paolo ciarpaglini
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venerdì 12 settembre 2008
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la libertà, ha un colore?.
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Il film narra la vicenda (conosciuta a livello planetario) di Nelson Mandela. Ad impersonarlo un Dennis Haysbert bravo come sempre, anche se fisicamente la somiglianza con il vero Mandela è pressochè improponibile. Probabilmente scelto per le capacità recitative, nonchè per la profonda umanità che il suo volto riesce ad esprimere. La pellicola scorre a fianco della storia, la vera storia, che vide l'incaricato al controllo della posta James Gregory (Jhoseph Fiennes), stringere lentamente una profondissima amicizia con Mandela. James affiancato dalla moglie Gloria (una Diane Cruger che migliora recitativamente, di film in film), è all'inizio convinto di essere li per servire il suo Paese. Ma soprattutto per 'la giusta causa', preso purtroppo per scontata e fin da subito, la conoscenza profondamente carente della cultura e delle 'richieste' dei neri.
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Il film narra la vicenda (conosciuta a livello planetario) di Nelson Mandela. Ad impersonarlo un Dennis Haysbert bravo come sempre, anche se fisicamente la somiglianza con il vero Mandela è pressochè improponibile. Probabilmente scelto per le capacità recitative, nonchè per la profonda umanità che il suo volto riesce ad esprimere. La pellicola scorre a fianco della storia, la vera storia, che vide l'incaricato al controllo della posta James Gregory (Jhoseph Fiennes), stringere lentamente una profondissima amicizia con Mandela. James affiancato dalla moglie Gloria (una Diane Cruger che migliora recitativamente, di film in film), è all'inizio convinto di essere li per servire il suo Paese. Ma soprattutto per 'la giusta causa', preso purtroppo per scontata e fin da subito, la conoscenza profondamente carente della cultura e delle 'richieste' dei neri. Fin da subito però James (che ha trascorso l'adolescenza proprio in quella terra), appare più sensibile della norma ammessa. Ogni qualvolta gli si para davanti agli occhi, la nuda e cruda realtà, che vede i neri trattati come in modo disumano. Inizia lentamente così, a comprendere di avere a che fare unicamente con il razzismo, ed il suo volto peggiore. Da autodidatta, spinto dalle poche ma intense parole che Mandela gli rivolge, inizia una ricerca che lo porterà sempre più assieme all'evolversi della situazione internazionale, a credere che tutto ciò che sta difendendo altri non è che un terribile sopruso. E che le uniche ragioni per cui la Britannia ha, e continua a sopprimere e privare dei propri diritti gli abitanti del Sud Africa, sono riconducibili ad un'unica cosa: gli interessi. E lo sfruttamento delle immense risorse minerarie della Terra d'Africa. Interpretazioni encomiabili per tutti e tre gli attori principali, con Diane che in alcuni passaggi supera e catalizza l'attenzione non solo per l'indiscussa bellezza, ma anche, e non è poco accanto ad attori di questo calibro, per intensità e bravura pure. Inguardabili invece i camuffamenti che dovrebbero scandire il passare dei 'decenni'. Una panciotta sottocamicia per Fiennes, una decina di anni strappati a Diane privandola del trucco, unitamente ad un'acconciatura più matura. E gli ormai storici, folti e brizzolati capelli sulla testa di Haysbert. Ciò che dovrebbe tener testa a tutto, sono a mio modesto avviso i 27 anni di reclusione di Mandela.
Vengono invece messe in risalto in modo particolare le vicende familiari dei Gregory, ei sacrifici a cui Gloria, causa i continui trasferimenti di uno 'scomodo' controllore della posta e figli, sono sottoposti. A loro è affidato l'orologio del tempo, perchè nfine ciò che resta maggiormente impressa nella mente, è la loro storia, non quella che 'ha fatto la storia'. Comunque, un bel film.
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rox
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venerdì 4 aprile 2008
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un film per raccontare...
