darkovic
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giovedì 8 settembre 2011
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grande stone ma fantastico cruise
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Ho sempre pensato che un grande regista ,come senza dubbio oliver Stone e',puo' contribuire a far diventare un'interpretazione di un attore memorabile.
Gli e' riuscito un Cruise da Oscar ,cosa non da poco conto secondo i miei punti di vista
Ottima sceneggiatura che anche con una buona colonna sonora,contribuisce a rendere un capolavoro questo allucinante ritratto degli Stati Uniti e il rapporto con i suoi reduci in un contesto di rivoluzione sessantottina.
Senza dubbio in questo film capolavoro Stone che prosegue con il secondo della trilogia sulla sporca guerra ci regala un grande film pacifista e strappalacrime.
Grande Stone,fantastico Cruise
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pa
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venerdì 6 luglio 2007
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la maturazione di stone a livello internazionale
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CI TROVIAMO IN UN PAESINO DI PROVINCIA AMERICANO NEGLI ANNI '50.UN PERIODO DI TREGUA FRA LE DUE PRINCIPALI GUERRE CHE HANNO SCOSSO L'AMERICA.QUANDO CI VIENE PRESENTATA LA STORIA DI RON KOVIC, ALLORA BAMBINO ,MA CON UN ARIA PROPENSA E ENTUSIASTA PER LL'INTERESSE ONEROSO E MILITARE .SPECIALMENTE LA BRAVURA DEL REGISTA CI FA NOTARE COME IL PICCOLO RON OSSERVI QUEI VETERANI MUTILATI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE DURANTE LA PARATA DEL 4 LUGLIO. IL FILM POI SI SVOLGE VELOCEMENTE EVIDENZIANDOCI ALCUNI TRATTI FONDAMENTALI PER L'IDEALE CHE PROVAVA RON NEL SERVIRE IL PROPRIO PAESE COME AVEVANO FATTO I SUOI PARENTI.RON PASSA DA BAMBINO A STUDENTE LICEALE MA SEMPRE CON L'IDEALE DI VINCERE E DI ARRIVARE PRIMO FRA TUTTI (RICORDO L'EPISODIO DELLA LOTTA NELLA PALESTRA DI SCUOLA ).
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CI TROVIAMO IN UN PAESINO DI PROVINCIA AMERICANO NEGLI ANNI '50.UN PERIODO DI TREGUA FRA LE DUE PRINCIPALI GUERRE CHE HANNO SCOSSO L'AMERICA.QUANDO CI VIENE PRESENTATA LA STORIA DI RON KOVIC, ALLORA BAMBINO ,MA CON UN ARIA PROPENSA E ENTUSIASTA PER LL'INTERESSE ONEROSO E MILITARE .SPECIALMENTE LA BRAVURA DEL REGISTA CI FA NOTARE COME IL PICCOLO RON OSSERVI QUEI VETERANI MUTILATI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE DURANTE LA PARATA DEL 4 LUGLIO. IL FILM POI SI SVOLGE VELOCEMENTE EVIDENZIANDOCI ALCUNI TRATTI FONDAMENTALI PER L'IDEALE CHE PROVAVA RON NEL SERVIRE IL PROPRIO PAESE COME AVEVANO FATTO I SUOI PARENTI.RON PASSA DA BAMBINO A STUDENTE LICEALE MA SEMPRE CON L'IDEALE DI VINCERE E DI ARRIVARE PRIMO FRA TUTTI (RICORDO L'EPISODIO DELLA LOTTA NELLA PALESTRA DI SCUOLA ).FINO A QUEL MOMENTO SVOLGEVA UNA VITA DA BUON RAGAZZO DI CAMPAGNA.MA UN GIORNO SI PRESENTANO A SCUOLA SUA DUE MILITARI DI GRADO PIUTTOSTO ELEVATO E SPIEGANO DAVANTI ALLE CLASSI I DOVERI DI UN BUON CITTADINO AMERICANO NEL COMPIERE LA GUERRA IN VIETNAM.MA ANCHE FACENDOLI NOTARE CHE NON TUTTI POSSONO DIVENTARE MARINES.DOPO AVVIENE LO SLANCIO DEL FILM ,INFATTI RON DECIDE SENZA TANTI RIPENSAMENTI DI FREQUENTARE IL CAMPO DI ADDESTRAMENTO PER MARINE NELLA CAROLINA.STONE CI PRESENTA SUBITO RON IN DIVISA DA SERGENTE DURANTE UNA SPEDIZION IN PIENO VIETNAM.NELLA QUALE A CAUSA DI UNO SBAGLIO VENGONO UCCISE DELLE DONNE E DEI BAMBINI:CIò TORMENTERà RON PER TUTTA LA SUA VITA.ANCHE SE NON è L'UNICO RIPUGNANTE RICORDO CHE GLI RIMARRà.INFATTI IN UN ALTRA MISSIONE VENGONO SORPRESI ALL'IMPROVVISO DAI VIETCONG E ESPLODE UN GRANDE CAOS ,A CUI RON NON AGISCE CON CAUTELA E SPARA PER ERRORE A UN SUO COMPAGNO (WILSON).MA NON è L'ULTIMO AVVENIMENTO CHE SCONVOLGE LA SUA VITA ,INFATTI VERRà COLPITO LUI STESSO E RESTERà PARALIZZATO E IMPOTENTE SU UN SEDIA A ROTELLE PER IL RESTO DEI SUOI GIORNI.CIò CHE FA SCATURIRE IL CAMBIAMENTO DI IDEA SULLA GUERRA A RON è IL DISINTERESSE E IL MEMEFREGHISMO CHE PROVANO GLI ALTRI COMPRESO IL SUO CARO FRATELLO PER I REDUCI INVALIDI COME LUI.ED è QUI CHE INIZIA LA SUA GRANDE LOTTA CONTRO UNA SOCIETà CORROTTA AVENDO CAPITO SOLTANTO ADESSO CHE ERA STATA TUTTA UN ILLUSSIONE LA SUA, AL SERVIRE IL PROPRIO PAESE .QUINDI COMICINCIA A RIFREQUENTARE UN SUO VECCHIO AMICO D'INFANZIA ANCH'EGLI REDUCE DEL VIETNAM.ASSIEME AL QUALE PER DIMENTICARE I SUOI ERRORI SI Dà ALL'ALCOLISMO .MA UNA NOTTE SUA MADRE STANCA DI VEDERLO IN QUELLO STATO LO INTIMA AD ANDARSENE DA CASA SUA ,ALLORA RON SBOTTA E Dà SFOGO A TUTTA LA SUA RABBIA CHE NON AVEVA ESPRESSO PRIMA .ALLORA SE NE VA IN MESSICO IN UN POSTO DOVE SI TROVAVANO GLI INVALIDI DI GUERRA COME LUI.QUI VIVE CERCANDO DI DIMENTICARE E FREQUENTANDO BORDELLI.DOPO ESSERSI UN PO' CALMATO DECIDE DI COMINCIARE LA SUA LOTTA CONTRO I SOSTENITORI DELLA GUERRA.COMPIENDO CIò INCONTRA NON POCHI OSTACOLI VENENDO PERFINO PESTATO DA UN POLIZIOTTO PER AVER DETTO AI GIORNALISTI LA PURA E SEMPLICE REALTà DEGLI AVVENIMENTI IN VIETNAM.NONOSTANTE GLI SBARRAMENTI NEL SUO PERCORSO IL FILM SI CONCLUDE "BENE" SE COSì POSSO AFFERMARE DATO CHE DECIDE DI RIVELARE AI GENITORI DI WILSON LA SUA COLPEVOLEZZA RIGUARDO LA SUA MORTE ,FATTO CHE L'AVEVA TORMENTATO PER TUTTA LA VITA.INOLTRE IL REGISTA CI FA MOSTRARE AGLI SGOCCIOLI DEL FILM IL SOGNO CORONATO FIN DA BAMBINO DA RON E DA SUA MADRE DI PARLARE DAVANTI A UNA FOLLA E DI ESSERE ASCOLTATO.QUESTO FILM PRECISò DEFINITIVAMENTE LA MATURAZIONE A LIVELLO DI REGISTA PER OLIVER STONE E COME ATTORE A TOM CRUISE.
