jixeurij
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lunedì 8 luglio 2013
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capolavoro assoluto del sol levante
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Sion Sono si dimostra in questo film un grande regista e mette in scena un crudo rompicapo tra il sogno e la realtà.
Il film parte con la famosissima scena del suicidio di massa di 54 studentesse, ma sarà solo l'inizio. Un'oscura ombra si muove sul Giappone e solo alla fine del film capiremo che la soluzione ci è sempre stata davanti agli occhi, in qualsiasi sequenza.
Suicide Club è un film davvero ben realizzato, che sa mantenere alta la suspance e le aspettative, ma non delude.
La pellicola scava nelle nostre paure più profonde, portandole in superficie: ottima la scelta del regista di aggiungere delle scene splatter ben dosate: in questo modo troviamo oltre al terrore psicologico anche il terrore "fisico".
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Sion Sono si dimostra in questo film un grande regista e mette in scena un crudo rompicapo tra il sogno e la realtà.
Il film parte con la famosissima scena del suicidio di massa di 54 studentesse, ma sarà solo l'inizio. Un'oscura ombra si muove sul Giappone e solo alla fine del film capiremo che la soluzione ci è sempre stata davanti agli occhi, in qualsiasi sequenza.
Suicide Club è un film davvero ben realizzato, che sa mantenere alta la suspance e le aspettative, ma non delude.
La pellicola scava nelle nostre paure più profonde, portandole in superficie: ottima la scelta del regista di aggiungere delle scene splatter ben dosate: in questo modo troviamo oltre al terrore psicologico anche il terrore "fisico".
Questo film vuole inoltre far riflettere sul conformismo e sulle mode imperanti nella nostra società, affiancando sequenze che mettono in risalto questo tema in modo a dir poco perfetto. In molte scene il regista si allontana dalla razionalità, senza però mai arrancare: un film davvero unico, surreale, onirico ma imperdibile: da vedere assolutamente, un viaggio oscuro nei meandri della psiche umana che vale la pena di fare.
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gianleo67
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domenica 20 settembre 2015
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una telefonata...ti accorcia la vita
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Una task force della polizia indaga sul dilagare di una allarmante moda che sta prendendo piede tra giovanissimi liceali: quella di mettere in atto inaspettati quanto eclatanti suicidi di massa. Sospettando dapprima una organizzazione che agirebbe per istigazione via internet, vengono messi fuori strada da due cybernaute che stanno studiando il caso e quindi da un gruppo di sadici mitomani tratti in arresto. La verità però sembra più sconvolgente e incredibile di quanto sembri.
Nato come primo capitolo di una trilogia sull'alienazione e l'individualismo spinto della società nipponica (con tanto di merchandising, libro e manga al seguito) questo stravagante giallo-horror pittoresco ed eccentrico, si diverte a portarci sulla falsa pista di una detection dai risvolti macabri e surreali per spostarsi infine su quelli di una teoria del complotto che chiama direttamente in causa la responsabilità dei mezzi di comunicazione di massa (internet,tv e telefono) quali veicoli d'elezione per la manipolazione della coscienza collettiva e nemesi di un irreversibile fallimento della coscienza individuale.
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Una task force della polizia indaga sul dilagare di una allarmante moda che sta prendendo piede tra giovanissimi liceali: quella di mettere in atto inaspettati quanto eclatanti suicidi di massa. Sospettando dapprima una organizzazione che agirebbe per istigazione via internet, vengono messi fuori strada da due cybernaute che stanno studiando il caso e quindi da un gruppo di sadici mitomani tratti in arresto. La verità però sembra più sconvolgente e incredibile di quanto sembri.