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Venticinque milioni di neri sono governati da una minoranza composta da 4 milioni di bianchi che hanno imposto il brutale regime Apartheid del Partito Nazionalista. I neri non possono votare, o studiare, né viaggiare liberamente; non hanno il diritto a possedere un terreno, o un’attività, persino una casa. Arroccati sulle loro posizioni di potere assoluto, i bianchi vietano ai neri di organizzarsi in una qualsiasi forma di opposizione, costringendo i loro leader all’esilio o all’ergastolo a Robben Island.
James Gregory, un sottufficiale guardia carceraria che vive nel Sudafrica e viene mandato a Robben Island, la prigione dov’e rinchiuso Nelson Mandela.
L’uomo è mandato lì perché conosce il Xhosa, la lingua locale, poiché è cresciuto in una fattoria del Transkei; in questo modo, poiché è a capo della sezione che censura le lettere dei detenuti, può intercettare i discorsi che Mandela fa nella sua lingua.
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Venticinque milioni di neri sono governati da una minoranza composta da 4 milioni di bianchi che hanno imposto il brutale regime Apartheid del Partito Nazionalista. I neri non possono votare, o studiare, né viaggiare liberamente; non hanno il diritto a possedere un terreno, o un’attività, persino una casa. Arroccati sulle loro posizioni di potere assoluto, i bianchi vietano ai neri di organizzarsi in una qualsiasi forma di opposizione, costringendo i loro leader all’esilio o all’ergastolo a Robben Island.
James Gregory, un sottufficiale guardia carceraria che vive nel Sudafrica e viene mandato a Robben Island, la prigione dov’e rinchiuso Nelson Mandela.
L’uomo è mandato lì perché conosce il Xhosa, la lingua locale, poiché è cresciuto in una fattoria del Transkei; in questo modo, poiché è a capo della sezione che censura le lettere dei detenuti, può intercettare i discorsi che Mandela fa nella sua lingua.
Per ricevere ed inviare lettere ci sono diverse regole:
· Solo una ogni sei mesi
· Al massimo deve contenere 500 parole
· Non deve contenere informazioni sulle condizioni del carcere
· Non devono esserci elementi riferiti alla politica
Se queste regole non sono rispettate allora non vengono mai inviate.
Dopo sei mesi la moglie di Mandela fa visita al marito.
Anche per le visite ci sono regole ben precise:
· Parlare in inglese
· Parlare solo di questioni familiari
· Al massimo 30 minuti
I due coniugi parlano in Xhosa e la moglie viene cacciata.
James dice al comandante ciò di cui hanno parlato, visto che li ha ascoltati, e quando la moglie torna a Johannesburg viene arrestata.
Mentre James e la sua famiglia sono a Cape Town assistono ad una bruttissima scena razzista e molte persone nere vengono arrestate perché in strada senza lasciapassare.
Poi il figlio di Mandela resta ucciso in un incidente d’auto, ma James ha qualche dubbio sul fatto che fosse un incidente.
Il sottufficiale, dopo aver parlato con Mandela, legge una parte della Carta della Libertà nonostante sia vietato, e scopre che ciò per cui Mandela si batte non è sbagliato. Con il tempo Mandela avrà su di lui un’influenza tale da indurlo a rivedere le sue posizioni e la sua fedeltà al governo razzista, arrivando persino a lottare per un Sudafrica libero.
Dopo essere stato nominato maresciallo maggiore, nel 1976 Gregory chiede il trasferimento.
Nel 1982 Mandela viene trasferito in un altro carcere e anche James viene mandato lì.
Nelson Mandela dopo poco viene trasferito a Victor Vester Gevangenis Prison e anche James e la sua famiglia traslocano lì.
Brett,Il figlio di James, muore in un presunto incidente d’auto. Questo rafforza ulteriormente il legame fra i due padri: James e Mandela.
Nel 1990 Mandela ha un colloquio con il presidente e dopo ventisette lunghi anni di prigionia viene rilasciato.