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mariaflavia
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giovedì 12 gennaio 2017
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insospettabile capolavoro
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"Nato il 4 luglio" di Oliver Stone è un film coinvolgente ed entusiasmante, profondo ed arguto, cinico e crudo: un insospettabile capolavoro. Dopo le prime scene belliche sature di riferimenti hollywoodiani a film come "Full metal jacket" e "Salvate il soldato Ryan", "Nato il 4 luglio" smentisce di essere un film di guerra e si rivela una pellicola impegnata, sociale, a tratti così documentaristica da essere alla soglia del film storico. Nella ricostruzione storica e sociale, "Nato il 4 luglio" può a buon merito competere con "Forrest Gump" (in quanto Oliver Stone è stato abilissimo a riproporre il clima culturale e psicologico della fine degli anni '60 a degli anizi dei '70).
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"Nato il 4 luglio" di Oliver Stone è un film coinvolgente ed entusiasmante, profondo ed arguto, cinico e crudo: un insospettabile capolavoro. Dopo le prime scene belliche sature di riferimenti hollywoodiani a film come "Full metal jacket" e "Salvate il soldato Ryan", "Nato il 4 luglio" smentisce di essere un film di guerra e si rivela una pellicola impegnata, sociale, a tratti così documentaristica da essere alla soglia del film storico. Nella ricostruzione storica e sociale, "Nato il 4 luglio" può a buon merito competere con "Forrest Gump" (in quanto Oliver Stone è stato abilissimo a riproporre il clima culturale e psicologico della fine degli anni '60 a degli anizi dei '70). Una fase difficile per la storia americana, un periodo di disinganni e di ideali, di proteste e di pacifismi, di incubi e di sogni: il periodo della guerra in Vietnam. Un confitto che ha annientato un'intera generazione di giovani americani, ingenue vittime della propaganda politica che, ingannati da slogan ammalianti, hanno sacrificato la propria vita per quello che credevano un ideale, l'Amor di Patria, e che invece era solo un bieco inganno, una mera menzogna. Se è vero che nessuna guerra ha un senso, questo è ancora più vero per la guerra del Vietnam, un insensato conflitto che ha costretto Ron, il protagonista, a restare su una sedia a rotelle. Oltre al trauma per aver affrontato la guerra e al senso di colpa per aver ucciso degli innocenti, Ron deve fare i conti anche con la beffa di aver sacrificato il suo corpo e la sua gioventù per un ideale inesistente. Così, nonostante le medaglie all'onore, Ron capisce che il suo sacrificio non è stato nobilitato, ma che piuttosto è stato vanificato dall'indifferenza generale per la sua condizione. Una condizione drammatica, pietosa, nei confronti della quale l'americano medio gira la testa, distoglie lo sguardo, si disinteressa. Questo film invece costringe tutti a guardare, ad osservare attentamente la condizione dei soldati quando dismettono la divisa, quando su di loro i riflettori sono calati. Non è una condizione di gloria, no lo è mai, perchè non esistono eroi di guerra, ma solo ragazzi traumatizzati psicologicamente e frustati per aver capito che nessuna causa è sufficentemente valida, importante, nobile per perdere la salute fisica e mentale o, peggio, la vita. "Nato il 4 luglio" senza nessun moralismo nè idealismo, ci dimostra proprio questa verità che nessun libro, nessuna poesia, nessun politico vorrebbe mai rivelare per non rinnegare il gusto fabulatorio e scoraggiare l'eroismo. Ma "Nato il 4 luglio" è un film concreto, quindi non può evocare l'eroismo che è astratto. Forse però può mostrare il vero volto del moderno eroe di guerra: una larva di uomo, depresso e nevrotico,o, nella peggiore delle ipotesi, un uomo "con al posto del cuore una medaglia", come cantava Gianni Morandi. Da questo crudo, forte slancio realistico contenuto in "Nato il 4 luglio" non può che derivare un necassario, indispensabile, spontaneo inno alla pace.
