Il resto di niente

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Un film di Antonietta De Lillo. Con Maria de Medeiros, Rosario Sparno, Imma Villa, Raffaele Di Florio, Riccardo Zinna.
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Storico, Ratings: Kids+16, durata 103 min. - Italia 2004. uscita venerdì 25 marzo 2005. MYMONETRO Il resto di niente * * * 1/2 - valutazione media: 3,57 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Monica Capuani

L'Espresso

Come per tanti lettori, che con un tenace tam tam ne hanno decretato il successo, l'incontro con Il resto di niente è stato per Antonietta De Lillo una folgorazione. Il libro di Enzo Striano, giornalista colto e professore napoletano, ricostruisce magistralmente la Napoli di fine '700, con la monarchia volgare e in via di putrefazione di Ferdinando IV di Borbone e Maria Carolina, sorella di quella Maria Antonietta alla quale, in Francia, la rivoluzione aveva appena fatto saltare la testa, i lazzari analfabeti e sanguigni, e la poca nobiltà colta - con Gaetano Filangieri e Vincenzo Cuoco in testa - che alla fine del secolo diede vita alla sfortunata e infelice rivoluzione giacobina, che il popolo non capì e osteggiò.
I lazzari appoggiarono i Sanfedisti, che rimisero sul trono il Borbone traditore, che era fuggito a Palermo portando con sé tutta la cassa del Banco di Napoli.
In questo scenario, una donna di origini portoghesi, di antica nobiltà decaduta, giunta bambina nella città partenopea con la voglia di integrarsi totalmente, fu l'eroina di quella piccola rivoluzione.
La marchesa Eleonora Pimentel Fonseca, emancipata ante litteram soprattutto dopo una drammatica esperienza matrimoniale dalla quale riuscì a liberarsi in seguito alla morte del suo bimbo, poetessa, scrittrice, membro del governo repubblicano che la nominò direttore del "Monitore Napoletano", trovò una morte feroce nel 1799, in quella Napoli che rifiutò la grande utopia repubblicana.
Il bellissimo ritratto che ne ha dipinto Enzo Striano nel long-seller che esce in questi giorni in un'ennesima edizione da Avagliano (dopo il transito da Loffredo e Rizzoli) ha fatto innamorare Antonietta De Lillo che, affrontando anni di difficoltà produttive, è riuscita a realizzare un film che finalmente (dopo il passaggio fortunato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia) venerdì 18 Marzo vedrà la luce in 40 sale italiane, distribuito dall'Istituto Luce. Maria De Medeiros è la straordinaria interprete di Lènor, e per questo film ha perfezionato l'italiano e imparato il napoletano, integrandosi alla perfezione alla coralità di bravissimi attori partenopei messa insieme dalla De Lillo. "Quando ho conosciuto Antonietta", racconta nella conferenza stampa, alla Casa del Cinema di Roma, "ero incinta di Julia, la mia primogenita che adesso ha 7 anni. Ho fatto in tempo a fare un'altra figlia, che ho chiamato Leonor. Quando poi ho letto il romanzo, ho capito poco, perché ancora non parlavo bene l'italiano e c'erano molti dialoghi in napoletano, ma ho avuto la netta impressione che lì dentro ci fosse qualcosa di bellissimo. Ho detto sì. Sono passati molti anni, nei quali Antonietta combatteva una lotta eroica e mi faceva leggere diverse versioni della sceneggiatura".
Eh sì, perché questo film ha avuto una storia all'italiana. La produzione ha ottenuto i finanziamenti del ministero e poi ha rivenduto il film a un'altra società che con quei denari ha tamponato una precedente problematica situazione finanziaria. A quel punto, ci è rivolti alla giustizia e gli anni sono passati inesorabili.
"Il film aveva tutti i presupposti per morire", racconta Antonietta, "ma è stato tenace come la giovane rivoluzione che racconta. E' un film che è voluto sopravvivere e oggi lo ritengo necessario, perché parla dei nostri giorni, dell'epoca che stiamo vivendo, di questo scollamento tra gli intellettuali e la gente, di questa involuzione cieca della società attuale, che non è più capace di riacquistare un senso etico e utopico della vita. Oggi tutti inseguono soltanto il proprio tornaconto personale".
Maria De Medeiros, racconta che il personaggio di Eleonora continua a incuriosirla, a ispirarla. "Ho letto altri libri dedicati a lei, oltre al romanzo di Striano, Cara Eleonora di Maria Antonietta Macciocchi e il meraviglioso Amante del vulcano di Susan Sontag, perché mi sono appassionata alla sua assoluta modernità calata nel contesto retrivo che la condanna a una vita di solitudine inevitabile, e infine alla morte violenta, che era già scritta, fatale. Quando divorzia dal marito, scopre il piacere di vivere da sola. Era una donna di pensiero, aveva bisogno di tempo da dedicare al lavoro, alla scrittura. Non è neanche una femminista, perché è al di là: è perfettamente consapevole che il suo pensiero ha pari dignità rispetto a quello degli intellettuali uomini".
Anche il rapporto con Napoli è stato importante per Maria. "C'è tanto in comune tra Lisbona e Napoli. Sono due città di mare, miseria, contrasti sociali fortissimi. Ci ero stata con i miei genitori ed eravamo spaventati da quella città sanguigna, così diversa da Vienna, dove ci eravamo rifugiati quando avevamo lasciato Lisbona per sfuggire alla dittatura di Salazar, prima della Rivoluzione dei Garofani. Ma l'ho scoperta veramente durante le riprese del film. Anch'io, come Lenòr, mi sono sentita a casa, a Napoli. Abitavo in una bellissima casa al Vomero e Julia andava in una scuola, dove i bambini facevano ricreazione sulla spiaggia. Aveva cominciato a parlare italiano, si era fatta degli amichetti napoletani. Mio marito Agusti la accompagnava con un autobus che non faceva mai lo stesso tragitto. La strada era decisa a discrezione del conducente. Secondo l'estro della giornata. E' una città favolosa, in realtà molto segreta. C'è quel golfo di una bellezza sfacciata, non puoi non ammirarlo, ma poi devi inoltrarti nell'oscurità dei vicoli per capire davvero il suo carattere. La gente è fatta nello stesso modo: ha un'apparenza solare, gioviale, ma per conquistarla devi scavare a fondo".
Da L'Espresso, 18 Marzo 2005


di Monica Capuani, 18 Marzo 2005

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