alberto
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giovedì 12 ottobre 2006
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che brutta recensione...
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Adoro mymovies e il grande dizionario farinotti. Succede, a volte, che liquidino film "importanti" in poche righe. Lo trovo inspiegabile, anche se ognuno vede il cinema a proprio modo. Innanzitutto il film non è "avventura", ma un'inchiesta drammatica e tesa sulla scandalosa questione del tabacco e delle lobby che ne governano il mercato. Michael Mann è una garanzia, Al Pacino, Russell Crowe ed una serie di ottimi caratteristi forniscono una grandiosa prova corale (piace tantissimo ne il ruolo del "cattivo tabaccaio" Michael Gambon). Da vedere e rivedere, andrebbe anche mostrato agli adolescenti, i più esposti ancora oggi al problema del fumo.
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(di paolo ciarpaglini)
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rongiu
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martedì 10 agosto 2010
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why?
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Why? - Perché?
Quando la verità “produce” il benessere, cioè la stare bene in termini fisici, di una comunità, anche gli imperi finanziari vacillano paurosamente. Il latore della verità, però, ha sempre un prezzo da pagare, talvolta molto alto, in termini economici e psicofisici. Se, però, hai la fortuna di condividere la tua verità con una persona perbene, di sani principi, il dolore che la verità produce è condiviso, questa condivisione migliora le capacità decisionali traducendole in atti volontari e determinati. Questo è quanto accade ai due protagonisti principali del film.
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Why? - Perché?
Quando la verità “produce” il benessere, cioè la stare bene in termini fisici, di una comunità, anche gli imperi finanziari vacillano paurosamente. Il latore della verità, però, ha sempre un prezzo da pagare, talvolta molto alto, in termini economici e psicofisici. Se, però, hai la fortuna di condividere la tua verità con una persona perbene, di sani principi, il dolore che la verità produce è condiviso, questa condivisione migliora le capacità decisionali traducendole in atti volontari e determinati. Questo è quanto accade ai due protagonisti principali del film. Il primo è uno scienziato, il dr. Jeffrey Wigand (R. Crowe), messo fuori porta dalla Brown & Williamson azienda che produce sigarette. Il secondo è Lowell Bergman (A. Pacino), uno dei responsabili del popolarissimo programma giornalistico “60 Minuti” della CBS. Lowell e Wigand daranno vita, con le loro consapevoli scelte, ad una delle inchieste più famose e seguite negli U.S.A. e non solo. Tale inchiesta porterà le multinazionali delle “bionde” a pagare un ingentissimo risarcimento per i danni (malattie e morti) causati dal tabacco. Wigand rivela in diretta televisiva che la sua azienda aggiunge additivi chimici che creano dipendenza. Conseguenze di ciò sono, naturalmente, maggiori vendite e maggiori incassi. Ma quale sarà il prezzo da pagare per i due protagonisti? Che ne sarà della pace, della sicurezza economica, del matrimonio? Che ruolo avranno le mogli? C’è libertà d’informazione in generale? I poteri forti, politici, economici, quanto condizionano l’informazione? A quanti milioni di dollari ammonta il risarcimento richiesto da parte di 50 Stati, alle multinazionali del tabacco? Michael Mann, regista e sceneggiatore con Eric Roth (Forrest Gump) ci dona un gioiello. Ad un italiano, Dante Spinotti, è stata affidata la fotografia del film. Un’ultima cosa: “Sette nomination e nessuna statuetta. Why?”
Good Ciak!
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andrea giostra
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lunedì 24 settembre 2012
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i poteri forti
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Film inchiesta molto bello e soprattutto coinvolgente. Consigliato ai fumatori incalliti e a chi si è messo in testa di combattere i sistemi di potere forte. Per i primi il messaggio che il film lancia, raccontando magistralmente un fatto di cronaca americana realmente accaduto, è semplice e chiaro: le multinazionali del tabacco vi tengono schiavi con tutti i mezzi a loro disposizione, usando anche sostanze chimiche illegali per aumentare la dipendenza neurofisiologica dal tabacco, del quale non potrete mai fare a meno. Per i secondi, i “Don Chisciotte della Mancia”, invece!, il messaggio è altrettanto semplice e chiaro: non mettetevi mai contro i potenti perché perderete inevitabilmente tutto, affetti, lavoro, rispetto sociale, serenità, indipendenza, sicurezza personale.
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Film inchiesta molto bello e soprattutto coinvolgente. Consigliato ai fumatori incalliti e a chi si è messo in testa di combattere i sistemi di potere forte. Per i primi il messaggio che il film lancia, raccontando magistralmente un fatto di cronaca americana realmente accaduto, è semplice e chiaro: le multinazionali del tabacco vi tengono schiavi con tutti i mezzi a loro disposizione, usando anche sostanze chimiche illegali per aumentare la dipendenza neurofisiologica dal tabacco, del quale non potrete mai fare a meno. Per i secondi, i “Don Chisciotte della Mancia”, invece!, il messaggio è altrettanto semplice e chiaro: non mettetevi mai contro i potenti perché perderete inevitabilmente tutto, affetti, lavoro, rispetto sociale, serenità, indipendenza, sicurezza personale. Rimarrete soli al mondo senza nessuno che avrà il coraggio di starvi accanto. Tutti vi batteranno le mani per la vostra battaglia, ma tutti al contempo vi terranno lontani per paura di essere associati a voi e di fare la vostra stessa pessima fine. Detto questo, Michael Mann è bravissimo, insieme al co-sceneggiatore Eric Roth, a costruire la sceneggiatura e a raccontare la storia. Riesce a tenere incollato alla poltrona lo spettatore, che per 157 minuti rimane catturato dallo schermo senza rischi di distrarsi o di annoiarsi. Incalzante e dinamico, vero e appassionante, forte e orgoglioso, cinico ed etico al contempo, è certamente un film da vedere.