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greatsteven
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martedì 20 giugno 2017
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un'esperienza di veterano da lasciare senza fiato.
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NATO IL QUATTRO LUGLIO (USA, 1989) diretto da OLIVER STONE. Interpretato da TOM CRUISE, KYRA SEDGWICK, RAYMOND J. BARRY, CAROLINE KAVA, WILLEM DAFOE, JOSH EVANS, JERRY LEVINE, JAMIE TALISMAN, ANNE BOBBY, SAMANTHA LARKIN, TOM BERENGER, FRANK WHALEY, STEPHEN BALDWIN, TOM SIZEMORE, JOHN GETZ, DAVID WARSHOFSKY, LILI TAYLOR
Ron Kovic, uomo realmente esistito, è nato a Massapequa il 4 luglio 1946, nel giorno del centosettantesimo anniversario dalla Dichiarazione d’Indipendenza. Il film racconta quattordici anni nella sua vita: dal 1962, quando ascolta John Fitzgerald Kennedy alla televisione che invita i giovani della generazione pre-sessantottina a sacrificarsi combattendo per il proprio paese, al 1976, quando, reduce e veterano della guerra in Vietnam, si prepara a tenere un commovente discorso alla Convention Democratica davanti a tutta la nazione.
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NATO IL QUATTRO LUGLIO (USA, 1989) diretto da OLIVER STONE. Interpretato da TOM CRUISE, KYRA SEDGWICK, RAYMOND J. BARRY, CAROLINE KAVA, WILLEM DAFOE, JOSH EVANS, JERRY LEVINE, JAMIE TALISMAN, ANNE BOBBY, SAMANTHA LARKIN, TOM BERENGER, FRANK WHALEY, STEPHEN BALDWIN, TOM SIZEMORE, JOHN GETZ, DAVID WARSHOFSKY, LILI TAYLOR
Ron Kovic, uomo realmente esistito, è nato a Massapequa il 4 luglio 1946, nel giorno del centosettantesimo anniversario dalla Dichiarazione d’Indipendenza. Il film racconta quattordici anni nella sua vita: dal 1962, quando ascolta John Fitzgerald Kennedy alla televisione che invita i giovani della generazione pre-sessantottina a sacrificarsi combattendo per il proprio paese, al 1976, quando, reduce e veterano della guerra in Vietnam, si prepara a tenere un commovente discorso alla Convention Democratica davanti a tutta la nazione. In mezzo c’è tutto il suo percorso di reclutamento, abbruttimento, precipitazione, presa di coscienza, riscatto e riabilitazione: nel 1964, maggiorenne, decide di entrare nei Marines e partire per il fronte vietnamita con l’idea di sterminare il comunismo pericolante uccidendo i vietcong; nel 1967 (la trama è scandita temporalmente con una precisione quasi meticolosa) è ormai sergente dei Marines, conduce una pattuglia in esplorazione in un villaggio perso fra dune sabbiose, mare e intricata vegetazione e, durante la ritirata, ammazza per sbaglio il giovanissimo commilitone William Wilson, omicidio involontario sul quale rimuginerà, pentendosene, per tutta la vita; ritorna a casa nel 1969, paralizzato dal torace in giù per un proiettile conficcatogli nel piede, e riabbraccia i famigliari, contentissimi di rivederlo, ma in fondo anche profondamente costernati per la sua condizione di invalido. Ron rivede gli amici d’infanzia, riallaccia vecchi rapporti ormai sopiti, gioca fino a tardi a biliardo nei bar di provincia, litiga con chi consiglia di proseguire la "sporca guerra"che ha già sottratto all’America un’intera generazione di giovani coraggiosi e illusi, se la spassa con prostitute di madrelingua iberica, torna a casa a notte fonda ubriaco fradicio, si scontra con altri paralitici che al fronte hanno subito la sua stessa sorte (l’irascibile e violento Charlie), finché non comprende di aver scelto la strada sbagliata… ma, anziché