Il quinto elemento

Se dopo più di vent'anni un film riesce a rimanere interessante e coinvolgente, significa che, oltre a nascondere bene le rughe, il film è ben fatto. E su "Il Quinto Elemento" non posso che esprimere opinioni positive. Dalla setta cristiana che deve preservare la vita ed erudire i discepoli fino al giorno in cui arriverà il Male, alle scelte di ogni personaggio e alla conseguente caratterizzazione di essi. In uno scenario di molto futuristico, in cui il mondo è molto inquinato, sovrappopolato, sporco, ipertecnologico e al tempo stesso ipercapitalistico, i personaggi riescono a risultare credibili pur non prendendosi troppo sul serio. Un ex-militare tassista che perde il lavoro, un super cattivo zoppo superbamente interpretato da Gary Oldman (e il doppiaggio di Tonino Accolla gioca a mio parere un ruolo fondamentale), una supermodella supereroina superpotente, un prete con un inserviente iperteso e un dj radiofonico eccessivo in ogni cosa. Insomma, sono tutti ingredienti che avrebbero potuto creare un mezzo flop, e invece il regista Luc Besson è bravissimo a tenere insieme tutto quanto, dando al film un giusto mix di azione, drammaticità e comicità, riuscendo nella non semplice impresa di non scadere mai nella banalità in cui si può inciampare con uno scenario così futuristico a fare da contorno.