Quattro anni dopo diventa il 1° presidente del Sudafrica eletto democraticamente.
Nel 2003 il tenente James muore di cancro.
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(di puzza)
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luigi chierico
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giovedì 19 dicembre 2013
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un secolo
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Non è un film ma la storia di un Uomo, o meglio di uno degli ultimi 19 secoli dalla nascita di Cristo.
Nato nel 1918 Mandela è morto, infatti, a 95 anni nel 2013, un secolo. La sua vita è narrata in questo film, che ripercorre fedelmente tutte le tappe della sua lotta. Nel pieno della sua maturità viene incarcerato, privato di ogni umano diritto, e, temuto per le sue idee, è messo a durissime prove, dopo lunghissimi 27 anni, nel 1990, viene messo in libertà. Condotti egregiamente in questo calvario che lo porterà al Nobel per la pace nel 1993 e alla presidenza del Sudafrica, viviamo da vicino il dolore, la tristezza di quest’ Uomo che tenacemente e pacificamente conduce la sua lotta, la sua guerra senz’armi per la libertà del suo popolo, della sua Patria Terra.
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Non è un film ma la storia di un Uomo, o meglio di uno degli ultimi 19 secoli dalla nascita di Cristo.
Nato nel 1918 Mandela è morto, infatti, a 95 anni nel 2013, un secolo. La sua vita è narrata in questo film, che ripercorre fedelmente tutte le tappe della sua lotta. Nel pieno della sua maturità viene incarcerato, privato di ogni umano diritto, e, temuto per le sue idee, è messo a durissime prove, dopo lunghissimi 27 anni, nel 1990, viene messo in libertà. Condotti egregiamente in questo calvario che lo porterà al Nobel per la pace nel 1993 e alla presidenza del Sudafrica, viviamo da vicino il dolore, la tristezza di quest’ Uomo che tenacemente e pacificamente conduce la sua lotta, la sua guerra senz’armi per la libertà del suo popolo, della sua Patria Terra. La sua ascesa al potere e i suoi successi, anche nell’ ambito sportivo ( vedi il film “Invictus” ), sono coinvolgenti per cui si rimane soddisfatti.
Non è quindi il film come tale che si apprezza ma quello che ti porta alla memoria.
In una rapida rassegna di uomini che hanno dedicato e sacrificato la loro vita per la Libertà, iniziando proprio da Cristo, ricordo Catone a cui Dante dedica i noti versi: ”libertà va cercando ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta” , Mahatama Gandhi, Martin Luther King, e quanti altri per il Risorgimento o perché Partigiani.
Il bisogno di Libertà è insito nell’uomo, è un bene insopprimibile, non conosce razza, colore di pelle, corrente politica, status o genere ( vedi The lady- L’amore per la libertà).
Per Libertà intendo libertà di parola, di pensiero, di fatto, d’opera, di religione il tutto nel rispetto dell’altrui Libertà, non la si scambi per abuso o sopruso, La libertà di Mandela non è soltanto la sua ma quella di tutti ed è questo suo messaggio che il regista Bille Auugust ci trasmette affidandosi ad un eccellente Dennis Haysbert, sostenuto da un buon Joseph Fiennes.
chigi
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bafana
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sabato 13 settembre 2008
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good bye film
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B.August confeziona un film sulla figura di Nelson Mandela in particolare sul periodo della sua prigionia e sul rapporto con il suo aguzzino.Un pò film denuncia,un pò biografia,un pò dramma carcerario ma poco convincente e troppo televisivo.Da far vedere nelle scuole ma risulta didascalico,già visto e quel che è peggio freddo.Attori poco convincenti(J.Fiennes monocorde,D.Kruger in parte ma fastidiosa)in ruoli piatti ad eccezione di D.Haysbert che affronta il ruolo di Mandela con umiltà e partecipazione.Riuscito il finale in cui vediamo Mandela dopo la scarcerazione e prima del suo dicsorso alla gente,immancabili le immagini da repertorio.
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