tornare sui suoi passi e rinnegare semplicemente una decisione funesta, Ron sceglie di contrattaccare cambiando bandiera. E non come un qualunque voltagabbana. Si rende conto dell’inutilità di qualsiasi tipo di guerra, aborrisce il nazionalismo, denuncia gli orrori sviscerati ai danni di donne e bambini indifesi, si accorge delle enormi contraddizioni che hanno condotto gli USA nell’azione militare più spregevole ed egoista di tutta la loro Storia civile e militare. Ron Kovic si trasforma insomma in un paladino dei diritti civili, un pacifista a tutto tondo che racconta la propria esperienza di soldato in un libro autobiografico, un porta-bandiera della sofferenza umana e del diritto alla vita in una società che, nel tentativo maldestro e accanito di combattere il comunismo di matrice sovietica che vedeva riflesso in ogni anfratto dei paesi esteri, ha convinto le nuove generazioni di lottare per una giusta causa, affossandoli invece in un abisso di terrore, incomprensione, autolesionismo e impossibilità di riscossa. Il migliore film di Stone sul conflitto in Vietnam, decisamente una spanna abbondante sopra Platoon, uscito tre anni prima. Non a caso fu premiato con l’Oscar alla regia. Un’altra statuetta andò al montaggio, e si vede: sequenze dettate come una marcia militare, scandite una dopo l’altra con una connessione di idee rapida ed eloquente, il che dona alla trama una dinamicità sorprendente e le dona linfa vitale mediante i dialoghi. Ecco un ulteriore punto di forza di un documento storico che dice la verità e non nasconde le magagne burocratiche e soprattutto politiche di un sistema estremamente contradditorio, mutevole e arcigno: la sceneggiatura tende alla ripetizione utile e opportuna delle parole, la alterna ai silenzi scenici carichi di significato e poi ritorna all’invadenza del linguaggio parlato per approfondire con un’intensità molto penetrante i drammi interiori di tutti i personaggi, non solo il Ron di T. Cruise, qui alla sua prima, davvero indimenticabile prova recitativa sul grande schermo. È un’opera con tanti piccoli personaggi che trovano ognuno il proprio ideale veicolo espressivo: la signora Kovic di C. Kava, madre illuminata anche se religiosa in modo ossessivo; il padre di Ron (Barry), severo e ospitale; Donna (Sedgwick), l’amica d’infanzia di Ron e forse il suo unico e sincero amore mai confessato apertamente; Charlie (Dafoe), il paraplegico dalla parolaccia facile, dal cipiglio aggressivo e con tutti i vizi che si possono immaginare per uno costretto su sedia a rotelle; il sergente reclutatore che parla agli studenti universitari del durissimo mondo dei Marines, interpretato in una potente scena da un T. Berenger ispirato oltre ogni limite; e infine gli amici di sempre del protagonista, Timmy (Whaley) e Steve Boyer (Levine), studenti cresciuti nella mezza bambagia della generazione successiva a quella che aveva combattuto la Seconda Guerra Mondiale, pieni di opinioni sul mondo e sul combattimento armato, desiderosi e volenterosi riguardo ad un impegno militare, non persuasi fino in fondo della propria audacia e interiormente presi fra i due fuochi della pace da ricercare e della tensione internazionale necessaria. Il copione è tratto dal libro autobiografico di Kovic, che ne ha tratto l’adattamento insieme al regista. Stone trova qui la sua definitiva consacrazione, raccontando gli Stati Uniti recenti con un piglio documentaristico ma non troppo, che privilegia l’azione diretta senza però disdegnare mai l’impegnativa narrazione