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Un film di Philippe Lioret. Con Vincent Lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi.
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Drammatico, durata 110 min. - Francia 2009. - Teodora Film uscita venerdì 11 dicembre 2009. MYMONETRO Welcome * * * 1/2 - valutazione media: 3,69 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
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Miraggio d'amore oltremanica Valutazione 3 stelle su cinque

di gianleo67


Feedback: 61487 | altri commenti e recensioni di gianleo67
giovedì 3 gennaio 2013

Arrivato in Francia dopo un lunghissimo e pericoloso viaggio clandestino dall'Irak, il giovane  Bilal si propone di attraversare a nuoto la Manica per raggiungere la sua ragazza, già da tempo immigrata con la famiglia in Inghilterra. Gli sarà d'aiuto l'amicizia con l'istruttore di nuoto della piscina dove va ad allenarsi, un ex campione di nuoto in rotta con la moglie.
Da anni il cinema francese è rimasto uno dei pochi baluardi culturali in grado di rappresentare con lucidità di sguardo e vibrante senso civico le profonde contraddizioni della civiltà occidentale, alle prese con una realtà in continua trasformazione economica e sociale e dove si consuma quotidianamente il tradimento degli ideali di democrazia e solidarietà che tutte le istituzioni (nazionali e sovranazionali) continuano ad enunciare nelle loro dichiarazioni di intenti puntualmente disattese nei luoghi deputati al loro rispetto (le frontiere,i tribunali, le gendarmerie,etc.). Non si sottrae a questa impietosa analisi nemmeno questa meritoria opera di Philippe Lioret, dove la purezza dei sentimenti ed il valore delle persona umana rappresentano il filo conduttore su cui si snoda l'assunto narrativo, nel tentativo (spesso vano) di superare una ideale linea di demarcazione tra le legittime aspirazioni alla felicità e gli insormontabili ostacoli che ad essa frappone l'ostilità di comunità chiuse e ostili e dove singoli individui  (il vicino che proditoriamente espone un ingannevole zerbino con su scritto 'welcome') e presidi istituzionali ( il tribunale che non espelle i rifugiati ma che li relega al limbo di un dichiarato ostracismo civile, la polizia che segue una linea di comando politico di 'repressione della solidarietà') concorrono ad uno stato di silente e vergognosa emarginazione sociale. Calibrato sul registro di un asciutto documentarismo e temperato dalla dolente espressività di una messa in scena che frequenta i luoghi intimi di abitazioni e relazioni private (un uomo in un momento di difficoltà sentimentale e umana che trova la forza della solidarietà a rischio della propria libertà personale) vive momenti di grande intensità emotiva, senza indugiare sul falso pietismo da 'botteghino' e senza esasperare uno stucchevole ideologismo di maniera (così cari a certo cinema indipendente americano). Sotto traccia si avverte anche la presenza di una potente matrice letteraria, una metafora del perscorso di sofferenza dell'uomo in cammino verso un ideale di amore assoluto (la Mina che vive in Inghilterra è come l'irraggiungibile sogno d'amore immaginato dallo Stocker della famosa opera gotica) destinato all'apnea di un sacchetto di plastica in testa od all'alternativa di uno sfiancante attraversamento a nuoto. Il primato sportivo viene così declinato nel suo significato più profondo, non già di una fatua e inutile ribalta personale, ma dello slancio generoso verso il superamento dei propri limiti, la sublimazione delle proprie ambizioni umane (lo sportivo che rinuncia alla propria medaglia d'oro, usata come merce di scambio per un tragico viaggio della speranza). Ottima la prova di attori che si misurano con la verità di un soggetto credibile tra cui un intenso e dolente Vincent Lindon e un  giovanissimo e promettente Firat Ayverdi. Finale amaro tra un sogno d'amore infranto e la rinnovata consapevolezza di un sentimento antico. Edificante.

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