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ricky
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sabato 10 febbraio 2007
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quando la verità è in superficie
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Probabilmente quando la Touchstone Pictures ha affidato la regia di Insider a Michael Mann, il compianto regista Alan J.Pakula (Tutti gli uomini del Presidente) avrà asserito: "Peccato avrei voluto dirigerlo io questo film!" E perchè dargli torto. Il regista di Heat e Alì si presenta dietro la macchina da presa con uno stuolo di mostri sacri ai suoi piedi: un cast strepitoso di attori e un bravissimo sceneggiatore come Eric Roth (Munich, Forrest Gump)che confeziona una storia avvincente estrapolando le vicende clou di una realtà non inventata sullo schermo. Mann, artigiano di qualità del grande schermo e autore visionario ha il merito di coniugare l'impegno con lo spettacolo, qualità rara da individuare ad Hollywood oggi.
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Probabilmente quando la Touchstone Pictures ha affidato la regia di Insider a Michael Mann, il compianto regista Alan J.Pakula (Tutti gli uomini del Presidente) avrà asserito: "Peccato avrei voluto dirigerlo io questo film!" E perchè dargli torto. Il regista di Heat e Alì si presenta dietro la macchina da presa con uno stuolo di mostri sacri ai suoi piedi: un cast strepitoso di attori e un bravissimo sceneggiatore come Eric Roth (Munich, Forrest Gump)che confeziona una storia avvincente estrapolando le vicende clou di una realtà non inventata sullo schermo. Mann, artigiano di qualità del grande schermo e autore visionario ha il merito di coniugare l'impegno con lo spettacolo, qualità rara da individuare ad Hollywood oggi. Le immagini, la suspance sono altamente professionali. Il regista da l'impressione di avere sempre in mano le redini della vicenda aiutato anche da un duo magnifico di protagonisti, Al Pacino e Russell Crowe, e da personaggi di contorno tutt'altro che di secondo piano (il veterano Plummer su tutti). Sezionando le scene di maggior rilievo del film, quelle girate nella sede della CBS e quelle finali raggiungono una compattezza perfetta di musiche e montaggio che conferiscono quella giusta dose di adrenalina che è indispensabile quando si tratta di spingere sull'acceleratore; un'operazione che Mann fa con giudizio ma con estrema classe malgrado un binomio (quello giustizia/azione) che avrebbe fatto capitolare anche film-maker ben più titolati. Quella di Wigand è stata una vicenda di non facile lettura che avrebbe potuto essere pilotata in altri versanti, forse più politici e contraddittori. Cosa c'è Dietro la verità? Un gioiello di film scritto, diretto, interpretato e musicato in maniera impeccabile.
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(di paolo ciarpaglini.)
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nick simon
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giovedì 17 ottobre 2013
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thriller serrato vestito da film di denuncia
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Dall'articolo The Man Who Knew Too Much (M. Brenner per Vanity Fair). Scritto da M. Mann ed E. Roth, è un ambizioso thriller politico/giudiziario di denuncia che assume qua e là le cadenze di un film d'inseguimento/poliziesco. La sua componente critica è rivolta, forse, più alla libertà di espressione e di informazione che all'industria del tabacco. Con l'apporto delle musiche di L. Gerrard e P. Bourke, è teso dall'inizio alla fine, ma spesso appesantito e tirato troppo per le lunghe. Mann fa un uso massivo della cinepresa a spalla (o a mano) e dello slow-motion. Suggestivo e cangevole cromatismo di D. Spinotti, dal documentaristico al surreale.
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Dall'articolo The Man Who Knew Too Much (M. Brenner per Vanity Fair). Scritto da M. Mann ed E. Roth, è un ambizioso thriller politico/giudiziario di denuncia che assume qua e là le cadenze di un film d'inseguimento/poliziesco. La sua componente critica è rivolta, forse, più alla libertà di espressione e di informazione che all'industria del tabacco. Con l'apporto delle musiche di L. Gerrard e P. Bourke, è teso dall'inizio alla fine, ma spesso appesantito e tirato troppo per le lunghe. Mann fa un uso massivo della cinepresa a spalla (o a mano) e dello slow-motion. Suggestivo e cangevole cromatismo di D. Spinotti, dal documentaristico al surreale. Ben recitato da tutti, con R. Crowe più bravo di A. Pacino e un ottimo C. Plummer tra gli interpreti secondari. Montaggio serrato (W. Goldenberg, D. Rosenbloom e P. Rubell) che a volte stordisce, finale convulso.
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