di dolori, guai e sofferenze, consegnando al pubblico di ogni paese (perché la chiave di lettura è universale, lo si voglia o no) un ritratto inquieto e mordente di un uomo comune che è partito con un determinato ideale e lo ha poi trovato mediante la strada del ripristinamento umano e civile, fallendo nella ricerca del successo attraverso la violenza e trionfando invece nella conquista di un ruolo fondamentale nell’accaparrarsi il pacifismo come filosofia e stile di vita. Nell’ultima parte, gli effetti speciali consentono di far apparire Cruise nelle medesime immagini del presidente Nixon, intenzionato a proseguire l’intervento militare in Asia sud-orientale malgrado le focose proteste degli hippies, i quali rivestono anch’essi una funzione importante nell’organico della storia: rappresentano, insieme ad altri caratteri minori (le prostitute con cui Kovic si diverte, gli ubriaconi macilenti dei locali notturni, gli oppositori dei comunisti che respingono i reduci indietro alle manifestazioni), la faccia più ovattata e rilassata della presa di coscienza contro l’utilizzo indiscriminato del potere a discapito delle classi sociali che più faticano a difendersi. La splendida colonna sonora firmata da John Williams accresce, anzi, completa nel modo più assoluto il tratteggio epico di questo piccolo capolavoro di genialità creativa e denuncia socio-politica.
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giorpost
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giovedì 23 giugno 2016
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un commovente tom cruise per un film straordinario
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Ron è il classico ragazzo bianco americano che frequenta il liceo, fa sport, genitori tranquilli (lui operaio, lei casalinga), fratelli numerosi e interessi svariati; la comunità nella quale cresce è quella tipica di provincia con una forte incidenza religiosa ed una vasta ignoranza socio-culturale, sopperita in parte da un discreto benessere generale dovuto all'espansionismo americano del secondo dopo-guerra. E qui occorre una parentesi storica per capire il contesto: le amministrazioni governative degli anni '60 sono in contrapposizione al gigante sovietico e fanno qualsiasi cosa pur di stare avanti, inculcando nelle menti dei cittadini l'odio per il diverso, in questo caso il comunista mangia-bambini, oppressore e liberticida, che soltanto la -moralmente- ineccepibile democrazia yankee può contrastare.
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Ron è il classico ragazzo bianco americano che frequenta il liceo, fa sport, genitori tranquilli (lui operaio, lei casalinga), fratelli numerosi e interessi svariati; la comunità nella quale cresce è quella tipica di provincia con una forte incidenza religiosa ed una vasta ignoranza socio-culturale, sopperita in parte da un discreto benessere generale dovuto all'espansionismo americano del secondo dopo-guerra. E qui occorre una parentesi storica per capire il contesto: le amministrazioni governative degli anni '60 sono in contrapposizione al gigante sovietico e fanno qualsiasi cosa pur di stare avanti, inculcando nelle menti dei cittadini l'odio per il diverso, in questo caso il comunista mangia-bambini, oppressore e liberticida, che soltanto la -moralmente- ineccepibile democrazia yankee può contrastare... Uno dei modi più abietti e infimi di procurarsi soldatini da mandare al fronte (qualsiasi esso sia) è quello di inviare presso licei e college sergenti plurimedagliati