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Avendo appena finito di vedere questo film, vorrei fare delle osservazioni a caldo e quindi puntare l’attenzione su due tematiche fondamentali: uno, il cinismo di chi sta meglio; due, lo streben e il titanismo del giovane protagonista.
    Per quanto riguarda il primo argomento, è sconfortante vedere che, da parte dei cittadini e delle autorità, i migranti sono visti come un problema da arginare e non come esseri umani bisognosi che hanno un grande problema da risolvere (che è questo: come riuscire a costruirsi una vita dignitosa?).
    Per quanto riguarda il secondo argomento, è straordinaria la forza d’animo con la quale il giovane protagonista, dopo aver camminato a piedi dall’Iraq fino in Francia per fuggire dalla guerra e per cercare di aiutare economicamente la sua famiglia, decide di imparare a nuotare per attraversare a nuoto la Manica, allo scopo di riconciliasi con la sua fidanzata. Si tratta di un’impresa da campioni olimpionici di nuoto, ma che ciononostante non spaventa affatto il ragazzo, il quale, infatti, infine decide di affrontare l’immensità oceanica pur di dimostrare l’amore immenso che nutre per la sua ragazza; è questo, secondo me, un tema degno delle migliori narrazioni romantiche.
    Nel complesso il film mi è piaciuto parecchio: molto belli alcuni dialoghi, bella la colonna sonora principale (un pianoforte che suona una melodia romantica nell’accezione più malinconica e drammatica del termine), e bella è la morale della favola: nessuna vita è sprecata quando l’hai dedicata ad inseguire i tuoi sogni, perché i sogni sono l’anima della vita, e anche quando essi, alla fine dei giochi, ti lasciano l’amaro in bocca, hanno sempre e comunque un gran pregio: danno sapore, cioè significato, alla tua vita. Ripeto: i sogni sono l’anima della vita, anima capace di dare alla vita stessa sapore e significato, dignità e grandezza.