ken Loach.
Con Mark Womack, Andrea Lowe, John Bishop (II), Geoff Bell, Jack Fortune.
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Titolo originale Route Irish.
Drammatico,
durata 109 min.
- Gran Bretagna, Francia, Italia, Belgio, Spagna 2010.
- Bim Distribuzione
uscita mercoledì 20 aprile 2011.
MYMONETRO
L'altra verità
valutazione media:
2,99
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La guerra che genere guerradi SaritaFeedback: 100 |
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domenica 8 maggio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Fergus e Frankie, amici d’infanzia, erano contractors in Iraq: soldati con il compito di proteggere i privati (giornalisti, reporters, industriali..). Dall’ Iraq Fergus torna solo, espulso con il pretesto di una scazzottata tra commilitoni in un bar: Frankie muore in un attentato lungo la Route Irish, la strada di Baghdad che ha fama di essere la più pericolosa del mondo. Ma Fergus sa che l’amico era un uomo fortunato e non crede e non crederà mai al semplice concetto con cui le alte sfere militari motivano la sua morte: Frankie si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. In questo film Ken Loach approfondisce un concetto per lui altrettanto semplice: nessuno torna vivo da una guerra. Fergus ci torna senza identità, non a caso il suo passaporto gli è stato sequestrato in Iraq, abbruttitito dalle violenze commesse e viste commettere, perseguitato dai ricordi delle scene di guerra, anaffettivo e aggressivo. Che cosa gli rimane, se non scoprire la verità sulla morte dell’amico e vendicarla con qualsiasi mezzo? Ma il suo bisogno di vendetta non genera altro che una nuova guerra, violenza che chiama violenza, odio che chiama odio. E’ una spirale senza via d’uscita che invece di farlo tornare un ”civile” e reintegrarlo nella società lo isola ancora di più e lo allontana irrimediabilmente anche da lei, Rachel, l’unica cosa che lui e Frankie non si sono mai divisi, la donna del suo migliore amico, amata anche da lui, probabilmente da sempre. Nell’inquadratura simbolo di tutto il film Fergus vede Rachel attraverso il vetro smerigliato di una porta socchiusa e solo lì, dietro un vetro a segnare l’insuperabile distanza, riesce ad allungarle la mano e a far affiorare il sentimento; ma è questione di un attimo e la porta si richiude. Il tema della guerra e dei traumi post-guerra non è certamente nuovo nel cinema, ma ciò che rende questo film meritevole di essere visto è l’intenzione: quella di risvegliare coscienze ormai intorpidite e assuefatte alle immagini di guerra sulla non scontatezza e la non ammissibilità: non è scontato che in una guerra debbano morire dei bambini, non è ammissibile l’uso della tortura, non è scontato che un uomo si svegli di notte in preda agli incubi per essere stato un soldato, non è ammissibile che per salvaguardare interessi e poteri si nasconda la verità. Ken Loach è un idealista senza senso della realtà? Sì, e sembra fiero di esserlo.
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