a fare proselitismo su coraggio e fedeltà, sulla possibilità di entrare nei marines che è “l'unico corpo al mondo nel quale si diventa veri uomini”. Al netto delle ideologie politiche, alcuni non abboccano all'amo, ma Ron purtroppo non appartiene a questa categoria e si fa abbindolare alla grande, vista anche l'educazione bigotta di una famiglia che segue tutti i dettami made in USA e i discorsi di Kennedy in TV. Dunque via con i 3 anni di addestramento e, puff, eccolo catapultato in una realtà parallela, un mondo alieno, un universo sconosciuto: il Vietnam. Bambini morti ammazzati insieme alle madri, corpi dilaniati, colleghi commilitoni uccisi per errore, maggiori che insabbiano qualsiasi evento scomodo...E per cosa? E' questo il punto: se a distanza di 50 anni ancora non si è capito il senso di quella guerra, figuriamoci cosa dovevano pensare i pacifisti dell'epoca, già, perché così venivano chiamati nella più antipatica delle etichettature; in realtà erano coloro che avevano capito l'insensatezza di quell'inferno senza ritorno, il ciarpame di cui il governo si stava rendendo protagonista (ora con Nixon), e per questo additati di infedeltà e di essere stranieri in patria, la quale “o la ami o te ne vai”. E Ron non faceva eccezione, era uno di quelli che se vedeva la bandiera bruciare andava di matto e allora... e allora per cominciare ad aprire gli occhi e cambiare visione sul mondo, Ron ha dovuto perdere l'uso delle gambe e quello dell'organo sessuale, ha dovuto trascorrere un anno in un ospedale del Bronx che definirlo da terzo mondo sarebbe riduttivo, perché (questa è la cosa più assurda di tutte) lo stato non sgancia soldi per mantenere le strutture ospedaliere integre, non bada nemmeno all'igiene, e reputa i reduci mutilati o rimasti invalidi una sorta di spazzatura, un peso istituzionale. Per l'America reinserire nella società i veterani che hanno servito lo stato (con la s volutamente minuscola) e che rientrano dal fronte perseguitati dagli incubi, afflitti da svariate sindromi -anche depressive- e, non ultimi, attanagliati da guai fisici permanenti e da varie dipendenze (droga e farmaci), costa troppo. Una vergogna senza attenuanti.
Così, dopo essere stato per un periodo in Messico a frequentare prostitute che simulano orgasmi e a cercare motivazioni per restare invita, incontra Charlie, anch'egli su una sedia a rotelle: quest'ultimo gli fa capire, a suo modo e una volta per tutte, cosa rappresenta l'America e cosi rieccolo tornare in patria più agguerrito di prima, amareggiato, incazzato con quel sistema che l'aveva prima illuso, poi preso in giro, infine abbandonato al suo destino; Ronnie riesce a diventare un paladino del pacifismo d'avanguardia, una sorta di capo-popolo pronto a sfidare anche l'aggressività e l'arroganza di una polizia cieca che non esita a pestare un disabile. Immagini forti, la rabbia cresce, cosi come cresce Tom Cruise tanto che tra l'inizio del film ed il suo epilogo sembra esser passata un'eternità. Il finale corrisponde, come tutta l'opera, alla vera storia del veterano Ronald Lawrence Kovic, che dopo essersi fatto crescere capelli e baffi -un'ovvietà, in quegli anni, per chi voleva far trasparire un disagio contro le amenità della società- mette tutto nero su bianco su un libro autobiografico, non prima di essere passato a casa del soldato Wilson, che egli stesso uccise erroneamente, per scusarsi con la famiglia e togliersi di dosso il peso più grande che aveva, ancor più opprimente della sua stessa disabilità.
