La città proibita |
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Un film di Zhang Yimou.
Con Chow Yun-Fat, Li Gong, Jay Chou, Ye Liu, Chen Jin, Li Man, Qin Junjie, Dahong Ni.
continua»
Titolo originale Curse of the Golden Flower / Man cheng jin dai huang jin jia.
Drammatico,
durata 111 min.
- Cina, Cina 2006.
uscita venerdì 25 maggio 2007.
MYMONETRO
La città proibita
valutazione media:
3,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Echi shakespeariani riproposti in chiave orientale
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| lunedì 17 dicembre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Nella Cina del x secolo, si sviluppano intrighi colmi di echi shakespeariani, riproposti in chiave orientale. Matrimoni senza amore, amori contrastati, amanti nascosti, lotte per l’eredità, lotte fra classi, rimedi malefici, obbedienza intimidatoria tutto vissuto in un trionfo dai colori vivaci che si combinano armonicamente disegnando le scene, quasi fossero dei singoli quadri. La trama viene gradualmente bistrattata, per poi essere ripresa nel finale che emulando la storia dell’amleto è veloce, tragico, sacrificale e plateale, lasciando spazio all’eccessiva bellezza estetica delle riprese e degli scenari valorizzati da campi lunghissimi che danno una visuale a tutto tondo del paesaggio, elemento tipico della magistrale regia del cinese Zhang Yimou . Gong Li imperatrice austera dall’espressione unica e “insensibile”, cercando in ogni scena di imporre la sua immagine sottomessa a quella del marito interpretato da Chow Yun-Fat, è avvolta da un aura dorata, colore che fa da sfondo alla storia e che è menzionato anche nel titolo originale “Curse of the Golden Flower “(La maledizione del fiore dorato), e che si traduce nell’immensa distesa di crisantemi, ridondante emblema reale, sempre più spesso permeati da pennellate di sangue. Le colossali battaglie sono delle danze dove il ritmo e la musica vengono scanditi da falciate nette e assassine. La foga della rabbia vale più di 1000 soldati pronti alla resa dei conti, che ad ogni colpo cadono a decine come birilli, Fantasia, effetti speciali, realtà si fondono rendendo più affascinante quest’ultima all’occhio dello spettatore attonito davanti all’”altezza” dei gesti, e alla successione di primi piani e dettagli sentimentalmente eloquenti. La regia(Zhang Yimou), la fotografia(Zhao Xiaoding), la scenografia (Huo Tingxiao), i costumi (Yee Chung Man) e il montaggio(Cheng Long )sono eccellenti, a dispetto della storia, unica pecca presente nel film in cui gli eventi sono raccontati in alcuni tratti in modo confuso presentando per certi versi dei momenti morti che rallentano il racconto filmico facendo subentrare una latente noia da parte di chi guarda.
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