Nato come primo capitolo di una trilogia sull'alienazione e l'individualismo spinto della società nipponica (con tanto di merchandising, libro e manga al seguito) questo stravagante giallo-horror pittoresco ed eccentrico, si diverte a portarci sulla falsa pista di una detection dai risvolti macabri e surreali per spostarsi infine su quelli di una teoria del complotto che chiama direttamente in causa la responsabilità dei mezzi di comunicazione di massa (internet,tv e telefono) quali veicoli d'elezione per la manipolazione della coscienza collettiva e nemesi di un irreversibile fallimento della coscienza individuale. Se le forme di un falso documentario (camera mobilissima, scene di vita quotidiana, indagine sugli aspetti più controversi della modernità tecnologica) sono solo il paravento per una storia ad incastri che rivela la solita ipertrofia e gusto per l'eccesso del cinema nipponico, le innumerevoli citazioni (da 'The Rocky Horror Picture Show' a 'Shining') e l'abilità di condurre il gioco lungo il fil rouge di una pista sbandierata fin dall'incipit e ribadita più volte durante le numerose sequenze rivelatrici sparse per il film ne fanno un piccolo saggio sul potere di mistificazione delle immagini e più in generale degli stimoli che subiamo continuamente dai subdoli strumenti di convincimento di una dilagante società dei consumi. Quello che se ne ricava in fin dei conti è il primato delle sovrastrutture sociali sul libero arbitrio individuale e sulla possibilità che tutto avvenga senza uno scopo o una ragione precisa. Non c'è il perché insomma, ma solo il come: l'empatia ed una semplice telefonata (ricordate le spie dormienti di Telefon piuttosto che i messaggi 'via etere' di Videodrome?) sono il detonatore di un'assurda epidemia di auto-da-fe eterodiretti (con tanto di citazione per l'estasi della passione di Giovanna d'Arco di Bresson). Dove non porta la falsa pista di una banda di sadici mitomami dell'omicidio di massa, portano invece i subdoli ed assai piu potenti messaggi subliminali di una (boy)band di ragazzine in pigiama. Quando si dice: l'innocenza del diavolo ai tempi dei tormentoni tv e delle videochat...Nella sorpresa finale poi il paradossale ribaltamento di un irriducibile nichilismo esistenzialista, laddove comunque si viri decisamente al fantapolitico ed al pop, il film di Siono finisce per veicolare lo stravagante gusto nipponico di un inaspettato inno alla vita.
"Ti sei ucciso ieri non ce la facevi più, le lacrime di...Giugno almeno non le piangi più..."
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andrej
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domenica 2 aprile 2017
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chi ben comincia non sempre e' a meta' dell'opera
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Un thriller-horror che inizia benissimo, prosegue discretamente ma che poi non mantiene le proprie promesse, franando in modo evidente nell'ultima mezz'ora: cosi' definirei questo film. Il problema e' che a un certo punto il regista sembra perdere il controllo della pellicola, accumulando troppe stranezze, lasciando inevase troppe domande, non provando neppure a dare una qualsivoglia spiegazione (anche irrazionale e fantastica, ma almeno uno straccio di spiegazione) a troppe cose: i veri responsabili del dilagante fenomeno dei suicidi, il senso dei rotoli di pelle umana collezionati e recapitati agli inquirenti e, particolare piu’ bizzarro, assurdo e inverosimile di tutti, i bambini, anche di giovanissima eta’, che perseguitano con strane telefonate gli agenti di polizia che indagano sulla vicenda e che sproloquiano in gergo da psichiatri di cose, come la connessione con se stessi e con gli altri, che in realta’ non potrebbero mai pensare ne’ capire… Davvero troppa carne al fuoco nella mezz’ora conclusiva della pellicola e, quel che e’ peggio, carne mal cotta, mal servita e alquanto indigesta.
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Un thriller-horror che inizia benissimo, prosegue discretamente ma che poi non mantiene le proprie promesse, franando in modo evidente nell'ultima mezz'ora: cosi' definirei questo film. Il problema e' che a un certo punto il regista sembra perdere il controllo della pellicola, accumulando troppe stranezze, lasciando inevase troppe domande, non provando neppure a dare una qualsivoglia spiegazione (anche irrazionale e fantastica, ma almeno uno straccio di spiegazione) a troppe cose: i veri responsabili del dilagante fenomeno dei suicidi, il senso dei rotoli di pelle umana collezionati e recapitati agli inquirenti e, particolare piu’ bizzarro, assurdo e inverosimile di tutti, i bambini, anche di giovanissima eta’, che perseguitano con strane telefonate gli agenti di polizia che indagano sulla vicenda e che sproloquiano in gergo da psichiatri di cose, come la connessione con se stessi e con gli altri, che in realta’ non potrebbero mai pensare ne’ capire… Davvero troppa carne al fuoco nella mezz’ora conclusiva della pellicola e, quel che e’ peggio, carne mal cotta, mal servita e alquanto indigesta. E cosi' il film, dopo un’ottima partenza e una parte centrale interessante, perde la giusta direzione e pare un treno che deraglia dai binari e non arriva da nessuna parte, mentre lo spettatore rimane perplesso e frastornato, con la fastidiosa impressione di esser stato preso in giro e di aver perso il proprio tempo a cercar di risolvere un rebus senza risposta. Metaforico, sgradevole, oscuro ed irrisolto, non e' di sicuro un film per tutti. Restano comunque i meriti di una prima mezz’ora da antologia e del coraggio di aver affrontato in modo cosi’ audace e provocatorio il tabu’ del suicidio. Decisamente certi film giapponesi, anche se imperfetti, rivelano un’audacia intellettuale che il cinema occidentale, condizionato com’e’ da calcoli di bottega, conformismo cronico alle mode del momento, desiderio di compiacere tutti e di non scontentare nessuno, non si sogna neppure di avere.
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