Nel 1989 Oliver Stone dirige magistralmente questo intenso lavoro tratto da quel libro omonimo di 13 anni prima, una pellicola che non si dovrebbe mai far passare per pacifista, né tanto meno anti americana. Stone trae spunto dal libro per descrivere l'Atroce, per mostrarci l'Impenetrabile, per schiaffeggiarci a suon di “democrazia”, e non certo di populismo come spesso gli viene (ingiustamente) rinfacciato. Tom Cruise dimostra al mondo che è un grande attore, e non soltanto la bella faccia dal sorriso d'oro: il suo ruolo, difficilissimo, lo incarna in un modo che definire totalitario è un eufemismo, e scommetterei il mio stipendio che non è stata una passeggiata, tutt'altro. Oltretutto è stato supportato da un cast davvero eccellente nel quale ci sono alcune caratterizzazioni molto riuscite, come quella di Willem Dafoe. Nato il quattro luglio (USA) rappresenta l'ultimo grande capolavoro sul Vietnam, la pietra finale di una costruzione di verità sulla guerra più sporca che sia mai stata perpetrata, una pietra che è parte di un mosaico nel quale figurano Apocalipse Now, il Cacciatore, Full metal jacket, solo per citarne alcuni. Cruise è un po' il John Savage in Deer Hunter, e il suo (e quello vero) Ron è l'emblema definitivo di quei movimenti che spesso noi per primi affranchiamo come capelloni nullafacenti dediti alle canne, ma che invece portano avanti da decenni una battaglia contro gli interessi macro-economici che hanno portato a quella guerra che, incredibile ma vero (l'America non ha tratto alcuna lezione da essa) si è ripetuta, seppur in termini minori, in Iraq negli ultimi anni.
Grande film, interpretazione d Tom Cruise degna dell'oscar, Stone al suo apice insieme con Wall Street.
Voto: 9
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dandy
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lunedì 14 settembre 2020
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i cambiamenti.
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Stone adatta l'autobiografia di Kovic(che co-sceneggia col regista,e appare nella parata iniziale).Dopo "Platoon",torna a parlare della "sporca guerra",ma dalla parte di chi è tornato cambiato per sempre,tanto nel fisico che nella mente,e con gli occhi aperti rispetto a ciò che prima erano certezze assolute.Il regista prende il giusto tempo per descrivere minuziosamente ogni situazione,dall'infanzia del protagonista alla guerra e il successivo rientro,riabilitazione e presa di coscienza.Sa porre l'accento sugli aspetti scomodi(il ruolo della famiglia povinciale bigotta e nazionalista,le bugie del governo e il disprezzo da parte di chi,rimasto a casa,continua a crederci,le condizioni disumane della degenza)ma tende a eccedere in retorica cercando di fare del protagonista un Cristo in sedia a rotelle,che deve farsi carico dei peccati di una nazione cieca e fanatica,oltre che dei propri.
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Stone adatta l'autobiografia di Kovic(che co-sceneggia col regista,e appare nella parata iniziale).Dopo "Platoon",torna a parlare della "sporca guerra",ma dalla parte di chi è tornato cambiato per sempre,tanto nel fisico che nella mente,e con gli occhi aperti rispetto a ciò che prima erano certezze assolute.Il regista prende il giusto tempo per descrivere minuziosamente ogni situazione,dall'infanzia del protagonista alla guerra e il successivo rientro,riabilitazione e presa di coscienza.Sa porre l'accento sugli aspetti scomodi(il ruolo della famiglia povinciale bigotta e nazionalista,le bugie del governo e il disprezzo da parte di chi,rimasto a casa,continua a crederci,le condizioni disumane della degenza)ma tende a eccedere in retorica cercando di fare del protagonista un Cristo in sedia a rotelle,che deve farsi carico dei peccati di una nazione cieca e fanatica,oltre che dei propri.Molto belle le sequenze di battaglia(assai più dure di quelle in "Platoon",così come quelle della convalescenza) e la visita alla famiglia del commilitone ucciso involontariamente.Più gratuita la parentesi in Messico,con Dafoe che sembra un sosia invalido di Charles Manson.Ma passione e rabbia sono indubbie,e Cruise,reduce da "Top Gun",si cala perfettamente in un ruolo difficile e "scomodo".Oscar alla regia e al montaggio.Particine per Tom Berenger,Lili Taylor,Tom Sizemore,Michael Wincott,Alec Baldwin,Steven Baldwin e i fratelli Daniel e William.Il regista interpreta un reporter.
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