Invictus - L'Invincibile |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Morgan Freeman, Matt Damon, Tony Kgoroge, Patrick Mofokeng.
continua»
Titolo originale Invictus.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 134 min.
- USA 2009.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 26 febbraio 2010.
MYMONETRO
Invictus - L'Invincibile
valutazione media:
3,89
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Invictusdi G. RomagnaFeedback: 16232 | altri commenti e recensioni di G. Romagna |
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giovedì 4 marzo 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il primo anno di Nelson Mandela nel ruolo di presidente della Repubblica Sudafricana è raccontato utilizzando come spunto narrativo il cammino della relativa nazionale di rugby, gli Springboks, dalle difficoltà iniziali alle grandi prestazioni nel campionato mondiale 1995, che si tiene proprio in Sudafrica. Lo spunto è di notevole acutezza, perchè permette al film di descrivere argutamente le principali doti di Mandela rendendo importante, nella sua portata simbolica, un evento altrimenti considerabile come marginale nella realtà di un paese che stava cercando di affrontare problemi ben più gravi. Il rugby, nel Sudafrica del tempo, era uno sport elitario, praticato quasi esclusivamente dai bianchi, e la squadra nazionale, capitanata da Francois Pienaar (Matt Damon) ne era specchio (uno solo dei duoi giocatori, Chester, è di pelle nera). I neri erano coloro che giocavano a calcio e che non seguivano il rugby, o che lo facevano solo per tifare contro gli odiati Springboks. Mandela intuì l'enorme forza catalizzatrice che lo sport poteva avere, e quanto una squadra come quella di rugby, quasi del tutto bianca, potesse fungere da strumento di riconciliazione nazionale dei neri con i bianchi per sancire definitivamente un nuovo inizio nella realtà del suo Stato. Dapprima le difficoltà furono inevitabili e, apparentemente, insormontabili, ma la tenacia e la lungimiranza di Mandela ebbero la meglio, riuscendo a far stringere tutto il paese attorno agli Springboks, la cui micidiale progressione li condusse fino alla finale contro la Nuova Zelanda del temibile Jonah Lomu... Eastwood dipinge Mandela per ciò che è stato: un grande politico che, dopo ventisette anni di prigionia in una cella di poco più di un metro quadro, fu capace, alla sua uscita, di perdonare i suoi aguzzini e di far uscire il Sudafrica da una condizione di terribile apartheid. L'intento celebrativo è sviluppato concentrandosi sulle vicende della squadra di rugby, espediente sapiente perchè permette di parlare pienamente dell'ex presidente sudafricano senza rischiare di appesantire la vicenda con toni agiografici. La forza simbolica e nazional-popolare dello sport è messa in rilievo senza assolutamente esagerare le sue possibilità: anche De Gasperi, nel 1948, dopo l'attentato a Togliatti, con il paese sull'orlo della guerra civile, telefonò a Gino Bartali per incoraggiarlo a vincere il Tour de France in modo da catalizzare su di sè le attenzioni dell'opinione pubblica, ormai è storia. Al giorno d'oggi, dopo Mandela, l'ANC, il suo partito, non ha saputo raccogliere il testimone e, pur riuscendo a mantenere un equilibrio razziale ancora non pienamente stabilizzato, si è allontanato dagli insegnamenti del vecchio leader riscoprendo la strada della classista ortodossia del neoliberismo. Ciononostante, il suo messaggio non ha mai perso di vigore e di tenacia (qualificandosi veramente come “invictus”, non spezzato e non spezzabile), ed è un bene, per la nostra memoria, che ci sia oggi chi desideri ricordarlo con pellicole come queste, di sicuro valore. Morgan Freeman, nel ruolo di Madiba, ci offre una buonissima interpretazione, e la sua somiglianza fisica con l'ex presidente è notevole, senza nemmeno, apparentemente, ricorrere ad un eccessivo lavoro da parte dei truccatori. Clint Eastwood, con Invictus, pur non regalandoci un capolavoro, ci offre un lavoro di considerevole fattura, confermandosi, una volta di più, come uno dei più importanti registi dell'epoca attuale.
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