Questo film ha realizzato un piccolo miracolo. Mostrare il sesso, quello vero tra il corpo di un uomo e quello di una donna, con una grande naturalezza. Si vede tutto (se ci tenete a saperlo...) ma nessuno che abbia mai fatto l'amore potrebbe mai scandalizzarsi di ciò che gli si mostra perché nello sguardo della cinepresa c'è davvero solo la registrazione di un evento e dei suoi molteplici sensi e mai un'allusione, un vouyerismo.. Se appaiono i genitali, ogni tanto, nell'inquadratura è solo perché non ha senso nasconderli, ma mai perché si desidera inquadrarli... Sembra poco ma il risultato è davvero straordinario, perché rende tutto chiaro ed evidente, senza colpa e profondo.
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Questo film ha realizzato un piccolo miracolo. Mostrare il sesso, quello vero tra il corpo di un uomo e quello di una donna, con una grande naturalezza. Si vede tutto (se ci tenete a saperlo...) ma nessuno che abbia mai fatto l'amore potrebbe mai scandalizzarsi di ciò che gli si mostra perché nello sguardo della cinepresa c'è davvero solo la registrazione di un evento e dei suoi molteplici sensi e mai un'allusione, un vouyerismo.. Se appaiono i genitali, ogni tanto, nell'inquadratura è solo perché non ha senso nasconderli, ma mai perché si desidera inquadrarli... Sembra poco ma il risultato è davvero straordinario, perché rende tutto chiaro ed evidente, senza colpa e profondo. Naturale. Poi c'è altro, c'è molto altro: c'è tutto il discorso profondo messo in gioco dalla sceneggiatura (che riprende un romanzo di Hanif Kureishi). Sulla trama: c'è qualcosa di poco chiaro e di sbagliato nella trama "ufficiale" che si legge nel sito. Per me i due, ma soprattutto lui, non sono affatto "inseriti", come si legge: sono border e abitano un confine lucido dove il senso comune (la famiglia, il lavoro, le gratificazioni) è crollato e ha lasciato il posto solo a domande terribili. Lui vive in una casa fatiscente, al limite, della decenza e il motivo del loro primo incontro resta un mistero... poi prendono ad amarsi in silenzio e proprio dal loro silenzio apprendono come svelare, a se stessi e all'altro, il luogo oscuro del loro bisogno e del loro dolore... una grande riflssione sull'amore..Da segnalare una splendida fotografia e un'ottimo uso del ritmo e dei movimenti e anche della colonna sonora: il film non si accontenta di essere un film di dialoghi e situazioni. Mantiene scelte estetiche e visive coerenti con l'atmosfera generale del racconto. In una parola: ne sono entusiasta. Se fossi un regista avrei voluto girarlo io. Apprendo che il regista era quello di La regina Margot, che ricordo per il suo grande impatto visivo e per le musiche: non un caso dunque. Qui c'è qualcuno che sa davvero pensare al cinema come un racconto fatto con le immagini. Molti italiani dovrebbero imparare. Per inciso vedo nel suo cinema una certa somiglianza con quello di Atom Egoyan, altro davvero grande regista che finora non ha fallito un colpo. [-]
[+] solo due stelle? (di gianp2)[ - ] solo due stelle?
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Il film è molto sulle spalle di Kerry Fox, attrice di grande talento, qui credibilissima e attraente da un punto di vista soprattutto intellettuale. Il regista agita un problema di fondo, dove l'istinto ha la prevalenza sulla ragione. Puntando sulla ragione, Chereau compie una forzatura grazie alla quale non sa bene come uscire dalla storia. Dunque, inizio strepitoso, a metà noioso per qualche buco nella sceneggiatura, finale tirato per i capelli. C'è il sospetto di una certa superficialità, per una qualche presunzione intervenuta nel corso della storia. Così si presenta il mestiere, che è buono, e salva baracca e burattini in modo gradevole.
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Il film è molto sulle spalle di Kerry Fox, attrice di grande talento, qui credibilissima e attraente da un punto di vista soprattutto intellettuale. Il regista agita un problema di fondo, dove l'istinto ha la prevalenza sulla ragione. Puntando sulla ragione, Chereau compie una forzatura grazie alla quale non sa bene come uscire dalla storia. Dunque, inizio strepitoso, a metà noioso per qualche buco nella sceneggiatura, finale tirato per i capelli. C'è il sospetto di una certa superficialità, per una qualche presunzione intervenuta nel corso della storia. Così si presenta il mestiere, che è buono, e salva baracca e burattini in modo gradevole. Non male Mark Rylance, anche se monocorde. Meglio, anche se piuttosto teatrale, Timothy Spall. Sceneggiatura comunque esile, regia robusta, ma "a vista".
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